Concetti Chiave
- I Commentarii di Cesare, un resoconto delle sue imprese, comprendono "De bello Gallico" e "De bello civili".
- "De bello Gallico" narra le operazioni dal 58 al 52 a.C. in sette libri, con un ottavo aggiunto postumo da Aulo Irzio.
- "De bello civili" descrive la guerra civile contro Pompeo tra il 49 e il 48 a.C., includendo tre continuazioni.
- I Commentarii, pur non essendo opere storiografiche, racchiudono digressioni etnografiche e discorsi diretti.
- Cesare usa una lingua semplice e lineare, evitando termini arcaici o troppo raffinati, per comunicare in modo chiaro ed efficace.
Le uniche opere di Cesare che si sono conservate sono i Commentarii rerum gestarum: sette libri raccolti sotto il titolo di Commentarii de bello Gallico e tre libri di Commentarii de bello civili.
De bello gallico
Cesare realizza quest'opera probabilmente nel 52 a.C., servendosi di relazioni e di appunti da lui stesso presi.
L'opera si compone di sette libri ed è un resoconto delle operazioni compiute dal 58 al 52 a.C.
oltre a questi sette libri ne è aggiunto un altro da aulo irzio dopo la morte di Cesare. questo libro è un motivo unificatore del De bello gallico e del De bello civili.
De bello civili
L'opera comprende tre libri che narrano i fatti della guerra civile contro Pompeo, tra il 49 e il 48 a.C.
Quest'opera comprende anche tre continuazioni: Bellum Alexandrinum, Bellum Africum, Bellum Hispaniense.
Il genere
I Commentarii non possono essere considerati delle opere storiografiche. Probabilmente Cesare intende assimilare la propria opera a dei resoconti ufficiali da parte dei generali. La parola potrebbe indicare anche la raccolta di materiali non elaborati che verranno utilizzati nella stesura di un'opera.
Cicerone definisce gli appunti di Cesare così perfetti che non necessitano di ulteriori rielaborazioni.
L'allontanamento dalla storiografia e provato anche dal fatto che non ci sia una prefazione, che caratterizza solitamente le opere storiche. In ogni caso cioè sarei inserisce delle digressioni etnografiche e dei discorsi diretti. Cesare è il protagonista delle vicende che narra, perciò è bene considerarle opere autobiografiche.
Quello che fa sorgere dei sospetti sono le modalità dell'esposizione dei fatti, e non la loro attendibilità. Sicuramente Cesare non avrebbe mai narrato dei fatti falsi con così tanti testimoni.
Cesare viene accusato di violare lo ius belli, ma non si preoccupa di difendersi affermando che la guerra è giusta. Egli infatti non cerca di nascondere o attenuare le atrocità commesse contro i nemici, ma il suo scopo principale è quello di dipingere se stesso come un generale la cui gloria coincide con quella di Roma.
nel de bello civili Cesare vuole difendersi dalle accuse di aver provocato la guerra civile. Egli dice di aver intrapreso la guerra a malincuore e non con cattiveria. Allo stesso tempo egli denigra i suoi capi avversari, presentandoli come appartenenti ad una classe dirigente egoista e abietta, facendo credere al lettore che la loro sconfitta sia meritata.
La lingua
La lingua dei Commentarii è semplice e lineare, così come lo stile. Il latino utilizzato è una lingua lineare e regolata da delle determinate strutture.
Il lessico vede l'esclusione di termini troppo raffinati o arcaici.
Domande da interrogazione
- Quali sono le opere di Cesare che si sono conservate?
- Qual è la struttura del "De bello gallico"?
- Come Cesare giustifica le sue azioni nella guerra civile?
- Qual è lo stile linguistico dei "Commentarii"?
Le uniche opere di Cesare che si sono conservate sono i "Commentarii rerum gestarum", che includono sette libri sotto il titolo di "Commentarii de bello Gallico" e tre libri di "Commentarii de bello civili".
"De bello gallico" si compone di sette libri, che sono un resoconto delle operazioni compiute dal 58 al 52 a.C., con un ottavo libro aggiunto da Aulo Irzio dopo la morte di Cesare.
Nel "De bello civili", Cesare si difende dalle accuse di aver provocato la guerra civile, affermando di aver intrapreso la guerra a malincuore e non con cattiveria, mentre denigra i suoi avversari come appartenenti a una classe dirigente egoista e abietta.
La lingua dei "Commentarii" è semplice e lineare, con un latino regolato da strutture determinate e un lessico che esclude termini troppo raffinati o arcaici.