Concetti Chiave
- Il VI libro del Bellum civile è in gran parte dedicato alla Tessaglia e alla consultazione della maga Eritto da Sesto Pompeo.
- Lucano mostra una chiara predilezione per atmosfere lugubri e dettagli macabri, evidenziando la sua abilità nel creare scene orripilanti.
- La descrizione della maga Eritto è particolarmente raccapricciante, con dettagli sui suoi riti nefandi e sulla manipolazione di cadaveri.
- Un momento chiave è la resurrezione temporanea di un soldato morto per profetizzare, con immagini potenti dell'anima spaventata e del ritorno alla vita del corpo.
- La scena della riluttanza dell'anima a rientrare nel corpo e il graduale risveglio del cadavere sono esempi di macabra espressività.
Più della metà del VI libro del Bellum civile è occupata dalla descrizione della Tessaglia e dal racconto della consultazione della maga Eritto da parte di Sesto Pompeo , che chiede alle arti magiche la profezia del futuro. Questo esteso episodio rappresenta un vistoso esempio della predilezione di Lucano per le atmosfere lugubri e fosche e per i particolari macabri e orripilanti. Raccapricciante è la descrizione che egli fa della terribile maga e dei suoi rituali nefandi: il poeta si sofferma con morboso compiacimento sull’orrenda megera che strappa avidamente dalle orbite dei cadaveri gli occhi ormai gelidi, fruga nelle viscere , addenta i nervi per lacerarli, contende brani di carni insanguinate alle gole fameliche dei lupi, estrae i feti ancora caldi dai ventri materni ed ecc. In questo passo ella costringe a profetare un soldato morto, provvisoriamente resuscitato a questo scopo. Particolarmente efficace, all’inizio del brano, è l’immagine dell’anima del defunto che sosta inorridita dinanzi al corpo straziato, temendo di dovervi rientrare; altrettanto notevole per la sua macabra espressività è poi la scena del graduale ritorno del cadavere alla vita.
“Haec ubi fata caput spumantiaque ora levavit,
adspicit adstantem proiecti corporis umbram
exanimes artus invisaque claustra timentem
carceris antiqui. Pavet ire in pectus apertum
visceraque et ruptas letali vulnere fibras.
A miser extremum cui mortis munus inique
eripitur, non posse mori.”