darksoul98
Genius
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Concetti Chiave

  • Lucano nel proemio del "Bellum civile" esplora le cause della guerra, suddividendole in sovrastoriche, contingenti, sociali e morali.
  • Nella sezione sulle cause contingenti, vengono presentati i ritratti paralleli e contrastanti di Cesare e Pompeo.
  • I ritratti di Cesare e Pompeo sono simmetrici, ciascuno occupando 14 versi e mezzo, con similitudini nella seconda metà.
  • Pompeo è descritto come una vecchia quercia, simbolo di declino, mentre Cesare è paragonato a un fulmine rapido e distruttivo.
  • Lucano utilizza un topos storiografico reinterpretato in chiave epica, evidenziando le qualità dei personaggi con infiniti descrittivi.

Nell’ultima parte del lungo proemio del Bellum civile , Lucano svolge diffusamente il tema delle cause della guerra, distinguendole in sovrastoriche , contingenti , sociali e morali. All’interno della parte dedicata alle cause contingenti ( il primo triumvirato, la morte di Crasso e di Giulia, la sfrenata ambizione di potere di Cesare e di Pompeo) sono inseriti i ritratti paralleli e contrapposti dei due contendenti. Il parallelismo è perfetto: ciascuno dei ritratti occupa 14 versi e mezzo; in entrambi il poeta enumera le qualità del personaggio anche e soprattutto mediante una serie di infiniti descrittivi; in entrambi la seconda metà del brano ( sette versi per Pompeo e sette per Cesare) è occupata da un’efficace similitudine. Il ritratto è un topos della storiografia. Coerentemente con lo statuto letterario del poema epico-storico , Lucano, qui come in molti altri casi, reinterpreta un topos storiografico trasponendolo in chiave epica: egli costruisce infatti i ritratti di Pompeo e di Cesare dando largo spazio a un procedimento formale caratteristico del genere epico, la similitudine. Pompeo, magni nominis umbra, è paragonato a una vecchia quercia, mentre Cesare è assimilato ad un fulmine che si muove rapidissimo , seminando rovine e terrore.

“Nec coiere pares. Alter vergentibus annis
in senium longoque togae tranquillior usu
dedidicit iam pace ducem, famaeque petitor
multa dare in vulgus, totus popularibus auris
impelli, plausuque sui gaudere theatri,
nec reparare novas vires, multumque priori
credere fortunae.”

Domande e risposte