Concetti Chiave
- Sotto l'imperatore Domiziano si assiste a un ritorno al modello virgiliano nell'epica, con Cecilio Stazio tra i protagonisti del periodo.
- Stazio, originario di Napoli e celebre per le sue recitationes, diventa un acclamato poeta alla corte romana, celebrato anche da Giovenale.
- La "Tebaide" è la sua opera principale, un poema epico in 12 libri che imita l'Eneide di Virgilio e trae ispirazione da Ovidio e Lucano.
- L'Achilleide, poema incompiuto, narra le vicende di Achille con uno stile meno pomposo e toni più distesi rispetto alla Tebaide.
- Le Silvae, ultima opera di Stazio, sono una raccolta di poesie in cinque libri caratterizzate dalla varietà di argomenti trattati.
Cecilio Stazio
In questo momento storico viene archiviata la spinta innovativa apportata all’epica da Lucano in età Flavia; in particolare, sotto Domiziano si assiste a un ritorno al modello virgiliano e alle forme classiche del poema epico mitologico, che ovviamente trovava in Ovidio il riferimento più esplicito. L’epica mitologica tradizionale risulta il genere letterario di maggior successo soprattutto nelle epoche storiche dove la cultura inizia ad assumere aspetti sempre più superficiali. Emergono le figure di tre poeti: Valerio Flacco, Cecilio Stazio e Silio Italico.Stazio nacque a Napoli da un maestro di retorica da cui ereditò le doti naturali di recitare versi. Era un personaggio brillante, celebrato dai suoi contemporanei - lo stesso Giovenale lo testimonia in una sua satira. Stazio divenne ben presto un acclamato protagonista per le sue recitationes, che erano delle recitazioni poetiche da salotto in voga a quel tempo nelle quali venivano recitati pubblicamente i componimenti del poeta. Stazio si trasferì a Roma dove continuò la sua fortunata carriera e continuò a frequentare gli ambienti di corte romana: con i suoi versi celebrò in più occasioni Domiziano che lo premiò personalmente per la vittoria che aveva ottenuta nei famosi giochi Albani dove vinse grazie a un carme che cantava le imprese militari del principe sia in Dacia che in Germania. Nella sua vita il poeta conobbe anche dei momenti di povertà e di crisi finanziaria tanto che fu costretto a scrivere e a vendere a degli attori testi per degli spettacoli che dovevamo essere celebrati. Dopo aver vissuto a Roma negli anni del suo maggior successo nel 94 d.C. Stazio tornò a Napoli e morì lì intorno al 96 d.C.
L’opera più importante è il poema epico Tebais, cioè Tebaide, composto in 12 anni e pubblicato nel 92 d.C. Il poema, di circa 10 000 esametri, è suddiviso in 12 libri come l’Eneide di Virgilio e tratta della guerra dei 7 re contro Tebe con la mitica lotta tra i fratelli Eteocle e Polinice per la successione al trono di Edipo. Stazio vuole recuperare l’epica tradizionale dopo le innovazioni apportate da Lucano, perciò segue i canoni del poema epico mitologico perché lo scopo è quello di imitare l’Eneide di Virgilio. Ovviamente la prima fonte a cui attinge è proprio Virgilio, ma anche Ovidio con le Metamorfosi. Se prende come modello Lucano è perché vuole inserire nel testo delle scene raccapriccianti, dei prodigi, delle cupe profezie. Altre fonti a cui attinge sono Antimaco di Colofone, le tragedie di Seneca ispirate al ciclo tebano, Apollonio Rodio e Euripide.
In realtà, facendo uno studio più approfondito, si evince che l’opera manca di religiosità, di eroismo autentico, quindi risulta soltanto un esercizio di vuota magniloquenza con uno stile forme e ripetitivo. Subito dopo la conclusione di Tebais scrisse un secondo poema epico, l’Achilleis, quindi Achilleide, sulla vita e sulle gesta di Achille, poema che resta interrotto per la morte dell’autore.
In questo poema Stazio narra l’educazione dell’eroe greco a cura del centauro Chirone, il suo soggiorno presso Nicomede, nell’isola di Sciro, vestito da donna come ordinato dalla madre Teti che lo voleva lontano dalla guerra di Troia. Qui si innamora di Deianira, ma il loro amore viene bruscamente interrotto da Ulisse che, grazie all’aiuto dell’indovino Calcante, smaschera Achille e lo costringe a seguire gli Achei in guerra. L’Achilleis appare sicuramente più felice sia per i toni distesi che per lo stile meno pomposo.
L’ultima opera di Stazio sono le Silvae, una raccolta di poesie in 5 libri il cui titolo, secondo Quintiliano, avrebbe il significato di “schizzi, abbozzi” mentre secondo altri studiosi sono chiamate così per la grande varietà di argomenti trattati - le poesie infatti vengono divise in quattro gruppi: di augurio, d’occasione, in ricordo di qualcuno e celebrative.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico in cui opera Cecilio Stazio?
- Quali sono le opere principali di Cecilio Stazio?
- Quali sono le caratteristiche del poema "Tebais"?
- Come viene descritto lo stile di Stazio nelle sue opere?
- Qual è il significato del titolo "Silvae" secondo Quintiliano?
Cecilio Stazio opera in un periodo in cui l'epica mitologica tradizionale torna in auge sotto Domiziano, con un ritorno al modello virgiliano e alle forme classiche, dopo l'innovazione apportata da Lucano.
Le opere principali di Cecilio Stazio includono il poema epico "Tebais" e l'incompiuto "Achilleis", oltre alla raccolta di poesie "Silvae".
"Tebais" è un poema epico di circa 10.000 esametri, suddiviso in 12 libri, che tratta della guerra dei sette re contro Tebe e la lotta tra Eteocle e Polinice, seguendo i canoni dell'epica tradizionale.
Lo stile di Stazio nelle sue opere è descritto come magniloquente e ripetitivo, mancante di religiosità e di autentico eroismo, sebbene l'"Achilleis" sia considerato più felice per i toni distesi e lo stile meno pomposo.
Secondo Quintiliano, il titolo "Silvae" significa "schizzi, abbozzi", mentre altri studiosi ritengono che si riferisca alla grande varietà di argomenti trattati nelle poesie.