Concetti Chiave
- Il lessema "gutta" è un sostantivo femminile della prima declinazione, usato come soggetto nella frase, e può significare goccia, macchia o piccola parte.
- "Cavat" è la terza persona singolare del presente indicativo attivo del verbo "cavare", che significa rendere cavo o passare da parte a parte.
- "Lapidem" è l'accusativo singolare del sostantivo maschile "lapis", che significa pietra o sasso, usato come complemento oggetto.
- La frase "gutta cavat lapidem" esprime in senso figurato che la perseveranza porta al successo, ed è tratta dalle Epistolae ex Ponto di Ovidio.
- L'espressione è un topos diffuso nell'antichità e presente in letteratura fino all'età moderna, con varianti in diverse lingue europee.
Questo appunto di Grammatica Latina tratta della frase “gutta cavat lapidem” che significa “la goccia scava la pietra”. Se ne presenterà l’analisi morfosintattica, etimologica e semantica e se ne descriveranno poi l’origine e l’uso.
Indice
Gutta cavat lapidem:analisi del lessema gutta
Nella frase “gutta cavat lapidem”, “gutta” costituisce il soggetto.
Si tratta di un sostantivo femminile della prima declinazione al caso nominativo singolare. Nella nostra frase ha il significato di goccia ma si può anche riferire alle macchioline dalla forma di gocce sulle ali delle api, sul corpo di serpenti e lucertole, su pietre. In Vitruvio, autore quasi certamente vissuto in età augustea e autore del trattato in dieci libri De architectura, “gutta” è inteso come termine tecnico architettonico. Infatti, nella trabeazione dorica sono chiamati gocce i sei piccoli cilindri o coni che pendono da un listello in corrispondenza a ogni triglifo. “Gutta” può infine avere il significato di “piccola parte”. Dal lessema “gutta” derivano:
I verbi “gutto” e “guttio”, solo conservati in glosse, che si traducono “gocciolare”.
L’aggettivo della prima classe “guttatus guttata guttatum” (propriamente participio perfetto del sopracitato “gutto”) che significa “macchiato, chiazzato”.
Il sostantivo femminile della prima declinazione “guttula guttulae” che si traduce “gocciolina” e in senso figurato “un briciolo”.
L’avverbio guttatim il cui significato “goccia a goccia” può essere anche figurato.
Per quanto riguarda l’etimologia, il lessema “gutta” è una forma espressiva a consonante interna geminata in cui la u può essere l’esito di una vocale ridotta preceduta da una labiovelare sonora. Se tale ipotesi fosse certa sarebbe possibile accostarlo all’armeno kat’n.
Gutta cavat lapidem: analisi del lessema cavat
“Cavat” è la terza persona singolare del presente indicativo attivo del verbo cavo cavas cavavi cavatum cavare che si traduce “incavare, rendere cavo”. Può anche significare “passare da parte a parte”, come nella frase di Ovidio “parmam gladio cavari cernit” vale a dire “vede che lo scudo è passato da parte a parte dalla spada” . In Plinio “luna cavans cornua” che si traduce “la luna che scava le [sue] estremità” si riferisce alla luna calante. Con valore pregnante “cavo” ha l’accezione di “fare, fabbricare, lavorare scavando”.
Il verbo deriva dall’aggettivo della prima classe “cavus cava cavum” da cui deriva anche il sostantivo “caverna”. L’aggettivo ha la stessa radice del greco κοῖλος “cavo” che deriva da *κοϝιλος ed è attestato nella prima parte del composto miceneo ko-wi-ro-wo-ko. Tale lessema è registrato nel primo rigo della tavoletta di Cnosso KN B101 ed è un appellativo di persona che può forse essere reso in greco alfabetico come *κοϝιλο-ϝοργός ma del quale non è possibile specificare il significato concreto.
Gutta cavat lapidem: analisi del lessema lapidem
Nella frase “gutta cavat lapidem” “lapidem” è l’accusativo singolare del sostantivo maschile della terza declinazione con il tema in dentale lapis lapidis e costituisce il complemento oggetto. “Lapis” significa “pietra, sasso” come il sostantivo neutro della seconda declinazione “saxum saxi” che però indica un pietra più grossa, un macigno, sicché spesso i due termini si trovano uniti (lapides saxaque). Il lessema può essere usato in senso figurato per indicare la durezza delle parole come in lapides loqui: “dire pietre” vale a dire “parole dure”. Può inoltre essere impiegato come insulto per riferirsi alla stupidità di un individuo come al verso 831 dell’ Heautontimorumenos di Terenzio dove si legge “quid stas, lapis?” che si traduce “perché rimani fermo, stupido?”. Secondo alcuni studiosi “lapis” avrebbe la stessa radice del greco λέπας che significa “rupe”; secondo Hubschmid si tratterebbe invece di due prestiti paralleli su una base attestata nel dominio iberico e romano “lapa”, “altopiano roccioso”.
Per quanto riguarda la flessione del sostantivo “lapis lapidis” può avere l’ablativo, oltre che “lapide”, anche “lapide” in Lucrezio. In Ennio è attestata la forma arcaica di ablativo “lapi”. Per il genitivo plurale, oltre all’attesto lapidum, si trova lapiderum.
Gutta cavat lapidem: origine e significato contestualizzato
La frase “gutta cavat lapidem” significa dunque “la goccia scava la pietra” ed è usata in senso figurato per esprimere che chi perdura nella determinazione di non arrendersi, esercitando la pazienza e la costanza, potrà senza dubbio conseguire ciò a cui aspira. La citazione esatta è tratta dal quinto verso della decima epistola del quarto libro delle Epistolae ex Ponto di Ovidio. Publio Ovidio Nasone fu un poeta latino, nato a Sulmona nel 43 a.C., che nell’8 d.C. fu condannato alla relegazione a Tomi, l’odierna Costanza sul mar Nero, per ragioni che non sono affatto chiare. Lo stesso Ovidio (Tristia 2.1.207) dice di essere stato rovinato da “duo crimina, carmen et errore” vale a dire “da due colpe:una poesia e un errore”. Per quanto riguarda la poesia si riferisce sicuramente all’Ars amatoria che però era stata pubblicata già da alcuni anni poiché fu composta tra l’1 a.C. e l’1 d.C. Sembra che la vera causa della condanna sia stata la partecipazione a qualche scandalo, forse quello che vide protagonista la nipote di Augusto Giulia Minore (la figlia della figlia Giulia Maggiore), relegata nello stesso anno in una delle isole Tremiti. Ovidio giunse a Tomi nel marzo del 9 d.C e vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 14 d.C. I tre libri delle Epistolae ex Ponto (il quarto libro fu pubblicato postumo) risalgono proprio a quest’epoca: si tratta di lettere in forma di elegie indirizzate a varie persone quali la terza moglie di Ovidio, parenti e amici, tra cui molti personaggi influenti vicini all’imperatore Augusto. La decima epistola del quarto libro, in cui è presente la frase “gutta cavat lapidem” è indirizzata al poeta Albinovano Pedone a cui Ovidio dice:
Haec mihi Cimmerio bis tertia ducitur aestas
litore pellitos inter agenda Getas.
ecquos tu silices, ecquod, carissime, ferrum
duritiae confers, Albinovane, meae?
gutta cavat lapidem, consumitur anulus usu,
atteritur pressa vomer aduncus humo.
tempus edax igitur praeter nos omnia perdet.
Trascorre questa sesta estate che devo vivere sulla sponda cimmeria tra i Geti impelliciati. Quali pietre mai, carissimo Albinovano, quale ferro puoi paragonare alla mia resistenza? La goccia scava la pietra, un anello è consumato dall’uso, l'aratro uncinato affondato nel suolo è logorato. Il tempo vorace distruggerà tutto tranne me.
La frase, sebbene in forma leggermente diversa, è già presente in Lucrezio 1.313 dove leggiamo “Stillicidi casus lapidem cavat” che si traduce “il cadere d’una goccia scava la pietra”. Si tratta di un topos molto diffuso nell’antichità e che perdura nelle sentenze medievali fino all’età moderna dove, oltre che nell’originaria forma latina, si trova tradotta in varie lingue europee.
Per approfondimenti su Ovidio vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della frase "gutta cavat lapidem"?
- Qual è l'origine della frase "gutta cavat lapidem"?
- Come viene analizzato il lessema "gutta" nella frase?
- Qual è l'analisi morfosintattica del verbo "cavat"?
- Qual è il significato figurato del lessema "lapidem"?
La frase "gutta cavat lapidem" significa "la goccia scava la pietra" ed è usata in senso figurato per esprimere che la perseveranza e la costanza possono portare al raggiungimento degli obiettivi.
La frase è tratta dal quinto verso della decima epistola del quarto libro delle "Epistolae ex Ponto" di Ovidio, un poeta latino vissuto tra il 43 a.C. e il 14 d.C.
"Gutta" è un sostantivo femminile della prima declinazione al nominativo singolare, che significa "goccia". Può anche riferirsi a macchioline o avere significati tecnici in architettura.
"Cavat" è la terza persona singolare del presente indicativo attivo del verbo "cavare", che significa "incavare" o "rendere cavo". Può anche significare "passare da parte a parte".
"Lapidem" è l'accusativo singolare del sostantivo "lapis", che significa "pietra". In senso figurato, può indicare la durezza delle parole o essere usato come insulto per riferirsi alla stupidità di una persona.