GreMo80
Autore
15 min lettura
"Volevo fare il magistrato, oggi faccio costruire autostrade": i consigli di orientamento del top manager Amedeo Gagliardi articolo
Fonte foto: LinkedIn


Non so se sia in uso il termine 'Ingegneria Legale', ma se lo fosse calzerebbe alla perfezione ad Amedeo Gagliardi, romano di nascita con origini (orgogliosamente rivendicate) lucane, 53 anni, laurea in Giurisprudenza ed un percorso professionale che lo ha portato a diventare uno dei top manager di Autostrade per l’Italia.

Ingegneria Legale non nel senso di inventare soluzioni astruse da “azzeccagarbugli”, ma come crasi di competenze giuridiche e competenze analitiche tipiche degli ingegneri.
Una fusione di capacità acquisite sul campo a quanto pare.

I consigli di Amedeo Gagliardi sull'orientamento scolastico

"In tutto quello che ho fatto ho sempre cercato di imparare, prima di agire e così dopo tanti anni passati con gli ingegneri sono diventato un po’ ingegnere anche io – racconta sorridendo Amedeo – ma in realtà l’approccio multidisciplinare lo eredito dalla famiglia. 

Mia madre era una professoressa di lettere, mio padre un geometra.
Diciamo che l’unione tra approccio umanistico e scientifico l’ho vissuto fin dalla nascita."

  • Immagino sia stato difficile studiare con una mamma professoressa

"Lo è stato fino a un certo punto e certamente non per colpa di mia madre! Era mio padre ad essere rigorosissimo nel pretendere la completa dedizione allo studio. Vivevamo a Roma e per mandarmi alle elementari scelse una scuola rigidissima, facendomi anticipare di un anno l’iscrizione.

Ci insegnavano ad andare a pranzo portandosi dietro i libri…tanto per dare l’idea! Ricordo che ogni mese mio padre incontrava i maestri per farsi aggiornare sul rendimento. Ho ancora in mente il rintocco dei miei battiti del cuore nell’attesa che uscisse con il verdetto …

E’ stato un percorso di crescita e di responsabilizzazione, ed anche se è passato molto tempo ed i ricordi non sono più così nitidi, oggi so per certo che uscito da quella scuola ho portato con me quel bagaglio a lungo.

Studiare non è più stato un problema. L’investimento nel metodo aveva dato i suoi frutti…e oggi, che sono padre, posso dire che debbo molto a mio padre."

  • Poi hai scelto lo scientifico. Neanche in quel caso hai subito l’influenza di tua madre professoressa in Lettere?

"Mia madre proveniva da una buona famiglia della lucania, il padre medico e Sindaco di Lagonegro. Mi ha cresciuto con uno spirito libero, ogni tanto mi faceva persino partecipare alla sua correzione dei compiti dei suoi alunni!

Non ha forzato la mano per indirizzarmi al classico ed anzi mi ha invogliato a seguire le mie passioni e le mie attitudini che orientavano senza dubbio verso il Liceo Scientifico.

Ho frequentato il Liceo Kennedy a Roma, una scuola di medie dimensioni che mi ha fatto vivere gli anni dell’adolescenza in modo molto sereno e comunitario, approfondendo le materie con insegnanti e compagni di classe."

  • Attitudini matematiche, scelta del liceo scientifico…e come finisci a Giurisprudenza?

"Sono sempre stato indipendente nelle mie scelte, ma non del tutto istintivo. Prima di decidere mi piace informarmi, acquisire informazioni, comprendere.
All’epoca non esistevano gli Open Day e l’Università era per lo più sconosciuta a chi si diplomava o, al massimo, descritta attraverso le esperienze di conoscenti.

Con un mio amico andammo direttamente nelle Segreterie di Facoltà a consultare i programmi e informarci. Parlammo anche con gli studenti.

Non avendo ancora idea di cosa avrei voluto fare “da grande” volevo studiare qualche cosa che lasciasse tutte le porte aperte e Giurisprudenza mi sembrò avere queste caratteristiche, in termini di formazione.

Erano gli inizi degli anni ’90, appena scoppiata Tangentopoli, i Magistrati erano una categoria al centro dell’attualità e sicuramente quel risalto mediatico fu di ispirazione."

  • Però non hai fatto il magistrato…

"Studiare Giurisprudenza mi ha fin da subito appassionato ed ho terminato gli studi in quattro anni esatti. Ero giovanissimo e potevo fare quello che volevo.
La prima cosa che feci dopo la laurea fu frequentare uno dei corsi di preparazione al concorso in magistratura.

Nove ore filate in un cinema, una struttura in grado di accogliere le quasi 1.000 persone che eravamo. Incontrai alunni trentenni che ripetevano il corso per la terza volta.

Vidi davanti a me un percorso lungo e incerto, mentre io ero pieno di energie e volevo fare qualcosa per costruire il mio futuro, giorno per giorno . La magistratura era sicuramente un’attrazione nobile, ma capii che avevo bisogno di altri stimoli."

  • Volevi sporcarti le mani sul campo…

"Sì in tutti sensi, anche letteralmente visto che poi ho trovato il mio posto in mezzo a chi costruisce opere ingegneristiche. Iniziai il praticantato dedicandomi, come quasi tutti, alle piccole cause civili, quando fui selezionato per partecipare ad un corso di formazione con incluso uno stage di 10 giorni retribuito.

I docenti erano giuristi noti ed il tema erano le opere pubbliche. I temi al centro dell’esperienza formativa on the job mi interessarono talmente che per seguirla rinunciai ad una settimana bianca già prenotata!

Fu una scelta giusta perché tutta la mia successiva esperienza è partita da lì. Al termine dello stage mi chiesero di rimanere e mi spedirono in giro per i cantieri per dare assistenza legale ai clienti, tutte imprese di costruzione.

Ero un giovane alle prime armi, parlavo con tecnici ed ingegneri espertissimi che si affidavano al mio giudizio , dal momento che l’ambito legale era per loro sconosciuto. Un lavoro dunque a base di integrazione!

Con il senso di responsabilità ereditato da mio padre, l’aspettativa di quei primi colleghi mi fece investire tutta la serietà e l’impegno possibili. L’esperienza sul campo mi è servita tantissimo per comprendere i problemi, la realtà delle cose, le necessità delle persone. Fare il legale che studia le cause in studio non faceva per me!"

  • Hai scoperto subito di avere buone capacità manageriali?

"Subito non saprei, ma di sicuro sono stato messo alla prova in pochissimo tempo! Dopo qualche mese mi hanno mandato a fare il capo dell’ufficio legale del Consorzio che stava costruendo l’alta velocità in Emilia Romagna. La sede era a Priolo, 24 ore su 24 in cantiere.

Ritmi forsennati, problemi ovunque, tanti sacrifici, anche personali. Ma ogni giorno imparavo qualcosa.
Un ottimo allenamento per quelle che sembrano buone capacità di dialogo, problem solving e negoziazione su cui ho colto l’opportunità di investire.

Ma il vero battesimo del fuoco è arrivato poco dopo, quando sono stato assegnato all’Ufficio Legale del Consorzio per l’Alta Velocità Torino-Milano.

Appena arrivato, un decreto legge annullò la concessione e dovetti impostare da zero la strategia del ricorso. Vincemmo la causa, mantenemmo la concessione ed il consorzio, che al mio arrivo aveva 8 dipendenti, arrivò ad averne ben 8.000! Proprio poco prima che arrivasse la telefonata da Roma di mio padre."

  • Ancora tuo padre protagonista…avrai trattenuto il fiato come ai tempi delle elementari!

"Mio padre è un grande allenatore e come tutti gli allenatori che si rispettino, seguono da vicino i loro pupilli, anche quando non sembrano più averne bisogno.
Ho perciò sempre accolto il suo sostegno, come una forma di restituzione.

E in questo caso aveva anche buone notizie! Aveva letto su un giornale (all’epoca il lavoro si cercava ancora così…) un annuncio di lavoro e mi disse 'è a Roma, sono sicuro che stanno cercando te'.

In effetti aveva visto giusto, decisi di candidarmi anche per tornare nella Capitale. Fui chiamato al colloquio ed in pochi giorni entrai in Condotte (una delle più importanti imprese di costruzione del tempo ndr).

Primo incarico: rappresentare l’azienda in tutti i Consigli di Amministrazione dei Consorzi dei quali era parte. Un compito di grande responsabilità, considerato che non avevo ancora 30 anni.

Condotte era un’azienda padronale dove “il capo” teneva un dossier su tutti i cantieri che gestivamo. Ogni mese mi convocava per interrogarmi su cosa avevamo fatto, cantiere per cantiere.

Non potevo permettermi di presentarmi impreparato! Un metodo efficace per farmi comprendere l’importanza della preparazione e della cura dei dettagli."

  • E’ grazie a questa esperienza che ti si sono aperte le porte delle grandi aziende?

"Si proprio così. Uno dei manager di Condotte fu chiamato in Italferr, una controllata delle Ferrovie. Decise di portarmi con sé per creare da zero l’ufficio legale.
Ero talmente motivato da questa opportunità che rifiutai il raddoppio di stipendio che mi offrì Condotte.

A 30 anni ero il più giovane dirigente di tutte le Ferrovie. E poi si aprì la porta di Autostrade, uno dei principali investitori in opere pubbliche del Paese, che mi propose di prendere in mano il settore degli Acquisti.

Non mi dispiaceva cambiare settore e aprirmi ad altre esperienze che non fossero il solo ufficio legale e quindi accettai la proposta anche se mi dispiacque per le frizioni che il mio passaggio di azienda aveva provocato tra i due gruppi. Mi ha sempre onorato la stima da ambo le parti."

  • Oggi sei Direttore Generale Corporate in Autostrade. Che cosa vuol dire?

"Vuol dire che ho un ruolo bellissimo, che mi consente di aiutare l’azienda in molti settori diversi: gli acquisti, gli appalti, la consulenza legale e soprattutto le risorse umane.

Tutto questo avviene in chiave trasversale, partendo dalle persone, passando per le competenze, arrivando ai risultati. Avere la responsabilità di decidere quando si parla di persone è un’esperienza complessa, emozionante, che mi ricorda giorno dopo giorno l’importanza del mio ruolo.

La decisione su una causa legale può essere complicata, ma quella su una persona può cambiare la sua vita e quella della sua famiglia. Un compito delicatissimo che mi stimola e mi onora."

  • Da “capo” delle Risorse Umane che consigli dai ai giovani studenti?

"Puntare sulla multidisciplinarietà, unire competenze di vari settori, approfondire le capacità umanistiche e quelle scientifiche al tempo stesso. Mantenere le antenne alzate e le porte aperte, sempre.

La strada di ogni successo passa dalla collaborazione. Ad esempio, a chi decide di studiare giurisprudenza consiglio di non chiudersi in uno studio, ma uscire a conoscere la realtà.

Il legale, soprattutto quello “aziendale”, non può fornire pareri soltanto in base ai codici, ma deve essere in grado di analizzare e valutare i processi, gli elementi che sono rilevanti per il business. Io non sono ingegnere, ma dopo anni passati nei cantieri posso permettermi di dialogare con un direttore lavori senza essere visto come un estraneo."

  • E a chi sta per affrontare un colloquio? Che cosa valuti quando selezioni?

"Ovviamente le competenze tecniche. Sono la base, non possono mancare. Smarcate quelle, cerco di comprendere la motivazione delle persone.
Mi piace capire quanto un candidato abbia voglia di mettersi in gioco, di spendersi, di sacrificarsi per avere un impatto sul lavoro che andrà a fare e sull’azienda nella quale entrerà.

Non esiste un solo elemento che metta in evidenza tutto questo, sono indizi che possono emergere da tanti fattori, spesso anche un solo sguardo.
Che tu sia un ingegnere o un legale, sarà la preparazione e la determinazione a fare la differenza."

 

Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende

 

Data pubblicazione 5 Febbraio 2025, Ore 10:00
Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta