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Concetti Chiave

  • Il latino classico era la lingua degli antichi scrittori, mentre il latino parlato evolveva con influenze cristiane e barbariche.
  • Le invasioni barbariche introdussero nuovi termini nel latino parlato, specialmente legati a guerra e vita quotidiana, come "guancia" e "strale".
  • Carlo Magno promosse la riforma della scrittura e del latino, istituendo la scuola palatina per una maggiore comprensione delle opere classiche e cristiane.
  • Il trattato di Verdun segnò l'uso del volgare nei documenti ufficiali, evidenziando un processo di distacco dall'impero e indipendenza linguistica.
  • Documenti come il "Placito capuano" e l'"indovinello veronese" testimoniano l'uso del volgare in Italia, segnando la transizione dal latino al volgare.

La storia della lingua

In origine, per quanto riguarda la lingua che venne utilizzata nelle opere, dobbiamo riferirci al latino e parlare quindi del latino classico, alcuni aspetti di quello cristiano e poi del volgare.

Quello che si studia a scuola è il latino classico, cioè il latino usato dagli scrittori dell’antichità come Virgilio (che scrisse ad esempio l’Eneide), Orazio (con le Odi) e Cicerone (che scrisse opere filosofiche, storiche e che riguardavano la legislazione).

La lingua usata dagli autori all'epoca di Augusto si differenziava dal latino parlato. Ad esempio la parola “equus” nel latino parlato divenne “caballus” appunto per non confondere parlando “equus” e “aequs”.

Successivamente ci fu la diffusione del cristianesimo e alcuni termini modificarono il loro significato come “captivus” (=prigioniero, persona in cattività). Questa parola nel latino cristiano significò prigioniero del diavolo e quindi la parola italiana “cattivo” deriva appunto da quel termine.

Dopo la diffusione del latino cristiano ci furono le invasioni barbariche ma comunque già nell'età di Costantino alcuni barbari si erano integrati nella società romana. Queste migrazioni e invasioni ebbero delle ripercussioni per quanto riguarda soprattutto il latino parlato. Per esempio dall'invasione dei longobardi abbiamo l’introduzione di termini che riguardano le parti del corpo, come guancia, schiena, milza e anca perché i longobardi erano una popolazione guerriera e quindi questi termini probabilmente erano legati alle conseguenze dovute alla guerra. Sempre dalle lingue germaniche abbiamo l’introduzione del termine “werra” al posto di “bellum”. Sempre per quanto riguarda i longobardi, introdussero anche dei termini che riguardano il campo militare, come la parola strale che significa lancia.
Dai franchi abbiamo delle parole che indicano il mondo feudale, come feudo, barone e vassallo. Altri termini riguardanti la caccia, la guerra e l’abbigliamento come bosco, dardo, tregua, galoppare e guanto.

Durante l’epoca di Carlo Magno 768-818 c’era stato un grande mutamento per quanto riguardava il latino orale ma anche alcuni cambiamenti che riguardavano il latino scritto.
Quindi Carlo Magno pensò di istituire la scuola palatina per riformare la scrittura e si chiamò “scrittura carolingia” (scrittura, armoniosa, comprensibile, e lineare).
Attuò anche la riforma del latino, imponendo che si studiasse il latino classico per comprendere meglio le opere degli autori antichi e cristiani anche perché così gli ecclesiastici, i clerici, i conti e i marchesi fossero preparati per aiutarlo a governare.
Dopo Carlo Magno, che morì nel 814, andò al potere suo figlio che si chiamava Ludovico il pio che governò dal 814 al 840. Nel 817 emanò una legge in base alla quale la corona imperiale dopo la sua morte sarebbe andata al figlio maggiore, cioè a Lotario I, mentre gli altri figli cioè Carlo il calvo e Ludovico il germanico, avrebbero avuto dei territori molto meno estesi rispetto a Lotario.
Dopo la morte di Ludovico ci fu una lotta tra questi figli che concluse nel 843 con il trattato di Verdun, in base al quale Lotario ebbe la corona imperiale, Carlo il calvo il territorio dei franchi occidentali e Ludovico il germanico il territorio dei franchi orientali cioè la Germania.

Dire tutto questo è importante per quanto riguarda l’evoluzione della lingua perché per la prima volta si usò il volgare (“vulgus”=popolo) in un trattato. Per quanto riguarda i testi della chiesa, filosofia e scienza si utilizzava il latino dopo la riforma di Carlo magno.

Il volgare derivava dal latino e dalla popolazione autoctona prima dall'arrivo di Cesare e dai barbari. Tutto ciò determino una trasformazione della lingua finché nel parlato si giunse ad utilizzare una lingua diversa dallo scritto come il francese (Carlo il calvo) e il tedesco (Ludovico). Nell'ambito di questi trattati si utilizzò il volgare per far comprendere al maggior numero di presone presenti questi giuramenti e perché ormai si stava attuando un processo storico che avrebbe portato all'indipendenza di questi territori rispetto all'impero e l’uso del volgare evidenziava questo processo verso l’indipendenza.

Questo ovviamente riguarda anche l’Italia anche se dobbiamo aspettare molto tempo per vedere la lingua volgare utilizzata nei testi (1100-1200).
Però comunque prima del 960 in Italia si ebbero dei documenti che attestavano questo processo che si stava compiendo. Come per esempio il cosiddetto “Placito capuano” (placito=ciò che è piaciuto, ciò che è piaciuto al giudice, cioè la sentenza che è stata emanata per iscritto alla fine di un processo).
Storia della lingua dal latino al volgare articolo
«Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.»
= «So che quelle terre, contenute in questi confini, furono possedute per trent'anni dalla parte di San Benedetto

Questo testo rappresenta la testimonianza di tre persone davanti ad un giudice, di nome Arachesi, nella quale dicevano che il monastero di san Benedetto aveva avuto per trent'anni il possesso di alcune terre che invece venivano reclamate da un laico che sosteneva fossero sue.
Questo documento è importante perché testimonia l’uso del volgare nell'ambito giuridico. Significa che il segretario del giudice aveva riportato per iscritto l’uso del volgare da parte dei testimoni e ovviamente non conoscevano il latino.

Proprio nel 960 c’è un altro testo, il cosiddetto “indovinello veronese” che mostra una transizione tra il latino e il volgare.
Storia della lingua dal latino al volgare articolo

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali differenze tra il latino classico e il latino parlato durante l'epoca di Augusto?
  2. Il latino classico, usato dagli scrittori antichi come Virgilio e Cicerone, differiva dal latino parlato, che subì modifiche come la trasformazione di "equus" in "caballus" per evitare confusioni con "aequs".

  3. Come ha influenzato il cristianesimo il significato di alcuni termini latini?
  4. Con la diffusione del cristianesimo, alcuni termini latini cambiarono significato, come "captivus", che da "prigioniero" divenne "prigioniero del diavolo", influenzando la nascita della parola italiana "cattivo".

  5. Quali furono le conseguenze delle invasioni barbariche sul latino parlato?
  6. Le invasioni barbariche portarono all'introduzione di nuovi termini nel latino parlato, come quelli legati al corpo e alla guerra dai longobardi, e termini feudali dai franchi.

  7. Quali riforme linguistiche furono attuate durante il regno di Carlo Magno?
  8. Carlo Magno riformò la scrittura con la "scrittura carolingia" e impose lo studio del latino classico per comprendere meglio le opere antiche e cristiane, preparando ecclesiastici e nobili a governare.

  9. Qual è l'importanza del "Placito capuano" nel contesto dell'evoluzione della lingua volgare?
  10. Il "Placito capuano" è importante perché testimonia l'uso del volgare in ambito giuridico, mostrando che i testimoni non conoscevano il latino e che il volgare stava diventando una lingua scritta.

Domande e risposte