Concetti Chiave
- L'Institutio oratoria di Quintiliano è un trattato didascalico in dodici libri dedicato a Vittorio Marcello, figura della corte di Domiziano.
- Quintiliano critica i filosofi, sostenendo che la retorica, non la filosofia, è essenziale per la formazione dell'oratore e del cittadino.
- L'opera di Quintiliano non include una prospettiva storica, permettendo di considerare immutato il contesto rispetto all'epoca di Cicerone.
- Quintiliano vede in Cicerone il culmine dell'oratoria romana e definisce il perfetto oratore come un vir bonus, che agisce per il bene dello Stato.
- Lo stile di Quintiliano è equilibrato e elegante, evitando artifici e frasi ad effetto, a favore di una maggiore chiarezza espositiva.
Quintiliano, Marco Fabio - Institutio oratoria
L'Institutio oratoria è un trattato in dodici libri dedicato a un personaggio della corte di Domiziano: Vittorio Marcello. In questo trattato confluiscono l'erudizione di Quintiliano e le esperienze dedicate dalla sua carriera di insegnante.
Egli vuole scrivere un'opera che sia completa e che delinei la formazione del oratore. Egli vuole scrivere un trattato che sia spazio a tutti gli argomenti.Quintiliano non scrive un dialogo come invece fa Cicerone, ma scrive un vero e proprio trattato didascalico.
Quintiliano tratta poi del rapporto tra retorica e filosofia, rivolgendo ai filosofi la critica di riservarsi la formazione dell'individuo. Quintiliano afferma che la filosofia è solo una delle scienze che contribuiscono alla cultura dell'oratore. Contrariamente a Cicerone Quintiliano si mostra ostile verso i filosofi contemporanei . Questa posizione è da comprendere se si considera che l'autore appoggia la politica degli imperatori flavi, promotori dell'espulsione dei filosofi da Roma.
Nella sua opera Quintiliano discute le posizioni prese dai diversi personaggi del mondo classico. Il poeta discute della mutata funzione che l'oratore svolge all'interno di una società, inoltre vede in Cicerone il culmine dell'arte oratoria romana.
in Quintiliano notiamo la totale assenza di una prospettiva storica, che permette all'autore di parlare di un contesto rimasto immutato rispetto all'età di Cicerone.
Sulle orme di Catone, Quintiliano definisce il perfetto oratore come un vir bonus che agisce nell'interesse dello Stato, anteponendo il benessere pubblico a quello privato.