Concetti Chiave
- La poesia "Alle fronde dei salici" di Salvatore Quasimodo utilizza immagini potenti per esprimere l'impossibilità dei poeti di cantare durante la guerra a causa della sofferenza e della morte circostante.
- Quasimodo impiega figure retoriche come metonimia, sinestesia, metafora e enjambement per intensificare il dolore e la desolazione della guerra nei suoi versi.
- Il poema inizia con una riflessione sulla funzione del poeta durante la guerra, sottolineando l'impegno civile di guidare e consolare attraverso la poesia, un compito reso impossibile dalla realtà bellica.
- Quasimodo crea un parallelo tra la sua condizione e quella degli Ebrei deportati a Babilonia, utilizzando il Salmo 137 per evidenziare la comune incapacità di esprimere gioia in un contesto di oppressione.
- Attraverso il richiamo al Salmo 137, il poeta denuncia non solo le atrocità della guerra ma anche l'antisemitismo, riaffermando il ruolo della poesia come strumento di denuncia e riflessione sociale.
Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo
da Acque e terreE come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
Analisi testuale
È una poesia composta a da endecasillabi sciolti, tranne l’ultimo versole figure retoriche presenti sono le seguenti
• Con il piede straniero sopra il cuore: - metonimia
• sull’erba dura di ghiaccio: - sinestesia
• al lamento/d’agnello dei fanciulli – metafora
• urlo nero/della madre - sinestesia
• triste vento - metafora – Il triste vento è simbolo del dolore
Sono presenti anche tre enjambaments:
• al lamento/d’agnello
• urlo nero/della madre
• figlio/crocifisso
La poesia Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo inizia con una risposta ad una serie di domande: perché voi poeti non cantate più? Perché non avete scritto le vostre poesie durante gli anni della guerra e avete smesso di guidarci in mezzo a questa vita disperata e piena di lacrime? Perché non ci avete aiutato ad affrontare il dolore della guerra? Proprio quella, infatti, era stata la funzione del poeta, quello era sempre stato il suo ruolo, quello il suo impegno civile nei confronti della popolazione.
Quasimodo risponde a questa domanda con un’altra domanda: e come potevamo noi poeti cantare i nostri versi durante la guerra se davanti agli occhi avevamo solo sangue, morte e dolore? Cosa dovevamo cantare in mezzo ai corpi dei morti abbandonati nelle piazze? Sull’erba ghiacciata e di fronte all’urlo disperato di madri che andavano a recuperare i corpi dei figli impiccati. Noi poeti avevamo appeso le nostre cetre alle fronde dei salici e il vento triste della morte le faceva oscillare.
Come aveva scritto anche Montale in Non chiederci la parola, Quasimodo chiede al lettore come avrebbe potuto continuare a esprimere in versi quello che aveva dentro col fine di guidare gli uomini verso la felicità e la vita, se ciò che aveva davanti agli occhi era solo il senso della morte, la sua violenza e la sua ineluttabilità in un contesto di guerra. E paragona la sua condizione a quella che un tempo era già stato il destino degli Ebrei. Importante risulta proprio questo richiamo al Salmo 137 nel quale si ricorda un fatto storico ovvero la deportazione degli Ebrei da Gerusalemme a Babilonia dopo che proprio Gerusalemme fu conquistata dal re babilonese Nabucodonosor. Gli ebrei raccontano come non potevano più cantare presi com'erano dalla sofferenza di aver perso la libertà.
Riportiamo il testo del Salmo 137
Salmo 137
Sui fiumi di BabiloniaLà sedevano piangendo
al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
"Cantareci i canti di Sion!"
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Da sottolineare quindi il parallelo nella domanda: come possiamo cantare di fronte a tanta sofferenza? Gli ebrei all'epoca e i poeti oggi non hanno parole di poesia e di guida da dispensare agli uomini .
Quasimodo "prende in prestito " l'immagine delle cetre appese al salice, ma è solo un “ prendere in prestito “ appunto, un omaggio che il poeta fa, non certo un plagio.
Inoltre, riportando all'attenzione del lettore questo salmo, il poeta si veste anche di un impegno civile denunciando ancora una volta l'antisemitismo.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della poesia "Alle fronde dei salici" di Salvatore Quasimodo?
- Quali figure retoriche sono presenti nella poesia e che significato hanno?
- Come risponde Quasimodo alla domanda sul perché i poeti non hanno cantato durante la guerra?
- Qual è il significato del riferimento al Salmo 137 nella poesia?
- Qual è il ruolo civile che Quasimodo attribuisce alla poesia e come lo esprime nella sua opera?
Il tema principale è l'impossibilità dei poeti di cantare e scrivere poesie di speranza e guida durante gli anni della guerra, a causa del dolore, della morte e della sofferenza che li circondava.
Nella poesia sono presenti metonimia, sinestesia, metafora e enjambement, usate per esprimere il dolore e la sofferenza della guerra in modo più vivido e emotivo.
Quasimodo risponde con un'altra domanda, evidenziando l'impossibilità di cantare di felicità e vita quando tutto ciò che si vede è morte e distruzione, paragonando questa condizione a quella degli Ebrei deportati a Babilonia.
Il riferimento serve a creare un parallelo tra la sofferenza degli Ebrei, incapaci di cantare in terra straniera, e quella dei poeti durante la guerra, entrambi privati della libertà e della gioia, sottolineando un tema di sofferenza universale.
Quasimodo attribuisce alla poesia un ruolo di impegno civile, denunciando le atrocità della guerra e l'antisemitismo attraverso il richiamo storico e l'uso di immagini potenti, sottolineando l'importanza della poesia come mezzo di riflessione e denuncia sociale.