Introduzione a Saffo
Saffo è la prima tra le pochissime esponenti femminili della letteratura greca, la cui voce ci è giunta attraverso le sue opere solo in modo parziale e spesso contraddittorio, e la cui figura è in parte avvolta nella leggenda.
Lirica
La lirica di Saffo appartiene al contesto del tiaso e sebbene si possa associare a temi quali l’amore, o più precisamente l’eros e le passioni, è bene evidenziare quello che è davvero il suo ruolo in questo contesto, molto spesso travisato, ossia quello di sacerdotessa, con funzione di guida per l’intera comunità, un ambiente di carattere quindi religioso e funzionale. Si tratta di una comunità fatta di ragazze aristocratiche che svolgono due importanti ruoli: quello di compagne e quello di allieve, similmente all’omologo contesto dell’eteria, riservato però solo a uomini adulti e giovani da essi accompagnati.
Vita di Saffo
Molteplici informazioni rinvenute sulla figura di Saffo sono inattendibili e per lo più speculative. Tra esse sono presenti varie fonti tra cui Erodoto, il lessico bizantino “Suda”, e persino il “Marmor Parium”, un’iscrizione greca del terzo secolo a.C., oltre ad alcuni riferimenti autobiografici nelle sue opere da non confondere con il suo “io lirico”.Sappiamo che Saffo nacque a Lesbo, nella città di Efeso (svolse la sua attività a Mitilene), più o meno intorno al 640-630 a.C. se ci atteniamo al suo acmé letterario raggiunto, secondo la Suda, nella quarantaduesima Olimpiade. Quindi fu forse contemporanea di un altro aristocratico di Lesbo esponente della lirica eolica: Alceo.
Il Marmor Parium inoltre ci testimonia di eventuali problemi insorti a seguito delle lotte politiche a Lesbo nel settimo secolo a.C., a causa delle quali sarebbe stata esule in Sicilia per una decina d’anni.
Per quanto concerne la sua famiglia, ebbe due fratelli, il maggiore di nome Carasso che viaggiò per affari in Egitto e il minore di nome Larico fu coppiere nel pritaneo di Mitilene, mansione riservata ai giovani aristocratici. Si pensa anche che Saffo si sia sposata con un ricco uomo, Cercila, da cui abbia avuto una figlia chiamata Cleide, cui dedicò un componimento intriso di amore e orgoglio per lei.
La sua morte è stata attribuita ad un atto di suicidio compiuto sulla rupe di Leucade, dovuto ad una pena d’amore per il giovane traghettatore Faone (nome che ricorda la divinità minore del corteo di Afrodite) che non ricambiava il suo amore. Ancora una volta è ricorrente il tòpos caratteristico del suicidio per amore, con un chiaro intento scenico, forse stimolato dal tema costante in alcuni suoi versi della dicotomia/ binomio amore-morte. In verità ella visse anche a lungo, come ci dimostra un suo frammento piuttosto lacunoso in cui rimpiange gli anni di giovinezza trascorsi, descrivendo il decadimento fisico e morale che la vecchiaia provoca, con una nota malinconica ma intrisa di consapevole e serena rassegnazione. Ella dice infatti che “i cari doni di Afrodite sono scomparsi”, la vecchiaia ha “roso” la sua pelle, i capelli non più neri sono bianchi e le gambe non danzano più come cerbiatte. Troviamo anche un riferimento al mito di Titono e Aurora, la dea che volle ottenere per quest’ultimo l’immortalità, pregando Zeus, senza però chiedere l’eterna giovinezza, condannandolo a invecchiare in eterno, al fianco della sposa.
Il tiaso
Il tiaso certamente non era solo una realtà paideutica ma anche politica: ciò significa che erano numerosi i contrasti emergenti tra i vari tiasi in una stessa città, come quelli tra il tiaso di Saffo e quello di Andromeda, contro la quale rivolge un’invettiva in un frammento, amareggiata che una sua allieva abbia deciso di trasferirsi, tradendo così la sua fiducia. La scelta di un tiaso o un altro da parte di una famiglia era quindi dettata da questioni politiche, dal ruolo che quella famiglia rivestiva all’interno della polis.
Poesia e amore
L’elemento poetico e l’amore si rivelano il fulcro dell’intero programma formativo, assumendo ampie sfaccettature. Saffo è ben in grado di trasporre a sentimenti e sensazioni immagini concrete, una specie di processo inverso di astrazione, mantenendo come tema principale l’Eros, in tutti in suoi aspetti, da quello più dilettevole e gioioso, leggero, a quello caratterizzato da malinconia, ineluttabilità tragica, speranza.Viene descritto come un sentimento destabilizzante, sovrastante, una furia che sottomette chiunque e che non lascia indenne alcuno, che coinvolge la sfera emotiva e quella fisica, andando così a stimolare ogni angolo di interiorità. Ciò si presenta nelle sue lezioni di carattere pedagogico, di insegnamento delle buone maniere, della vita matrimoniale e quindi anche della sfera dell’appagamento dell’amato, insegnando quindi anche il sesso mediante l’esperienza omoerotica. Non per questo si deve intendere Saffo come “poetessa che dà voce al proprio io”, perché, oltre al carattere fortemente soggettivo e affettivo che si instaura con le sue allieve, è bene ricordare che si tratta di un una poesia “collettiva” vissuta in un contesto comunitario, che esprime il legame tra la comunità stessa e la divinità (Afrodite).