Esiodo e gli dèi greci
La critica di Platone a Omero risiede anche in altro e altrettanto importante aspetto, che accomuna il supposto autore dell’Iliade e dell’Odissea all’altro grande esponente dell’epica greca, Esiodo. A differenza di Omero, Esiodo è un personaggio storicamente esistito, vissuto in Beozia intorno al 700 a.C. e autore di due grandi poemi, la Teogonia e le Opere e i giorni, contemporanei o di poco precedenti a quelli omerici. Il primo di essi, che attinge probabilmente sia a tradizioni locali sia a testi orientali, traccia la genealogia e le dinastie degli dèi.Come testimoniano Erodoto e lo stesso Platone, i greci sapevano benissimo che la loro religione, ben lungi dal fondarsi su una rivelazione o su un libro sacro, non aveva altre fonti se non questi testi poetici: tutto ciò che sapevano e credevano sulle divinità proveniva delle opere di Esiodo e di Omero.
Esiodo, come Omero, un cattivo maestro
Ma come vengono rappresentate queste divinità? Ad eccezione dell’immortalità, esse sono del tutto simili agli eroi omerici, con cui condividono vizi e virtù: sono colleriche, vendicative, dedite ai piaceri della vita; sempre pronte a entrare in conflitto per il potere sia fra di loro sia con gli uomini.Come possono queste divinità, si chiede Platone, fornire modelli educativi e virtuosi ai giovani e al popolo che le venerano? Esse, al contrario, sembrano confermare e autorizzare proprio quei comportamenti aggressivi e competitivi, che mettevano in pericolo l’armonia psichica delle persone e quella politica della città. Occorre dunque, secondo Platone, sostituire la “teologia poetica” con una teologia ispirata dalla filosofia, in cui gli dèi diventino dei modelli virtuosi di giustizia, di temperanza e di benevolenza. Ma, nonostante Platone e gli intellettuali in accordo con lui, la maggioranza dei greci continuava a venerare gli dèi olimpici di Esiodo e di Omero e ad ammirarne la raffigurazione poetica.