Concetti Chiave
- La d eufonica è un elemento fonico usato per evitare cacofonia tra due vocali consecutive, derivante dalle congiunzioni e preposizioni latine.
- Oggi si usa principalmente con le preposizioni a, e, o, per creare le forme ad, ed, od, soprattutto quando la vocale successiva è identica.
- Nonostante la sua rarità nell'uso quotidiano, è comune in scritti ufficiali e raccomandata dall'Accademia della Crusca in specifici contesti fonetici.
- Non si utilizza la d eufonica con parole che iniziano con 'h' aspirata o quando appesantisce la frase, come in "suoni od odori".
- La d eufonica non va mai seguita da una virgola e non si usa prima di un inciso, ossia una frase racchiusa tra virgole o trattini.
Questo appunto di Italiano si propone di illustrare l’origine, le regole che riguardano l’utilizzo della d eufonica nella lingua italiana e i possibili errori riportandone degli esempi.
La d eufonica è un’epitesi, ovvero un elemento fonico che si aggiunge dopo una singola vocale se essa è seguita da una parola che inizia con un’altra vocale.
Indice
Origine e caratteristiche della d eufonica
Nel passato era molto più diffuso l’utilizzo della d eufonica mentre ad oggi si usa esclusivamente in combinazione con la preposizione a, con la congiunzione o e la congiunzione e.
Questo segue tendenzialmente il gusto e lo stile degli autori o delle epoche. In passato questo fenomeno riguardava anche le parole ne, se e che di cui sono attestate le forme eufoniche ned, sed e ched. Nella lingua italiana contemporanea non si usano più queste forme ma se ne trova traccia in vocaboli quali qualcheduno o ciascheduno. L’origine è probabilmente da ricercarsi nelle congiunzioni e preposizioni latine che presentavano una consonante finale: et, ad e aut.
Questa tecnica si mette in pratica, sia nella lingua italiana parlata sia in quella scritta, per evitare lo scontro tra due vocali che produrrebbe una cacofonia, ovvero un suono sgradevole, o una difficoltà di pronuncia. Infatti eufonica deriva da eufonia che significa letteralmente “buon suono”, la quale prevede l’alternanza di suoni differenti tra vocali e consonanti, al contrario invece di cacofonia, ovvero il suono sgradevole che si genera dalla successione di due suoni identici.
Per approfondimenti sulla lingua italiana vedi anche qua
Regole di utilizzo della d eufonica
Dunque la d eufonica si usa solo qualora la preposizione a, la congiunzione o e la congiunzione e fossero seguite da una parola che inizia per vocale. Nello scritto si rende evidente tale fenomeno scrivendo una d in coda alle lettere che abbiamo elencato. Si avranno quindi la preposizione ad, la congiunzione od e la congiunzione ed. Nell’uso quotidiano contemporaneo questo fenomeno è sempre più raro e si manifesta per la maggior parte dei casi solo quando la lettera che segue è identica alla preposizione o congiunzione che la precede. Sebbene sia frequente trovarla negli scritti ufficiali, giornalistici, di atti pubblici, nella burocrazia ecc., l'Accademia della Crusca raccomanda: "L'uso della 'd' eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.). Ed e ad sono le forme più frequenti mentre è piuttosto raro trovare la congiunzione od.
Per fare altri esempi di espressioni che usiamo molto spesso attestanti l’uso della d eufonica: ad esempio, tu ed io, sono pronto ad andare, ad eccezione di, ad essi, ed ancora, ad ognuno il suo, ad ogni costo, ed eccoci qui, fino ad ora, lasciare ad intendere e molti altri. Alcuni di questi sintagmi suonerebbero addirittura strani senza la presenza della d eufonica poiché oramai sono forme cristallizzate nella lingua italiana. Non scriveremmo infatti a esempio, a essi, a andare, fino a ora, lasciare a intendere ecc.
Nel tempo questo processo ha dato origine a parole che in principio erano separate come ad esempio adagio presumibilmente formata dalle parole ad e agio.
Per approfondimenti sull’analisi grammaticale vedi anche qua
Quando non si usa la d eufonica
Non sempre è necessario l’uso della d eufonica. Tante volte potrebbe appesantire l’aspetto fonico di quello che dobbiamo esprimere. Nel linguaggio quotidiano o informale spesso si tralascia l’utilizzo della d eufonica. Ad esempio non diciamo baci ed abbracci ma semplicemente baci e abbracci o ancora congratulazioni e auguri invece che ed auguri. Inoltre come abbiamo detto od viene usato poco perché potrebbe rimandare a forme obsolete della lingua italiana.
Non si usa mai la d eufonica se la parola che precede inizia con H aspirata mentre si può trovare prima di parole che iniziano con la lettera H muta. Non troveremo quindi la frase “ho studiato ad Harvard” ma potremo trovare la frase “sono andato a Huelva”. In ogni caso, secondo i linguisti, vale la regola del provare a pronunciare quello che vogliamo dire per constatarne l’eufonia o la cacofonia dei suoni che lo compongono.
Inoltre non si usa se questa va ad appesantire l’aspetto fonico della frase, ad esempio se ci trovassimo di fronte a parole che iniziano con ad-, ed- od come ad esempio: suoni od odori, lo scrittore ed editore, ad Eva e ad Adamo. Nell’ultimo esempio la d eufonica può essere tranquillamente usata per il nome Eva mentre crea cacofonia con il nome Adamo per la ripetizione di suoni. Non si usa la d eufonica prima di un inciso, ovvero una frase o un sintagma racchiusi da due virgole o due trattini. Troveremo quindi: “e, ogni volta che ci penso, mi fa sempre sorridere” oppure “alla festa c'erano Luca, Marta e - ecco la sorpresa – anche Sara”. La d eufonica non può essere mai seguita da una virgola.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine della d eufonica nella lingua italiana?
- Quando si utilizza la d eufonica?
- Quali sono alcuni esempi comuni di utilizzo della d eufonica?
- Quando è sconsigliato l'uso della d eufonica?
- Qual è la raccomandazione dell'Accademia della Crusca sull'uso della d eufonica?
La d eufonica deriva dalle congiunzioni e preposizioni latine con consonante finale come et, ad e aut, ed è usata per evitare cacofonie tra vocali.
Si usa con la preposizione a e le congiunzioni o ed e, quando seguite da una parola che inizia con vocale, specialmente se la vocale è identica.
Esempi comuni includono "ad esempio", "tu ed io", "ad andare", "ed ecco", e "ad ogni costo".
È sconsigliato nel linguaggio informale, prima di parole con H aspirata, e quando appesantisce la frase o crea cacofonia.
L'Accademia della Crusca raccomanda di limitare l'uso della d eufonica ai casi di incontro della stessa vocale, come "ed ecco" o "ad andare".