In questo appunto viene descritta l'opera letteraria del Prometeo incatenato, scritta dal tragediografo greco Eschilo che fu rappresentata per la prima volta nel corso del VI secolo a. C., grosso modo all'incirca nel corso del 460 a. C.
Indice
Informazioni generali sul Prometeo incatenato
“Prometeo incatenato” è un’opera del tragediografo greco Eschilo, la cui prima rappresentazione risale al V secolo a.C., nel 460 a.C.
circa. L’opera faceva parte di una trilogia che raccontava il mito di Prometeo, le cui altre parti, conosciute solo in modo frammentario e di cui l’ordine è incerto, sono “Prometeo portatore di fuoco” e “Prometeo liberato”. L’opera, il cui titolo originale è “Προμηθεύς δεσμώτης”, fu originalmente scritta in greco antico ed fu rappresentata per la prima volta ad Atene, nel Teatro di Dioniso.
Biografia di Eschilo
Eschilo, autore dell’opera Prometeo incatenato, fu un drammaturgo greco antico. Nacque da famiglia nobile ad Eleusi, demo dell’Attica, nel VI secolo a.C., più precisamente intorno al 510 a.C. Fu il primo tragediografo greco di cui ci siano arrivate opere per intero, ed è per questo considerato il padre della tragedia greca nella sua forma matura. Morì in Sicilia, dove era stato esiliato in seguito ad un processo per empietà, nel 456 a.C.
La figura di Prometeo
Prometeo, il soggetto a cui è dedicata la tragedia del “Prometeo incatenato”, è un personaggio della mitologia greca antica. Il suo mito, molto famoso al tempo dei greci, venne rappresentato sia in passato che in tempi più attuali da diversi autori, tra cui anche Esiodo nella Teogonia.
Il mito descritto nel Prometeo incatenato racconta di come Prometeo, dopo aver ingannato Zeus a favore degli uomini, scatenò l’ira del dio, che lo punì incatenandolo nudo su uno scoglio alto ed esposto alle intemperie, e inviando ogni giorno un'aquila che gli squarciasse gli divorasse il fegato, che gli ricresceva durante la notte. Questo mito è strettamente legato a quello riguardo la creazione della prima donna, Pandora, che venne creata da Zeus come espediente per punire gli uomini per aver accettato l’aiuto del titano Prometeo.
La trama del Prometeo incatenato
La tragedia di Eschilo del “Prometeo incatenato” rappresenta la punizione del titano da parte di Zeus. L’opera è considerata statica, perché la sua intera durata consiste nella comparsa di diversi personaggi di fronte a Prometeo incatenato. I personaggi che compaiono nella tragedia del Prometeo incatenato sono: Prometeo, il titano punito da Zeus, Efesto, il fabbro degli dei, Κράτος (Cratos), il potere, Βία (Bia), la violenza, Oceano, le Oceanine e Io.
La scena si apre in Scizia, dove Efesto, Cratos e Bia hanno incatenato il titano Prometeo ad uno scoglio, dopo averlo c attirato per ordine di Zeus. Egli doveva infatti essere punito dopo aver causato l’ira del dio rubando il fuoco e donandolo agli uomini. Incatenato alla rupe, Prometeo viene avvicinato da alcuni personaggi che cercano di offrire allo sventurato il loro consiglio e conforto. Questi sono Oceano, le Oceanine ed Io, alla quale il titano predice che un discendente di Zeus lo avrebbe liberato ponendo fine alla sua punizione idealmente eterna. Questa predizione è un riferimento al mito della liberazione di Prometeo da parte di Eracle, figlio di Zeus e Alcmena. Inoltre, Prometeo rivela di avere un’ulteriore mezzo per sfuggire dall’infelice situazione in cui si trova, ovvero quello di conoscere conoscere un segreto che avrebbe potuto causare la rovina del regno di Zeus. Tale segreto farebbe riferimento al fatto che da un’eventuale unione fra Zeus e Teti sarebbe stato generato un figlio più forte del padre. Venuto a conoscenza del fatto che il titano conosca un tale segreto, Zeus manda Ermes da Prometeo nel tentativo di estorcerglielo, ma ,davanti all’ostinata resistenza da parte del titano, lo punisce nuovamente scagliando la rupe su cui era incatenato in un abisso senza fondo.
L'analisi dell'opera
All’interno della tragedia di Eschilo dal titolo Prometeo incatenato, Prometeo (il cui nome significa “colui che pensa prima”, ovvero colui che è saggio) rappresenta la curiosità umana, la voglia di conoscere più di quanto gli sia concesso. Egli infatti è descritto come un eroe moderno intrappolato in una realtà arcaica, dove l’ambizione viene punita, poiché considerata un atto di ὕβϱις (hybris), ovvero di tracotanza. Prometeo rappresenta dunque l’ingegno umano che porta il progresso, ma allo stesso tempo anche il confine della conoscenza umana, che non può essere paragonata alla sapienza posseduta degli dei.
Nel “Prometeo incatenato” il titano viene raffigurato come un personaggio ribelle e desideroso di opporsi alla prepotenza degli dei. La tragedia viene rappresentata allo spettatore dal suo punto di vista, trasmettendo allo spettatore un sentimento simpatizzante nei confronti del protagonista, che si dimostra solidale nei conformi degli uomini e desiderosi di portare loro il progresso, anche a costo di sfidare il volere di Zeus. Prometeo dunque, pur avendo sfidato gli dei (un comportamento rifuggito dagli antichi greci), viene presentato complessivamente come un personaggio positivo. Un punto di vista decisamente diverso da quello espresso da Esiodo nella Teogonia, che rappresenta Prometeo come colui che, cercando di ingannare il padre degli dei, causò la rovina degli uomini, venendo poi giustamente punito dall’autorità di Zeus in quanto garante di giustizia.
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