Concetti Chiave
- Marco Fabio Quintiliano, nativo di Calagurris in Spagna, è stato un importante avvocato e insegnante di retorica a Roma, noto per aver ricevuto la prima cattedra statale sotto Vespasiano.
- L'opera principale di Quintiliano, l'Institutio oratoria, è un trattato in dodici libri che esplora la formazione dell'oratore, affrontando la relazione tra retorica e filosofia.
- Quintiliano descrive la decadenza dell'oratoria come legata a fattori tecnici e morali, criticando la perdita di funzione dell'oratore nella società civile rispetto ai modelli repubblicani.
- La sua analisi critica si concentra su uno stile oratorio equilibrato, opponendosi sia all'atticismo per la sua semplicità sia allo stile moderno per la sua mancanza di misura.
- Lo stile di Quintiliano si distingue per l'uso di figure retoriche, un'abbondanza di traslati e una sintassi varia, ponendosi in contrasto con Cicerone per la concentrazione e rapidità del pensiero.
In questo appunto di letteratura latina viene descritta la figura dell'autore latino Marco Fabio Quintiliano. Nell'elaborato presente sono presenti i dati biografici di Quintiliano, la sua formazione culturale, le sue opere letterarie tra cui si ricorda per esempio L'Institutio oratoria, che viene considerata proprio come l'opera letteraria più importante di Quintiliano. Si tratta di un'opera divisa in dodici libri e dedicata alla figura di Vittorio Marcello, molto nota presso la corte di Domiziano.
Si descrive poi anche la cosiddetta decadenza dell'oratoria, di cui si descrivono gli aspetti principali. L'ultimo paragrafo è invece dedicato allo stile utilizzato nelle sue opere letterarie da Marco Fabio Quintiliano.

Indice
Dati biografici di Quintiliano
Marco Fabio Quintilianonasce a Calagurris (Spagna) tra il 30 e il 40 d.C.. Studia a Roma dove svolge prima l’attività di avvocato e, poi, quella di insegnante di retorica, per cui ottiene anche un riconoscimento pubblico: la prima cattedra statale finanziata su iniziativa di Vespasiano nel 78 d.C.. Nel 94, abbandonati gli insegnamenti, Domiziano gli affida l’istruzione di due suoi pronipoti, probabili discendenti al trono; nello stesso anno ottenne le insegne consolari. Scrisse prima un trattato, il De causis corruptae eloquentiae (che non ci è pervenuto) e poi l’Istitutio oratoria, composta tra il 90 e il 96 e conclusa prima della morte di Domiziano. Non si conosce la data precisa della sua morte ma è presumibile che non sia molto posteriore alla fine dell’Età Flavia.
per ulteriori approfondimenti sulla biografia d Quintiliano vedi anche qua
Institutio oratoria
È un trattato diviso in 12 libri e dedicato a Vittorio Marcello (personaggio famoso alla corte di Domiziano). Nel trattato confluiscono la sua dottrina e i frutti dell’esperienza di insegnante.
Enuncia di voler scrivere un’opera completa e sistematica, indicando la formazione dell’oratore fin dall’infanzia, con i problemi e gli argomenti della scienza retorica e dell’attività oratoria. Scrive un trattato didascalico e di carattere precettistico, simile ad un’Ars (manuale scolastico).
Si pone in linea con Cicerone per la concezione della retorica come scienza che deve formare il cittadino e l’uomo moralmente esemplare. Poi, affronta il problema del rapporto tra retorica e filosofia: sulla linea isocrateo-ciceroniana polemizza con la pretesa dei filosofi di riservarsi l’educazione dei giovani, mentre la filosofia è solo una delle scienze che deve contribuire alla loro educazione. In questo caso la sua posizione corrisponde a quella di Cicerone nel De oratore. In contrasto con quest’ultimo è, invece, l’ostilità nei confronti dei filosofi contemporanei; questo perché in epoca flavia era molto acceso il dibattito secondo cui la corruzione dell’oratoria era legata alla decadenza della società civile; da parte di Quintiliano vi fu l’adesione agli orientamenti degli imperatori flavi, in particolare Domiziano, promotore dell’espulsione di ben due filosofi da Roma.
per ulteriori approfondimenti sull'Institutio oratoria vedi anche qua
La decadenza dell’oratoria
L’Institutio oratoria può essere considerata come una summa (raccolta)della teoria retorica antica. L’autore cita fonti greche e latine e discute le posizioni dei predecessori con equilibrio e pacatezza di giudizio; imposta i problemi con chiarezza, svolgendo la trattazione in tono discorsivo. La sua opera può essere letta come una raccolta di materiale che conserva le acquisizioni della scienza e della tecnica della comunicazione e della persuasione.
L’opera ha anche implicazioni rispetto alle condizioni storico-culturali in cui si colloca e in particolare rispetto a due problemi:
- la mutata funzione dell’oratore nella società civile;
- le nuove tendenze stilistiche.
Entrambi i problemi sono impostati in termini di “corruzione”, e Quintiliano indica le cause della decadenza dell’eloquenza in fattori di ordine tecnico e morale. Egli individua in Cicerone il culmine e il modello dell’oratoria romana.
È assente la prospettiva storica il che lo porta a riproporre modelli di eloquenza legati all’età repubblicana come attuali, fingendo di ignorare il fatto che Senato e popolo non hanno più potere decisionale rispetto all’imperatore. In realtà, l’impostazione moralistica cela un’abile operazione di copertura ideologica del regime. Ciò è evidente quando, sulle orme di Catone, Quintiliano definisce il perfetto oratore come vir bonus dicendi peritus; per Cicerone il “vir bonus” era il cittadino impegnato in politica a difendere gli interessi degli ottimati. In questo senso, per Quintiliano, l’oratore doveva operare gli interessi dello Stato: il “vir bonus” è colui che antepone gli interessi pubblici a quelli privati (communis utilitas).
Lo stile di Quintiliano
Lo stile assume una posizione equilibrata: critica l'atticismo per la semplicità troppo spoglia, e con tendenze arcaicizzanti; combatte lo stile moderno con l’accusa della mancanza del senso della misura, che è dovuto alla ricerca del consenso dei lettori, mirando solo a delectare anziché movere; in particolare critica l’abbondanza di sententiae nella scrittura di Seneca Filosofo.
Lo stile di Quintiliano è ricco di figure retoriche per non lasciare il testo troppo disadorno e poco elegante. Le differenze rispetto a Cicerone sono l’abbondanza dei traslati, la sintassi meno ampia, ma più mossa e variata, la ricerca di una maggiore concentrazione del pensiero e una maggiore rapidità e incisività.
Domande da interrogazione
- Quali sono i principali dati biografici di Marco Fabio Quintiliano?
- Qual è l'opera più importante di Quintiliano e quali sono le sue caratteristiche principali?
- Come descrive Quintiliano la decadenza dell'oratoria?
- Qual è la posizione di Quintiliano riguardo al rapporto tra retorica e filosofia?
- Come si caratterizza lo stile letterario di Quintiliano?
Marco Fabio Quintiliano nacque a Calagurris tra il 30 e il 40 d.C., studiò a Roma e divenne avvocato e insegnante di retorica. Ottenne la prima cattedra statale grazie a Vespasiano e fu incaricato da Domiziano di istruire i suoi pronipoti. Scrisse l'Istitutio oratoria tra il 90 e il 96 d.C.
L'opera più importante di Quintiliano è l'Istitutio oratoria, un trattato in 12 libri dedicato a Vittorio Marcello. È un'opera didascalica e precettistica che tratta la formazione dell'oratore fin dall'infanzia, in linea con la concezione ciceroniana della retorica.
Quintiliano attribuisce la decadenza dell'oratoria a fattori tecnici e morali, indicando Cicerone come modello ideale. Critica la mancanza di prospettiva storica e l'assenza di potere decisionale del Senato e del popolo rispetto all'imperatore, proponendo un modello di oratore come "vir bonus dicendi peritus".
Quintiliano polemizza con i filosofi che pretendono di riservarsi l'educazione dei giovani, sostenendo che la filosofia è solo una delle scienze che contribuiscono all'educazione. La sua posizione è in linea con quella di Cicerone nel De oratore, ma critica i filosofi contemporanei per la corruzione dell'oratoria.
Lo stile di Quintiliano è equilibrato, criticando l'atticismo per la sua semplicità e lo stile moderno per la mancanza di misura. Utilizza figure retoriche per arricchire il testo, differenziandosi da Cicerone per l'abbondanza di traslati, una sintassi più varia e una maggiore rapidità e incisività.