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Habilis
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Indice

  1. L’ingresso nella miniera
  2. Prima la cruda realtà, poi il protagonista
  3. Tra realismo e simbolismo
  4. Germinale

L’ingresso nella miniera

Analizziamo un brano dalle prime pagine del romanzo, che coincide con il primo ingresso sulla scena del giovane protagonista, Stefano Lantier. In precedenza è stato un ferroviere; ora sta entrando per la prima volta nel mondo della miniera. È notte, e Zola descrive le impressioni suscitate in Stefano dal paesaggio buio, con i suoi bagliori e i fumi, le tozze costruzioni, il trenino minerario e le altre macchine.

Prima la cruda realtà, poi il protagonista

Il lettore scopre il mondo della miniera assieme a Stefano. Zola, fedele ai canoni del Naturalismo, ne offre una descrizione oggettiva e dettagliata, tralasciando qualsiasi commento personale. Al tempo stesso, però, egli fa emergere i pensieri e gli stati d’animo del personaggio, assumendone il punto di vista: è la posizione del narratore nascosto, che non deve intervenire nel racconto con proprie riflessioni o giudizi, in accordo con il criterio naturalistico dell’impersonalità.
Questa impostazione narrativa determina la mancanza di un ritratto esterno del protagonista. La caratterizzazione di Stefano Lantier emerge a poco a poco nel corso della narrazione attraverso le sue azioni, i suoi pensieri, i suoi discorsi. Per esempio, solo alle righe 28-29 scopriamo, quasi per inciso, che egli è stato licenziato una settimana prima e da allora vaga in cerca di lavoro (è stato cacciato dal precedente impiego perché ha schiaffeggiato il capofficina).

Tra realismo e simbolismo

Per descrivere il mondo della miniera, Zola oscilla tra una rappresentazione cruda e realistica (che ricorre anche all’uso di termini tecnici) e aspetti più fantastici, che danno vita a immagini e simboli: per esempio alle righe 25-26 la miniera viene paragonata a un «animale ingordo» che inghiotte chi vi entra. Oppure, poco dopo, lo «scappamento della pompa» appare un «lungo affannoso soffio incessante che si sarebbe detto la respirazione strozzata del mostro» (rr. 39-40). Questi elementi finiscono per ingigantire il coraggio e il sacrificio dei minatori, piccoli uomini che non hanno paura di quella tremenda cavità divoratrice. Da ciò emerge l’innata simpatia di Zola per le classi lavoratrici, alle prese con le difficilissime condizioni di vita imposte dalla società industriale.

Germinale

Il titolo dell’opera richiama la rivoluzione francese: Germinale è il nome con cui i rivoluzionari del 1789 avevano chiamato un particolare periodo dell’anno, tra marzo e aprile. In quelle stesse settimane dell’anno 1869 si verificano in Francia scioperi e proteste popolari contro la riduzione dei salari decisa dai proprietari delle miniere. Da questi eventi parte il romanzo di Zola, che vuole rappresentare in modo assai realistico le disumane condizioni di vita e di lavoro dei minatori. Protagonista del racconto è Stefano Lantier, un ex operaio delle ferrovie licenziato per contrasti con il capofficina, che trova lavoro nella miniera di carbone del Voreux. Qui i proprietari, pressati dalla crisi economica, abbassano i salari e gli operai entrano in sciopero; uno dei capi della protesta è proprio Stefano. Dopo settimane di lotta e di fame, l’esercito interviene per stroncare lo sciopero. Alcuni lavoratori restano uccisi; gli altri decidono di riprendere il lavoro. L’anarchico Souverin fa però saltare in aria la miniera: vi rimangono intrappolati Stefano, Catherine, la donna di cui è innamorato, e il violento ex amante di lei. Durante una lite, Stefano uccide l’uomo. Quando infine giungono i soccorritori, Catherine è già morta. Stefano lascia la miniera per dirigersi a Parigi, dove riprenderà le sue battaglie per la giustizia sociale.

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