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In Italia il lavoro c'è, specialmente se si seguono determinati percorsi di studio. Lo sanno bene i ragazzi che hanno scelto di diplomarsi negli istituti tecnici superiori (ITS). Perché queste scuole, nate da alcuni anni proprio con l'obiettivo di formare figure altamente specializzate e combattere così l'abbandono scolastico successivo all'istruzione obbligatoria, funzionano eccome.

Parlano le statistiche: secondo gli ultimi report, a un anno dal conseguimento del titolo, l'80% degli studenti diplomati trova un'occupazione. Non solo: nel 90% dei casi tale impiego è coerente con il percorso formativo scelto. Con circa la metà di loro che è stata assunta con contratto a tempo determinato o come lavoratori autonomi in regime agevolato. La scommessa di conciliare la formazione tecnica con le esigenze delle aziende, dunque, si sta affermando anche nel nostro Paese (esempi simili ci sono in altre nazioni europee) come un'alternativa più che valida all'iscrizione all'università.

Cosa sono gli ITS

Ai più, però, gli Istituti tecnici superiori sono ancora poco conosciuti. Anche se le scuola ad alta specializzazione tecnologica sono attive in Italia sin dal 2010 e, a partire dal 2013, i percorsi degli ITS sono diventati stabili. Iniziando a sfornare tecnici da collocare in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese. Figure che, a posteriori, si sono dimostrate molto ambìte dalle aziende.

Le aree in cui operano, attualmente, i 104 ITS presenti nelle varie regioni italiane sono 6: Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della Vita, Tecnologie innovative per i Beni e le Attività culturali – Turismo, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione e Nuove tecnologie per il Made in Italy (che al suo interno comprende altre cinque divisioni: sistema Meccanica, sistema Moda, Servizi alle imprese, sistema Agroalimentare, sistema Casa).

Con un numero di iscritti che, secondo l'ultima rilevazione disponibile elaborata da Indire e Miur, e costantemente cresciuto: ad oggi sono più di 15mila, distribuiti tra i 598 percorsi attivi. Studenti ITS che, per il 45%, sono giovani di età compresa tra 20 e 24 anni e per un un terzo tra 18 e 19 anni, per lo più provenienti da istituti tecnici (63%).

ITS, formazione sul campo

I settori con le migliori performance occupazionali per i diplomati dell'anno 2017 (dati Indire) - sempre a un anno dal diploma - sono quelli della Mobilità sostenibile (83,4%) e delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (82,5%). Tra gli ambiti del made in Italy, quelli in grado di assorbire il maggior numero di diplomati, sono risultati il Sistema Meccanica (91,9%) e il Sistema Moda (86,3%).

Un lavoro che, tra l'altro, arriva relativamente presto dal punto di vista anagrafico, visto che i percorsi di questi istituti hanno una durata biennale o triennale (4/6 semestri - per un totale di 1800/2000 ore). Offrendo, come detto, una formazione molto vicina alla realtà lavorativa in cui poi gli studenti saranno inseriti. Con lo stage obbligatorio per il 30% delle ore complessive (con la possibilità di svolgere i tirocini anche all'estero) e con almeno il 50% dei docenti che proviene dal mondo del lavoro e dalle stesse aziende a cui i ragazzi potranno rivolgersi con il titolo in mano. Perché ciascun diploma corrisponde a figure nazionali, a piani di studi definiti con le imprese e a competenze sviluppate nei luoghi di lavoro.

ITS, in partenza nuova campagna di promozione

L'unica cosa che probabilmente manca agli ITS per fare il salto di qualità definitivo è una buona pubblicità. Ed è proprio quella che ha in mente di fare il governo Conte. Il sottosegretario all'Istruzione, Giuseppe De Cristofaro, intervenuto a margine della sua visita a JOB&Orienta 2019, è stato chiaro sull'argomento: "Gli Its sono una realtà che funziona: i dati sono molto incoraggianti e ci dicono che c’è un’altissima percentuale di studenti iscritti che poi, effettivamente, trova lavoro. Sono un punto di forza del nostro ordinamento, ma scontano il limite, ad oggi, di essere ancora troppo poco conosciuti. Penso che la nuova campagna di comunicazione ci possa aiutare. È giusto che le studentesse e gli studenti e le loro famiglie debbano sapere che gli Its sono uno strumento utile che può dare uno sbocco lavorativo a diverse migliaia di persone". Un primo tassello per far partire alla grande la nuova strategia potrebbero essere i 32 milioni di euro stanziati dal Miur lo scorso maggio, con l'allora ministro Bussetti, da destinare alle regioni che utilizzeranno le risorse per organizzare i corsi ITS.