Lettura del proemio delle “Opere e giorni”
Versi 1-8
Il proemio delle Opere e giorni è particolarmente breve (10 versi). Esso presente alcuni elementi di novità maggiormente evidenti rispetto ai proemi tradizionali.
Elemento tradizionale: invocazione delle Muse, a cui viene richiesto di innalzare un inno (umneiusai) a Zeus. Poesia innologico: poesia costituita da inni che vengono cantanti per una specifica divinità, diffusa in età arcaica e tramandataci dagli Inni omerici.
Ciò effettivamente accade dal verso 3 al verso 8, che sono dedicati a celebrare la potenza di Zeus e l’ambito in cui egli interviene: in questi versi viene messa in risalto una sola delle sue aretai, ovvero il rapporto che viene a crearsi tra Zeus e l’uomo. Zeus viene presentato come artefice del destino dell’uomo: è colui che fa sì che l’uomo possa godere di fama, di celebrità, d’una condizione di forza, o viceversa, quindi che venga ridimensionato, punito e corretto, operando seconda giustizia.
L’azione di Zeus, che è arbitro del destino dell’uomo, si colloca dunque nell’ambito etico: il suo intervento è sempre proporzionato al comportamento etico dell’uomo stesso.
Questi versi costituiscono un legame con la Teogonia, perché Zeus rimane arbitro del mondo con cui si confronta (qui uomini, lì dei): la sua potenza è riconosciuta e celebrata e in entrambi i casi Zeus è garante della dike (giustizia).
Quella che si avverte nel proemio delle Opere e giorni è una grande distanza fra il mondo divino e il mondo umano, a differenza dell’Iliade e dell’Odissea (dove gli dei provano gli stessi sentimenti degli uomini).
Versi 9-10
Nei versi immediatamente successivi si trova una grande distanza con i proemi degli altri poemi epici, e la conferma dell’innovazione che Esiodo opera si trova negli ultimi due versi (9-10). Il proemio, tradizionalmente, ha una struttura ad anello che qui manca: essa serve per confermare il tema dell’opera, e questo manca. Nei versi conclusivi Esiodo chiede a Zeus di ascoltarlo e di diventare garante della verità del suo canto. Esiodo attribuisce sacralità (poesia rivelata, perché il suo canto si pone sotto l’egida di Zeus) e verità alla sua opera. Nella Teogonia erano le Muse ad essere garanti della poesia esiodea. Vi è l’elemento autobiografico, ovvero il nome del destinatario dell’opera, il fratello Perse, che innesta l’opera: ha un valore paradigmatico (modello).
Zeus viene qui invocato non solo perché dia ascolto al poeta, ma anche perché sia garante di giustizia.
Mondo divino e mondo umano vengono posti in parallelo, accanto a Zeus si pone il poeta stesso: il pronome ego e tune sottolineano questa vicinanza. Esiodo è garante della giustizia di Zeus.
Il tono biblico risalta in questo passo: un tono profetico, religioso, ispirato nell’innalzare questo canto alla potenza di Zeus. Da un lato ci porta a riflettere sul forte senso religioso che anima la poesia esiodea, e dall’altro perché ci narra la distanza che intercorre in quest’opera e i poemi omerici. Le Opere e giorni si inseriscono nella letteratura sapienziale (letteratura di carattere etico, paideutico e parainetico), che aveva ai tempi di Esiodo grande diffusione in tutta la letteratura del vicino Oriente (Mesopotamia ed Egitto), da cui derivano i Salmi biblici. Nell’Iliade vi è la dichiarazione dell’argomento e anche nell’Odissea: nella Teogonia stessa vi è la dichiarazione, mentre le Opere e giorni mancano di carattere narrativo, quindi non possono avere una propositio narrationis.