Concetti Chiave
- Il concetto di capro espiatorio ha origine nel rito ebraico dello Yom Kippur, dove un capro veniva simbolicamente caricato dei peccati della comunità e portato nel deserto.
- I sacrifici, compresi quelli umani, erano pratiche comuni nell'antichità per placare divinità e ottenere benefici, come dimostrato da numerosi esempi mitologici e religiosi.
- René Girard ha esplorato la figura del capro espiatorio, evidenziando come società e religioni utilizzino vittime sacrificali per canalizzare la violenza e mantenere l'ordine sociale.
- Oggi, il termine "capro espiatorio" si riferisce a individui o gruppi ingiustamente accusati di colpe collettive, spesso per distogliere l'attenzione dai veri responsabili.
- Nelle società moderne, la caccia al capro espiatorio colpisce frequentemente le minoranze, alimentando discriminazione e intolleranza attraverso meccanismi ricorrenti nella storia.
Questo appunto di italiano si propone di illustrare il concetto di capro espiatorio e l’origine dell’espressione legata al rito ebraico dell’espiazione. La sua diffusione nella mitologia e nella religione e il fenomeno della caccia al capro espiatorio nelle società moderne.
Indice
Capro espiatorio: definizione e origine
Il capro espiatorioè per definizione l’essere animato (umano o animale) o inanimato che ricopre il ruolo di colpevole, incanalando nella sua figura tutte le colpe di una comunità, la quale grazie a questo processo viene liberata.
Il nome ha origine dal rito ebraico compiuto durante lo Yom Kippur, la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell’espiazione dei peccati e la riconciliazione, durante il quale avveniva il sacrificio del capro. Nel giorno di Kippur il sommo sacerdote estraeva a sorte tra due capri: il primo capro veniva immolato su un altare all’ingresso del Tempio di Gerusalemme e con il suo sangue venivano purificati il Tempio stesso e l’altare. Sul secondo capro il sommo sacerdote confessava i peccati del popolo di Israele, esso poi veniva condotto nel deserto, a circa 12 chilometri da Gerusalemme, dove secondo la tradizione veniva lanciato da Azazel, un precipizio. Il primo capro veniva chiamato espiatorio mentre il capro condotto nel deserto veniva chiamato emissario. Questa era una delle cerimonie più importanti fino alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme avvenuta nel 70 d.C.
Per approfondimenti sul Tempio di Gerusalemme vedi anche qua
Capro espiatorio e sacrificio nell’antichità e nella mitologia
Il sacrificio è l’atto rituale attraverso il quale si dedica un oggetto, un animale o un essere umano a un’entità sovrumana o divina, come segno di devozione o per ottenere qualche beneficio. Esso è di fondamentale importanza nella maggior parte delle religioni. L’uomo fin dall’antichità ha compiuto sacrifici per invocare la grazia degli dei, per un buon raccolto, per fermare le carestie, per ottenere una buona salute e così via.
Sono tantissime le testimonianze nella mitologia e nei testi sacri di sacrifici umani. Ad esempio, nella Bibbia, Dio preferisce i doni di sangue di Abele rispetto ai frutti di Caino, gli ebrei sacrificarono l’agnello cospargendo del suo sangue le porte di casa per salvarsi dall’ultima piaga d’Egitto. Non mancano esempi di sacrifici umani come quello di Ifigenia, figlia di Agamennone, che credendo di doversi preparare per le sue nozze con Achille fu ingannata e invece condotta in sacrificio per placare l’odio della dea Diana.
Secondo l’antropologo Girard nel cristianesimo il capro espiatorio definitivo è Gesù Cristo il cui sangue viene versato per salvare l’umanità. Cristo, l’agnello di Dio (si noti che ricorre la figura dell’agnello), accoglie tutte le colpe del genere umano espiandole attraverso il suo sacrificio. La prefigurazione simbolica di Cristo come capro espiatorio per la remissione dei peccati degli uomini si trova già nel settimo capitolo della Lettera di Barnaba, una delle lettere apocrife del Nuovo Testamento scritta tra il 70 e il 132 d.C.
Capro espiatorio nel pensiero dell’antropologo René Girard
René Girardè stato un critico letterario e antropologo francese. Nel 1982 scrisse Le bouc émissaire importante testo di antropologia filosofica e di filosofia della religione, nel quale pone l’accento sul nesso inscindibile che lega il sacro alla violenza e al sacrificio. Girard individua le quattro caratteristiche ricorrenti nelle persone “sacrificabili” nella società: sono persone che mostrano difformità rispetto al resto del gruppo, non sono necessarie alla sopravvivenza del gruppo, hanno rango sociale estremamente basso o estremamente privilegiato e vivono con il gruppo senza appartenerne totalmente. Ciò che sostiene Girard è che la società ricorre a dei capri espiatori sacrificabili, vittime relativamente indifferenti, come valvola di sfogo per una società che altrimenti ripiegherebbe la violenza all’interno dando origine a tensioni sociali.
La ricerca del capro espiatorio al giorno d’oggi
L’espressione capro espiatorio oggi viene usata in modo figurato per riferirsi a qualcuno o qualcosa che viene identificato come il responsabile di colpe collettive rispetto alle quali in realtà è innocente. Esso è colui che dovrà subire le punizioni per errori che non ha commesso. L’espressione comune “cercare un capro espiatorio” significa quindi cercare qualcuno sul quale scaricare la colpa e la responsabilità proteggendo invece i veri colpevoli. Spesso nelle dinamiche politiche e come strumento di propaganda, la caccia al capro espiatorio si scaglia contro i più fragili, le minoranze spesso vittime di discriminazioni, individui o gruppi sui quali è più facile scaricare la colpa dei problemi della società aizzando contro di essi odio e intolleranza. Questo purtroppo è un meccanismo che si verifica con regolarità nella storia umana, basti pensare a tutte le donne bruciate nel 1600 perché ritenute streghe maligne, alla strage degli ebrei, persone con disabilità e zingari durante la Seconda Guerra Mondiale. Ad oggi come responsabili dei mali della società sono spesso additati i migranti, i tossicodipendenti, gli omosessuali e tutte le altre minoranze che compongono la nostra società alimentarndo odio, razzismo e omofobia.
Per approfondimenti sull’Olocausto vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del concetto di capro espiatorio?
- Come viene interpretato il capro espiatorio nel cristianesimo secondo René Girard?
- Quali sono le caratteristiche delle persone "sacrificabili" secondo René Girard?
- Come viene utilizzata oggi l'espressione "capro espiatorio"?
- Quali sono le conseguenze della ricerca del capro espiatorio nelle società moderne?
Il concetto di capro espiatorio ha origine dal rito ebraico dello Yom Kippur, dove un capro veniva sacrificato per espiare i peccati della comunità.
René Girard interpreta Gesù Cristo come il capro espiatorio definitivo, il cui sacrificio espiatorio salva l'umanità, accogliendo tutte le colpe del genere umano.
Secondo Girard, le persone "sacrificabili" mostrano difformità rispetto al gruppo, non sono necessarie alla sua sopravvivenza, hanno un rango sociale estremo e vivono con il gruppo senza appartenervi totalmente.
Oggi, l'espressione "capro espiatorio" è usata in modo figurato per indicare qualcuno che viene ingiustamente ritenuto responsabile di colpe collettive e subisce punizioni per errori non commessi.
La ricerca del capro espiatorio nelle società moderne porta spesso a discriminazioni contro minoranze e individui vulnerabili, alimentando odio, razzismo e intolleranza.