Semonide (VII a. C. Samo, ma detto “di Amorgo”) Giambografo
Figlio di Krines, nacque a Samo, ma si pensava fosse Amorgino, da Amorgo, l’isola in cui fondò una colonia. Visse probabilmente tra la fine del VII e i primi anni del VI secolo. Tutte le nostre fonti lo chiamano Σιμωνιδης, ma abbiamo notizia da Cherobosco che il suo nome si dovesse scrivere con la η (Σημωνιδης). Questo poiché ben presto i greci iniziarono a pronunciare ι la vocale η, successivamente anche l’omonimia con Simonide di Ceo, poeta corale, contribuì al diffondersi dell’errore, ma i moderni hanno restaurato la forma Semonide.
LE OPERE
scrisse sia giambi che elegie, ma di quest’ultimo genere non ci resta nessun frammento sicuro.
Gli altri Giambi, giuntici in forma di frammenti, sviluppano temi e riflessioni improntate al cupo pessimismo, sulla vita e il destino dell’uomo (fr.1 W): gli uomini si illudono e sperano che il domani porti loro il bene, ma purtroppo tutto va come vuole Zeus. Un frammento (fr. 24 W) è messo in bocca ad un cuoco (persona loquens del giambo arcaico), qualche frammento tratta di cucina, troviamo inoltre anche una vera e propria favola (fr. 9 W).
LINGUA
Dal punto di vista linguistico Semonide si colloca sempre nella tradizione di un moderato trasferimento di Omero nel giambo, ma nel lessico è molto meno audace di Archiloco. Il suo pessimismo inoltre piacque molto a Leopardi che tradusse il giambo sulle donne e quello sulle illusioni degli uomini.