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Origine della tragedia

La fonte principale per noi è sicuramente la poetica di Aristotele che tratta abbastanza lungamente proprio delle origini di questo genere. Innanzitutto per quanto riguarda le origini della tragedia gli studiosi pensano di rintracciarle in ambito dorico peloponnesiaco. In effetti la tragedia viene definita drama dalla radice del verbo δραω che in dorico significa faccio mentre in attico il verbo fare si dice πραττω. Il nome tragedia deriva da τραγος che significa capro più οδη. L’ interpretazione di questo nome è stata abbastanza discussa. Forse la ipotesi che vede maggiori consensi è quella della definizione di “canto dei Capri”. In effetti il canto di Capri potrebbe voler significare canto di personaggi travestiti da capri. Sappiamo che in ambito dorico il satiro aveva le sembianze nella parte inferiore del corpo di un capro anche se forse in ambito attico esso veniva presentato con la parte inferiore equina. Altra interpretazione della parola tragedia è “Canto per il premio del capro”. E’ un'interpretazione di età ellenistica e che conosce anche Orazio che ce la riporta. Di recenti interpretazioni, nel 1990 Winkler, studiando le pagine di Ippocrate, trova che la definizione della voce dei ragazzi che stanno diventando uomini nell’età dell’ efebia è definita proprio da Ippocrate “voce di Capri”. L'ipotesi che fa Winkler è proprio quella di un genere letterario che veniva affidato ai ragazzi nell’età dell’efebia. Un'affermazione che ha fatto subito concentrare l'attenzione sul ditirambo che è un tipo di poesia legata innanzitutto a Dioniso. Abbiamo infatti un ditirambo di Archiloco. Ha un carattere dialogico. Oltretutto il ditirambo alle origini era sicuramente legato a un ambito giocoso e burlesco che in qualche modo va ad accreditare la tesi Aristotele per cui la tragedia passò da una prima fase di improvvisazione giocosa, basata sul riso, a una sempre maggiore solennità. Quindi questo elemento coincide con questa funzione del ditirambo all'interno di una produzione di tipo giocoso.

Nello stesso tempo Aristotele ci testimonia il fatto che il ditirambo aveva questa disposizione, questo elemento dialogico è utilizzato anche da Arione che è un poeta di ditirambi che Erodoto testimonia aver fondato per primo, usando i ditirambi, il coro ciclico. Erodoto dice che Arione nei cori tragici usò proprio il ditirambo. In questo legame anche molto stretto, il ditirambo col culto di Dioniso è sicuramente alla base la tragedia. Aristotele sottolinea un altro elemento cioè il fatto che la tragedia nacque ex satiricu cioè dal satiresco. Questo testimonia l’origine giocosa e il passaggio progressivo però verso una solennità maggiore. Testimonianza di questo elemento e la provenienza tragedia dal satiresco è il fatto che peranga all’interno dei poeti satireschi, il dramma satiresco ovvero i poeti presentavano all’agone tragico tre tragedie e un dramma satiresco a conclusione del loro lavoro. Quindi questo elemento, sottolineato da Aristotele, è testimoniato dal fatto che questo elemento ex satiricu permane anche in età classica. Aristotele ci dice anche che in una prima fase la tragedia ebbe un carattere prevalentemente musicale e ballato testimoniato che le tragedie delle origini erano in tetrametro trocaico cioè un verso che è legato proprio al ballo e alla musica mentre progressivamente le parti ballate e musicate lasciarono uno spazio sempre maggiore al recitato. Questo passaggio è testimoniato anche dal passaggio d'arte dal trimetro trocaico al trimetro giambico che è un metro molto più legato al recitato.Per quanto riguarda le interpretazioni dei filologi moderni abbiamo tre grandi filoni che ci indicano il primo, sulla base della testimonianza di Erodoto, come la tragedia dovesse aver avuto origine da lamenti degli eroi. Come ci testimonia Erodoto essere presente nella produzione di Arione legati al culto di Dioniso. Quindi In questa prima interpretazione sia molta importanza alla teoria alla fonte che dà Erodoto proprio di questo legame fra tragedia –ditirambo-poeta Arione .Un'altra ipotesi dei filologi moderni è la tragedia legata al tiranno Pisistrato che ha richiesto a Tespi, questo poeta che per i filologi Alessandrini è proprio l'inventore della tragedia, una produzione poetica che attirasse il favore sia dei cittadini che del contado. Questa partecipazione alla creazione della tragedia è senz'altro portata avanti dai filologi Alessandrini che vedono in Tespi il primo inventore della tragedia, ma Aristotele stesso ci dice che la tragedia prima era portata avanti soltanto dal coro poi dice che Tespi introdusse l'attore per far riposare il coro. Altra importante ipotesi è quella che fa Vilamoviz per cui il dramma del ditirambo con un carattere satiresco sta all'origine della tragedia. La riflessione sull'origine deve essere completata da una riflessione sulla funzione della tragedia. Innanzitutto diremo che in ambito politico la tragedia ebbe un ruolo importantissimo per la πoλιϛ. Innanzitutto ha un ruolo di legame, di coesione dei cittadini tra loro ma come osserva nella poetica Aristotele la tragedia è un genere adatto a suscitare pietà e paura producendo di tali sentimenti la purificazione (καταρσις) dei sentimenti (πατεματα).Ecco questo famoso passo io Aristotele ci indica come attraverso la rappresentazione dei patimenti il cittadino, colui che assiste alla sviluppo dell'azione può ottenere una purificazione di quelli che sono i sentimenti che attanagliano il cuore, sentimenti di pietà e paura. Questo termine καταρσις visto che ha un significato medico significato etico religioso pedagogico è il fondamento, è il fine della tragedia stessa cioè cittadino che partecipa all’agone tragico purifica il suo animo. Può egli stesso soffrire e in qualche modo di liberarsi dalla paura che questi sentimenti questi dolori apportano la sveglia Qual è il significato religioso legato al culto di Dioniso ed è un ruolo educativo didascalico nei confronti delle persone che assistono. E’ vero quello che dice Steiner: Lo studioso che asserisce che la tragedia può nascere soltanto in una società Laica perché la riflessione che si produce sulla sofferenza nella tragedia è una riflessione che può esser attribuita soltanto a una società che è del tutto estranea culture che promettono premi e castighi oltre la vita terrena, una società Laica dove il cielo è chiuso e non ci sono altre spiegazioni da può produrre una riflessione sulla sofferenza come quella che è all'interno della tragedia. E’ vero che la tragedia ha un impatto così forte sul pubblico che noi sappiamo che addirittura il poeta Frinico fu costretto a pagare una multa pesante per quanto aveva sconvolto il pubblico ateniese con una rappresentazione tragica di sua produzione. Ultimo elemento che sottolineiamo è il fatto che la tragedia abbia molti elementi di contatto con l'epica. Innanzitutto i protagonisti sono gli stessi fondamentalmente perché i personaggi che animano la tragedia e quelli che animano l'epica sono gli eroi e le idee però nella realtà soltanto alcuni elementi sono comuni. Oltre al fatto che i personaggi sono dei o uomini, un elemento che si può riscontrare in comune è senz'altro l’elemento stilistico cioè alcuni mezzi stilistici che sono messi in campo sono messi in campo sia nella tragedia che nell’epica. Ci sono per esempio epiteti oppure delle similitudini comuni all'epica e alla tragedia. Però diciamo che nella tragedia l'azione del personaggio prevale sulla narrazione e soprattutto nell’epica abbiamo un narratore che parla della dei fatti che parla dei personaggi invece nella tragedia il personaggio parla di sé, parla di quello che gli accade parla in prima persona e agisce in prima persona come se, dicono i critici, il mito si scongelasse e prendesse vita.

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