Luciano
Nato a Samosata, in Siria, intorno al 120 d.C., fu un grandissimo estimatore della lingua e della cultura greca. In un testo autobiografico afferma di provenire da una famiglia semplice e modesta. Innamoratosi a scuola del greco si cimenta nella scrittura con l’intento di mostrare le sue doti e la sua erudizione. Luciano viene definito come eclettico poiché non si limitò alla scelta di un unico campo del sapere ma ne sperimentò moltissimi (ɛk + λαμβανώ = prendere da ogni ambito) : era infatti una persona molto colta e polivalente.
Oltre ad essere un maestro e scrittore, fu anche ambasciatore e intrattenne rapporti diplomatici a Roma con Marco Aurelio. A Roma però rimase deluso dai costumi dell’epoca e da queste riflessioni prese spunto per scrivere un’opera in cui pone a confronto Atene, sede centrale del sapere filosofico e Roma, luogo di corruzione dei costumi tradizionali. Appartiene al gruppo della seconda sofistica (II sec d.C.) di cui facevano parte soprattutto maestri e oratori o interpreti e uomini diplomatici che nelle scuole o nelle piazze diffondevano il sapere di svariati ambiti; il pubblico curioso si illudeva così di raggiungere un sapere che era sempre stato elitario. Non si trattava però di una vera e propria istruzione dei meno colti ma si trattava di lezioni e conferenze aperte a tutto il pubblico.Per esibire la sua ars dicendi Luciano si cimenta in un’opera di carattere retorico incentrata sull’elogio di una mosca; in questo modo l’autore esibisce la sua capacità retorica in un discorso sostanzialmente vuoto ma molto curato nella forma. Luciano, che si è formato nelle biblioteche, è stanco dell’arida imitazione dei grandi modelli del passato proposta dagli scrittori del tempo, per questo si cimenta in opere di carattere parodistico attraverso cui critica ironicamente la cultura e i modelli vuoti proposti dai suoi contemporanei.
Il metodo di Luciano si compone di: assimilazione e parodia. Con assimilazione si intende il suo studiare sui libri e attraverso i viaggi, quella che Erodoto definiva autopsia ovvero esaminare con i propri occhi; così forma la sua grande erudizione. Con parodia si intende la ripresa di un modello (παρ+ὠδη) di cui mette in parodia la stanca ripetizione del modello stesso tipica del suo tempo. Critica anche il potere del tempo, prendendo spesso come esempio la zucchificazione di Seneca, per la pretesa di imporre un’acculturazione generale a scapito di profondità dei temi, creatività e originalità. Si schiera contro la semplificazione eccessiva, che porta allo svilimento della cultura e dell’intellettuale che diventa servo del potere. Nel carattere di forte critica aggressiva riprende Archiloco e Ipponatte. Compone infatti opere di carattere satirico, rifacendosi ai dialoghi di Platone, che verranno poi ripresi da Leopardi nelle operette morali. Luciano compone: i dialoghi degli dei, i dialoghi marini e i dialoghi dei morti. I dialoghi degli dei presentano una parodia dei valori tradizionali come leggende, superstizioni e vari cerimoniali. Un esempio è il dialogo tra Zeus ed Efesto, in cui il padre degli dei si lamenta di un forte mal di testa per cui l’altro gli spacca il cranio da cui nasce Atena armata di bronzo. In questo modo Luciano riprende la concezione ellenistica del mito in chiave parodistica e della quotidianità. Fra i dialoghi marini è famoso quello di Polifemo e Poseidone, in cui il ciclope si lamenta con il padre poiché è stato accecato.; viene ripreso un tema dell’Odissea ma in chiave patetica e ironica. Nei dialoghi dei morti viene presentato Menippo, filosofo cinico del III sec a.C. intento a deridere i morti, oramai – tra cui Elena, Paride, Teseo - ridotti a semplici scheletri. Appare anche Sardanapalo, re orientale, intento a lamentarsi poiché è solo un’ombra, deriso da Menippo poiché le ricchezze che aveva avuto in vita non gli sono servite alla fine a nulla; critica pungente e moralista sull’attaccamento materiale ai beni. In generale: critica ai costumi del tempo, alla religione e alla ripresa arida di antichi modelli letterari. Luciano scrive anche un’altra opera molto importante: la storia vera. Quest’opera viene classificata come romanzo, ma è anche un saggio filosofico. Si tratta della narrazione di un viaggio straordinario che l’autore dice di aver compiuto ma il patto con il lettore viene subito infranto poiché Luciano afferma di raccontare solo fandonie. Si tratta quindi di un narratore inaffidabile (cf. Italo Svevo, Pirandello) che costruisce un’opera mirabile facendo riferimento sempre ad altre opere (cf. Eco, Eliot). Il tema del viaggio deriva dall’Odissea, ma qui è presente anche un viaggio in cielo (cf. Ariosto – Astolfo sulla luna). Compaiono vari temi tra cui quello di nascite bizzarre, ad esempio Dionìso dalla coscia di Zeus o Atena dalla testa di Zeus; il tema del mostro marino, del cetaceo.