Esiodo è il più antico poeta greco di cui si abbia notizia. Originario della Beozia, visse tra l’VIII e il VII secolo a.C. in un’epoca immediatamente posteriore a quella in cui fu fissato il testo dei poemi omerici. Amò la vita dei campi e sostenne una contesa, per questioni ereditarie, con il fratello Perse che, aiutato dai giudici corrotti, aveva ottenuto un altro pezzo di terra sul patrimonio già diviso. Esiodo con Le opere e i giorni, poema in 828 versi sull’agricoltura, vuole infondere nell’animo corrotto di Perse i principi della giustizia e il valore insostituibile del lavoro. L’opera è didascalica perché fornisce insegnamenti pratici, morali e religiosi, e si conclude con una specie di calendario dei giorni fasti (cioè favorevoli) e nefasti (sfavorevoli) per il lavoro dei campi. Nei 1022 versi della Teogonia l’autore distingue i diversi periodi della nascita dell’universo e della storia del mondo in base alle genealogie degli dèi. Alla guerra e allo spirito di avventura dell’epica omerica, Esiodo contrappone la pace, l’onestà, la giustizia e l’amore del lavoro. Egli vuole insegnare le verità fondamentali della vita e giustificare la necessità del lavoro, che costituisce una componente essenziale della esistenza umana ed ha un valore sacro, perché è voluto dagli dei.
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