Concetti Chiave
- Quintiliano, nato tra il 30 e il 40 a Calagurris in Spagna, è noto per il suo trattato "Institutio oratoria", che segue il "De causis corruptae eloquentiae".
- "Institutio oratoria" è un manuale scolastico in 12 libri che offre precetti per formare un buon oratore sin dall'infanzia, ispirandosi a Cicerone e al recupero del classicismo.
- Quintiliano sottolinea l'importanza dell'oratoria come summa delle arti, ponendola al di sopra della filosofia, poiché solo chi sa parlare può esprimere grandi contenuti filosofici.
- Critica gli stili oratori del suo tempo: l'atticismo per la sua asciuttezza e l'asianesimo di Seneca per essere più decorativo che persuasivo.
- Lo stile di Quintiliano si caratterizza per figure retoriche ricche e una maggiore velocità e immediatezza rispetto all'ampollosità di Cicerone.
Nasce intorno al 30/40 in Spagna, a Calagurris.
Secondo trattato è l’ ‘’Insitutio oratoria’' dopo il ‘’De causis corruptae eloquentiae’'
scritto in 12 libri, improntati al fornire precetti necessari per la formazione di un buon oratore fin dall’infanzia, è un testo precettistico, quasi come un’ars, un manuale scolastico.
vuole sistemare tutta la produzione oratoria in linea sincronica con riferimenti a Seneca e alla crisi dello stile Asiano di cui Seneca era rappresentante, e diacronica con il recupero della produzione greca e latina della retorica.
l’altro risvolto dell’opera è quello di porsi sul filone dei Flavi che volevano restaurare il codice di valori che erano venuti dopo la dinastia Giulio Claudia (68 dC)
si parla del recupero del classicismo e di questi valori e letterati, soprattutto Cicerone sul quale è improntata tutta l’opera.
l’oratoria è per Quintiliano la summa di tutte le arti, la quale le va ad inglobare. è pertanto palese la subordinazione della filosofia all’oratoria poiché, solo chi sa parlare, sa esprimere con efficienza i grandi contenuti filosofici.
((critica di cicerone ai suoi contemporanei filosofi che non meritano il titolo poiché vili e millantatori.))
da cicerone riprende il modello di oratore da egli proposto: uomo con profondo senso di moralità e onestà e che si attenga a una vita condotta in stretta collaborazione col potere politico.
nell’ideale ciceroniano infatti l’oratore si impegnava nella difesa dei valori degli optimates che erano gli stessi di quelli dei cittadini, e tutto si improntava sul rispetto di questi e della comunità stessa.
la situazione dei letterati coevi a Quintiliano è però cambiata. si è passati infatti dalla repubblica al principato dove il potere è dell’imperatore, che è l unico a decidere cosa sia e cosa no, giusto per la comunità.
non è quindi teorizzabile una collaborazione tra principe e oratore.
riguardo alla linea sincronica, parla della critica ai due stili imperanti:
l’ atticismo troppo asciutto e disadorno e quello dell’asianesimo (Seneca) che ritiene concettoso e atto alla delectare ma senza persuadere.
Lo stile diviene fine a se stesso e che i verba iniziano a contare più delle res.
il suo stile è caratterizzato da una ricchezza di figure retoriche, per dare una certa raffinatezza ma si discosta da cicerone poiché Quintiliano prediligeva un stile con una maggiore velocità e immediatezza perché ampollosità e periodi troppo ampi e distesi erano da lui criticati.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale dell'opera "Institutio oratoria" di Quintiliano?
- Come si differenzia lo stile oratorio di Quintiliano da quello di Cicerone?
- Qual è la critica di Quintiliano agli stili oratori imperanti del suo tempo?
L'obiettivo principale dell'"Institutio oratoria" è fornire precetti necessari per la formazione di un buon oratore fin dall'infanzia, sistemando la produzione oratoria in linea sincronica e diacronica, con riferimenti a Seneca e al recupero della retorica greca e latina.
Lo stile di Quintiliano è caratterizzato da una maggiore velocità e immediatezza, con una ricchezza di figure retoriche, mentre critica l'ampollosità e i periodi troppo ampi e distesi di Cicerone.
Quintiliano critica l'atticismo per essere troppo asciutto e disadorno, e l'asianesimo di Seneca per essere concettoso e atto a delectare senza persuadere, con uno stile che diviene fine a se stesso e dove i verba contano più delle res.