
Quando parli con Peter Durante – pugliese, manager, scrittore, lettore, viaggiatore, sommelier, tifoso juventino e soprattutto padre di tre figli – hai la sensazione di avere a che fare con un tipo “tosto”. Linguaggio asciutto, tono deciso, idee chiare e la voglia di confrontarsi con gli altri.
“Mi considero la persona più fortunata che conosco. Adesso sento la necessità di restituire in qualche modo parte di questa fortuna a chi può avere bisogno del mio supporto”.
Non so se si tratti di fortuna, la tua strada sei andata a cercartela..."Vengo dalla Puglia di provincia degli anni ’80, molto diversa da quella turistica e sviluppata di adesso. Mio padre faceva l’agente immobiliare e mia madre l’avvocato (il primo avvocato donna del paese), vivevamo a Noci, nel centro della Murgia vera. Una realtà piccola, vita di paese, tante relazioni, pochi soldi e la difficoltà di immaginare il futuro. Per papà avrei dovuto fare ragioneria, mi aveva addirittura preiscritto senza che lo sapessi, ma ho deciso di testa mia e mi sono diplomato con il massimo dei voti al liceo scientifico. Per mamma avrei dovuto fare l’avvocato, ma le ho chiarito subito che la mia scelta di fare giurisprudenza non mi avrebbe mai portato verso quel mestiere".
E verso quale mestiere allora?"Non lo sapevo. Infatti giurisprudenza era il modo migliore per “continuare a non scegliere”.
Sapevo però che volevo partire alla scoperta del mondo, al di là della provincia nella quale ero cresciuto e che amo. E niente mi avrebbe fermato.
Mi sono iscritto a Bari, ma non avevo i soldi per mantenermi fuori sede. Di collegamenti rapidi per muoversi da Noci in treno o autobus neanche a parlarne. Così ho iniziato a fare l’autostop sapendo che di sicuro ogni giorno qualche “nocese” si spostava in auto verso il capoluogo. Alle 5 di mattina mi svegliavo, andavo sulla strada principale, e facevo autostop. Al ritorno stessa storia. Sono andato avanti così per i primi anni, riuscendo a non perdere neanche una lezione! E mi sono laureato con il massimo dei voti".
Alla fine il momento delle scelte è arrivato. Come sei entrato nel mondo dell’HR?"Per i ragazzi laureati della mia generazione la “Bibbia” era il Corriere della Sera del Venerdì sera, la sezione “Trovalavoro”, piena di annunci di tutti i tipi. Avevo voglia di vivere una realtà aziendale ed ho iniziato a mandare CV fino a quando ho ricevuto in contemporanea due offerte: una in Puglia ed una a Catania. Era la mia opportunità per uscire dal “nido” e iniziare a scoprire che cosa c’era fuori, così ho scelto di andare in Sicilia a fare il capoarea per la Rinascente.
Non sapevo assolutamente niente di commercio e punti vendita e quello che guadagnavo lo spendevo quasi tutto in affitto di casa. Dopo poco l’azienda mi chiede di seguire le selezioni per assumere 100 addetti nel nuovo store di Palermo. Un’esperienza intensa, difficile e gratificante, oltre mille colloqui, dovevamo andare accompagnati dalla scorta, tanto era l’interesse per quei posti di lavoro, che, oltre a farmi entrare nel mondo delle Risorse Umane, mi ha fatto conoscere dai dirigenti di Rinascente tanto da propormi il trasferimento a Milano per una posizione nell’ufficio HR".
E la fortuna quando entra in gioco?"In realtà non c’è un momento preciso. È l’intera storia del mio percorso professionale e personale che è piena di eventi “fortunati” che hanno creato le opportunità per dare spazio alla mia strada. Le 100 assunzioni di Palermo, la riorganizzazione in Rinascente che libera la responsabilità dell’ufficio HR e mi porta a gestire l’apertura e chiusura di filiali in tutta Italia, la crisi di Pirelli che mi chiama a gestire la struttura HR del dipartimento cavi mandandomi in giro per l’Europa a chiudere stabilimenti (certo non un lavoro divertente, ma un’esperienza formativa come poche altre), la nuova chiamata in Rinascente per essere nominato, a soli 30 anni, capo HR di tutta l’azienda".
Ci sono state anche persone importanti a guidarti in questo percorso?"Senza dubbio anche le persone sono state alla base delle mie scelte. Ho sempre lavorato con serietà e questo ha portato molte persone a darmi, più volte, fiducia. Ho avuto anche modo di conoscere grandi manager, come ad esempio Marchionne con il quale ho avuto l’onore di lavorare in FIAT anche se soltanto per pochi mesi. Mi è dispiaciuto molto interrompere quell’esperienza, ma proprio mentre mi stavo trasferendo a Torino i manager di Pirelli mi hanno offerto la posizione di Direttore del Personale Mondo della divisione industriale…un’offerta impossibile da rifiutare".
Sicilia, Milano, Torino… il mondo… sei partito dalla provincia, ma non ti sei fermato
“Sicuramente mi piace viaggiare, ma non è per questo che ho girato molto. Credo che la crescita personale e professionale passi dalla curiosità, dal mettersi in gioco, dal conoscere l’altro. Non ho mai rifiutato le occasioni che mi attraevano, anche se portavano lontano e potevano potenzialmente creare qualche disagio ai miei figli, che sono ciò a cui tengo di più, e con i quali ho vissuto anche momenti molto difficili (ndr – su questa vicenda Peter ha scritto un libro dal titolo “420 grammi” Edizioni Feltrinelli), ma anche lì la fortuna non mi ha mollato.
Così ho girato il mondo con Pirelli e quando ho accettato di andare a lavorare per Prysmian ho convinto l’AD a creare le prime Region organizzative della loro storia, dal capo azienda fu posta una sola condizione: che andassi io a guidare la prima di queste Business Unit…in South Carolina! Ovviamente non ho esitato ad accettare. Ho vissuto negli USA per quattro anni, poi è venuta Berlino e l’Europa dell’Est, poi Roma e adesso sono di nuovo a Milano, in Italgas”.
Quale è la tua visione del mestiere dell’HR. Come lo racconteresti ad uno studente?
“È un lavoro gratificante, hai la possibilità di “incidere” e far accadere le cose. Ma attenzione: porta con sé un’enorme responsabilità: sapere che le nostre decisioni impattano le persone, le loro vite, le loro famiglie, il loro futuro. A chiunque voglia intraprendere un percorso professionale in questo mestiere do sempre un consiglio: non chiuderti negli uffici, ma vai negli stabilimenti, nelle fabbriche, nei siti produttivi. Senti gli odori, i rumori, le sensazioni che offre il sudore degli uomini e delle donne che lavorano. Fai un giro in uno degli stabilimenti chiusi, abbandonati, dismessi ed avrai la consapevolezza della serietà, del rigore e della professionalità che occorrono per diventare un bravo HR, perché forse da una nostra scelta non corretta è dipesa quella chiusura e qualche papà o mamma è tornato a casa senza lavoro e senza sapere come dirlo ai figli”.
C’è una #paroladellavoro che vorresti spiegare agli studenti?“Il merito.
Non esistono gli alibi, le scuse, le volontà degli altri. Esiste la possibilità di cercare e costruirsi la propria strada e chiunque può farlo. Lungo questa strada sicuramente ci saranno difficoltà, problemi, momenti bui, ma chi crede nel merito sa dove trovare in sé la forza per far bene, sa quanto può valere e che il proprio talento prima o poi sarà riconosciuto”.
Da selezionatore quali consigli puoi dare a chi si appresta a preparare un CV o un colloquio?
“Non mettere il cellulare sul tavolo.
Non dire alla quarta parola che vorresti fare l’AD.
Segui la passione.
Non fare colloqui per qualcosa che non ti appassiona perché il mondo del lavoro è difficile e competitivo e soltanto seguire una passione potrà darti la marcia in più per emergere e farti notare. E soprattutto per farti felice e riconoscere le fortune che abbiamo”.
Ma questa intervista racchiude solo una piccola parte del pensiero di Peter Durante e delle opportunità per i giovani offerte dalla sua azienda. Per saperne di più, puoi seguire il suo profilo LinkedIn.
Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende