LauraMara
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Concetti Chiave

  • Giulio Cesare adotta una visione pragmatica e razionalista della storia, basata sui fatti piuttosto che su influenze soprannaturali.
  • La formazione epicurea di Cesare esclude finalità stoiche e sottolinea la determinazione umana come forza motrice della storia.
  • La "fortuna" per Cesare rappresenta ciò che sfugge al controllo razionale, ma può essere affrontata con la virtù (VIRTUS).
  • Nei commentari, Cesare seleziona consapevolmente gli episodi per esaltare il suo ruolo, a volte omettendo aspetti sfavorevoli.
  • Nel "De Bello Civili", Cesare giustifica il suo intervento armato come risposta alle illegalità dei suoi nemici.

Questo appunto di Letteratura Latina tratta della concezione della storia in Cesare.

Indice

  1. Le oper di Gaio Giulio Cesare
  2. Caratteristiche delle opere di Gaio Giulio Cesare
  3. Opere spurie
  4. Concezione della storia

Le oper di Gaio Giulio Cesare

Gaio Giulio Cesare (100-44 a.C.), sebbene abbia dimostrato fin da giovane di essere capace di scrivere sia poesie sia opere teatrali, aveva una chiara inclinazione per la storiografia, essendo egli stesso un protagonista della storia di Roma del suo tempo.
Nonostante tutta la sua attività letteraria, seppur di prim'ordine, per Giulio Cesare questa fu qualcosa di secondario, in parte una distrazione, in parte uno strumento politico. Le sue due opere storiche sono:
  • Commentarii de bello Gallico, in cui narra la conquista della Gallia in otto libri. L'ottavo libro fu scritto dal suo luogotenente Aulo Irzio. Dopo una descrizione della Gallia, Cesare racconta le varie campagne contro i popoli gallici, concludendo, nel settimo libro, con la rivolta di tutta la Gallia sotto Vercingetorìge e il trionfo di Cesare dopo la conquista della città gallica di Alesia;
  • Commentarii de bello civili, in cui narra in tre libri la guerra civile che lo vide contrapposto a Pompeo. Dopo un'esposizione delle cause della guerra, presenta i principali eventi del conflitto fino alla sconfitta di Pompeo a Farsalo.

Caratteristiche delle opere di Gaio Giulio Cesare

Entrambe le opere sarebbero propaganda se non possedessero l'immensa qualità letteraria che Cesare seppe conferire loro: in questi Commentari (originariamente scritti come semplici appunti di campagna), egli cerca di impressionare con le sue vittorie, di giustificare le sue guerre di conquista, di incolpare il Senato stesso per l'inizio della guerra civile contro Pompeo – in breve, di scrivere una storia che lui stesso aveva creato, adattata alle sue esigenze.
I Commentari sono scritti come un memoriale ufficiale, ma la scrittura di Cesare è attenta e a volte persino maschera i fatti, senza mai disprezzare la verità o distorcere le circostanze in cui si verificarono.
Le fonti principali dei Commentari sono i resoconti degli ufficiali di Cesare, i suoi diari di campagna e i rapporti ufficiali da lui stesso indirizzati al Senato. Cesare sembra aver concepito i suoi Commentari come semplici abbozzi per un'opera storica successiva; tuttavia, Cesare dimostra uno stile di scrittura magistrale in cui si percepisce un'evoluzione nei diversi libri: il libro I del De bello Gallico è più un vero e proprio diario, che intervalla la campagna contro gli Elvezi e quella del germano Ariovisto; al contrario, il libro VII descrive la ribellione e l'annientamento di Vercingetorìge come una scena storica drammatica. Cesare impiega anche l'espediente letterario dei discorsi con parsimonia ma efficacia, essendo un maestro dello stile latino indiretto che trova un equilibrio tra la riproduzione vibrante e testuale delle parole di un personaggio e l'obiettività e il distacco. In questo modo, Vercingetorige è una figura vivida, piena di coraggio e grandezza, che cerca di garantire la libertà dei Galli sottomessi dagli invasori romani; Ma questa glorificazione del nemico è solo un modo per enfatizzare il proprio carattere. Un'altra caratteristica di Cesare è la sua padronanza delle digressioni, ovvero il processo di allontanamento dal tema centrale per introdurre spiegazioni, di varia lunghezza, siano esse etnografiche (i Druidi), geografiche (Britannia, Germania) o tecniche (la costruzione del ponte sul Reno).
Lo stile di Cesare è unico: la purezza del suo latino è proverbiale sotto ogni aspetto, sia nel vocabolario che nella sintassi. Combina una grande chiarezza grafica con una notevole densità espositiva. Se descrive un paesaggio, lo fa come un generale: nulla è pittoresco o superfluo, tutto è strutturato secondo la strategia migliore. Cercando l'obiettività, parla sempre di sé in terza persona (Cesare notò... Cesare mandò...).

Opere spurie

Ai due Commentari principali (De bello Gallico e De bello civili), furono successivamente aggiunte tre opere di incerta paternità: un Bellum Alexandrinum (La guerra di Alessandria, che presenta gli episodi della morte di Pompeo in Egitto, dell'apparizione di Cleopatra e dell'incendio della Biblioteca di Alessandria), un Bellum Africum (La guerra d'Africa, con la morte di Catone di Utica) e un Bellum Hispaniense (La guerra di Siviglia, con la battaglia di Munda e l'annientamento dell'esercito dei figli di Pompeo). Sono tutte opere di scarso valore letterario, ma di grande valore storico e linguistico (chiari esempi del sermo castrensis).

Concezione della storia

Cesare ha una concezione della storia pragmatica e razionalista. La concezione è pragmatica perché è fondata sui fatti.
Cesare ha una formazione epicurea che non lascia spazio all'intervento soprannaturale; questo vuol dire che la sua formazione è razionalistica, ma non lascia spazio neanche a finalità come quella degli stoici.
La storia è una capacità della determinazione dell'uomo.
La fortuna non è una divinità per Cesare, ma rappresenta ciò che sfugge al razionale, cioè, ciò che sfugge al controllo razionale dell'individuo e può essere neutralizzata dalla virtus. Ciò spiega allora il rilievo particolare che ha il ruolo di Cesare imperator e anche il ruolo dello spirito di sacrificio dei suoi soldati.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le opere storiche principali di Gaio Giulio Cesare?
  2. Le opere storiche principali di Cesare sono i "Commentarii de bello Gallico" e i "Commentarii de bello civili", che narrano rispettivamente la conquista della Gallia e la guerra civile contro Pompeo.

  3. Quali sono le caratteristiche distintive dello stile di scrittura di Cesare?
  4. Lo stile di Cesare è caratterizzato da purezza del latino, chiarezza grafica, densità espositiva e uso della terza persona per mantenere obiettività. Utilizza discorsi e digressioni con efficacia.

  5. Come concepisce Cesare la storia?
  6. Cesare ha una concezione pragmatica e razionalista della storia, basata sui fatti e priva di interventi soprannaturali, dove la fortuna è ciò che sfugge al controllo razionale e può essere neutralizzata dalla virtus.

  7. Qual è il ruolo della "fortuna" nella concezione storica di Cesare?
  8. Per Cesare, la fortuna non è una divinità ma rappresenta ciò che sfugge al controllo razionale dell'individuo, e può essere neutralizzata dalla virtus e dal sacrificio dei soldati.

  9. Quali opere sono considerate spurie e di cosa trattano?
  10. Le opere spurie sono "Bellum Alexandrinum", "Bellum Africum" e "Bellum Hispaniense", che trattano rispettivamente della guerra di Alessandria, della guerra d'Africa e della guerra di Siviglia.

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