Concetti Chiave
- Gaio Giulio Fedro è un pioniere della favola latina nel I secolo d.C., ispirato dal modello esopico ma con un approccio originale e indipendente.
- Fedro nacque probabilmente in Tracia o Macedonia, visse a Roma e fu parte della famiglia di Augusto, dedicandosi all'insegnamento e alla scrittura.
- Le sue 84 favole, divise in 5 libri, utilizzano il sermo cotidianus e i senari giambici, esplorando temi morali con personaggi umani e animali.
- Fedro enfatizza la critica dei vizi umani e una visione pessimistica della realtà, proponendo insegnamenti morali attraverso la riflessione e il riso.
- La struttura semplice delle sue favole combina dialoghi vivaci e massime morali, offrendo una chiave di lettura chiara e diretta.
Gaio Giulio Fedro
Nel I secolo d.C., si affaccia sullo scenario della scena latina un genere minore e nuovo, quello della favola (che ha radici antichissime, radicate nel mondo orientale).
Per quanto riguarda il mondo greco, tanto Esiodo quanto il poeta greco Archiloco inserirono nei loro componimenti delle rielaborazioni letterarie di favole di tradizione popolare, ma fu solo con Esopo, vissuto intorno al VI secolo d.C., che la favola assunse una propria autonomia letteraria.
Sotto il nome di questo favolista, ci è stato tramandato un corpus di 400 favole in prosa poi sistemato in età ellenistica dal filosofo peripatetico Demetrio Falereo.
Nella letteratura latina abbiamo alcuni spunti favolistici nelle satire di Ennio, in Lucilio e in Orazio, ma il primo autore latino che riprende il modello esopico scrivendo un libro di favole è Fedro.
Le poche notizie biografiche derivano quasi tutte dalla sua opera: probabilmente nacque il 15 a.C. in Tracia o in Macedonia e, giunto a Roma in età giovanile, fece parte della famiglia di Augusto che poi lo liberò. Visse svolgendo l'attività di insegnamento e durante il governo di Tiberio subì un processo da parte di Seiano a causa di alcune allusioni poco gradite in alcune favole; morì poi intorno al 50 d.C.
I codici tramandano 84 favole in senari giambici divise in 5 libri pubblicati separatamente tra 20 e 50 d.C.: la brevità dei libri II e IV rispetto agli altri fa pensare che qualche testo sia andato perduto.
Fedro, con la sua raccolta, si propone di trattare un genere nuovo prendendo come modello il favolista greco Esopo di cui però non ritiene di essere un imitatore, ma si pone piuttosto facendo un processo di emulazione: perciò, a questo proposito, sono importanti prologhi ed epiloghi dei vari libri, dove ci fornisce alcune indicazioni della sua poetica (per esempio, nei prologhi dei primi due libri ribadisce la propria dipendenza da Esopo ma rivendica anche la propria originalità). Infatti sua è la frase:"Esopo ha trovato la materia ma io l'ho trasformata in versi".
Nei prologhi dei libri successivi, Fedro si spinge oltre sottolineando non solo la sua indipendenza dal mondo greco ma insistendo sulla novità dei soggetti: piano piano si stacca dalla favola esopica dove i protagonisti erano quasi esclusivamente animali, che incarnavano vizi e virtù e agivano e parlavano come umani, mentre nelle sue favole compaiono anche figure umane come lo stesso Esopo, così come pure personaggi storici e mitologici.
Inoltre Fedro nei suoi prologhi chiarisce anche la finalità della sua opera, cioè muovere il riso e stimolare la vita del saggio con una riflessione: infatti la favola, per Fedro, deve fornire un insegnamento morale ispirato al buon senso e all'accettazione delle leggi di natura e dei rapporti sociali. Dalle sue favole emerge una critica ai vizi degli uomini, come per esempio la stoltezza (come avviene nella favola del cervo alla fonte), o la furbezza (ad esempio la volpe davanti all'uva) e presenta una visione pessimista della realtà dove il debole e l'onesto non possono migliorare la loro condizione o ribellarsi alle ingiustizie, costretti a restare vittime (come l'agnello davanti al lupo, un esempio dei soprusi rientrati nei processi politici sotto Tiberio): per questo motivo, Fedro viene considerato la voce degli umili.
La struttura delle favole è molto semplice: c'è un vivace dialogo tra i due personaggi, nucleo del racconto, e la breve massima che offre la chiave di lettura morale del racconto all'inizio o alla fine.
La lingua è il famoso sermo cotidianus, la sintassi lineare e lo stile medio.
Domande da interrogazione
- Qual è il contributo di Gaio Giulio Fedro alla letteratura latina?
- Quali sono le caratteristiche principali delle favole di Fedro?
- Qual è la finalità delle favole di Fedro secondo i suoi prologhi?
- Come si differenziano le favole di Fedro da quelle di Esopo?
- Qual è la visione della realtà che emerge dalle favole di Fedro?
Fedro è il primo autore latino a scrivere un libro di favole, ispirandosi al modello esopico ma rivendicando la propria originalità e indipendenza.
Le favole di Fedro presentano una struttura semplice con dialoghi vivaci e una massima morale, utilizzando il sermo cotidianus e uno stile medio.
Le favole di Fedro mirano a muovere il riso e stimolare la riflessione, fornendo un insegnamento morale basato sul buon senso e l'accettazione delle leggi naturali e sociali.
Fedro si distacca dalla tradizione esopica introducendo figure umane e personaggi storici e mitologici, oltre agli animali, e sottolineando la novità dei soggetti trattati.
Le favole di Fedro offrono una visione pessimista della realtà, evidenziando come i deboli e gli onesti siano spesso vittime delle ingiustizie e dei soprusi, senza possibilità di migliorare la loro condizione.