Alessia.pi
Erectus
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Concetti Chiave

  • La letteratura latina delle origini mostra una forte influenza greca, tranne che nella satira.
  • L'epica latina iniziò con Livio Andronico, che tradusse l'Odissea di Omero, adattandola a un contesto nazionale.
  • I generi teatrali latini, come la commedia e la tragedia, restavano fedeli ai modelli greci.
  • I prosatori romani erano spesso legati alla politica, risultando colti e benestanti, a differenza dei primi poeti.
  • La filosofia era assente nella prosa latina antica, riflettendo l'avversione romana per idee al di fuori dei canoni tradizionali.

I generi della letteratura latina delle origini

Con la nascita della letteratura latina in forma scritta si ha la dipendenza dai generi greci con un’unica eccezione rappresentata dalla satira. Nella letteratura latina delle origini troviamo: per la poesia, l’epica, la tragedia e la commedia; per la prosa, l’oratoria, la storiografia e la trattatistica. L’epica fu inaugurata da Livio Andronico attraverso la traduzione dell’Odissea di Omero che assunse il carattere di epopea nazionale, con riferimenti all’epos omerico ed ellenico.

I generi teatrali (commedia e tragedia) rimangono più legati ai modelli greci ai quali si attengono scrupolosamente. Per quanto riguarda i primi scrittori nessuno fu romano e di condizioni elevate. Solo i prosatori, essendo collegati alla vita politica, furono uomini colti e benestanti o gli stessi personaggi politici.
Le attività poetiche erano giudicate poco confacenti alla Gravitas romana (autorevolezza), quindi erano lasciate ai letterati. Il teatro era gestito direttamente dallo Stato: erano infatti i magistrati che organizzavano le feste nelle quali si rappresentavano commedie e tragedie. Questo controllo da parte delle magistrature funge da censura, ed è il motivo per cui sono assenti forme di satira politica.
Tra i generi della prosa greca, poi importati a Roma, manca la letteratura filosofica della quale conosciamo solo l’Evèmero di Ennio. Per spiegare quest’assenza letteraria a Roma basta pensare ai Romani tradizionalisti che erano ripugnanti all’idea di cercare modelli comportamentali fuori dagli schemi tradizionali; ciò è anche dimostrato delle espulsioni dei filosofi dalla capitale.

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