Concetti Chiave
- L'innovazione tecnologica nel settore secondario include innovazioni di processo e prodotto, influenzando l'organizzazione del lavoro e la creazione di nuovi settori produttivi come la robotica.
- La ricerca e sviluppo sono cruciali per le imprese per mantenere la competitività e richiedono significativi investimenti per accelerare il ritmo dell'innovazione nei settori industriali avanzati.
- Il ciclo di vita dei prodotti si articola in tre fasi: innovazione, maturità e standardizzazione, influenzando la localizzazione della produzione per ottimizzare i costi.
- L'evoluzione del sistema industriale è stata caratterizzata da tre fasi rivoluzionarie che hanno introdotto nuove energie e tecnologie, con un impatto significativo sull'organizzazione della produzione.
- Le multinazionali, nate nel XIX secolo, sono complesse strutture imprenditoriali che operano a livello globale, sfruttando vantaggi fiscali e riducendo i costi del lavoro tramite il decentramento.
Due tipi di innovazioni : per innovazione si intende una conoscenza tecnico-scientifica utilizzata a fini industriali e commerciali; mentre l’invenzione può essere applicata o meno ai processi di produzione, l’innovazione è sempre destinata a modificarli e a volte consente addirittura la nascita di nuovi settori produttivi(innovazione di processo), come lo sviluppo della robotica. Si parla di innovazione anche quando viene immesso sul mercato un nuovo prodotto o ne viene migliorato uno già esistente( innovazione di prodotto). Le innovazioni di processo possono anche riguardare l’organizzazione del lavoro come just in time: introdotto in Giappone, nell’azienda Toyota che consiste nel limitare al massimo le scorte di magazzino e nel produrre solo dopo aver ricevuto l’ordine.
Indice
Importanza della ricerca
La ricerca fonte di sviluppo : le imprese hanno l’esigenza di investire grandi capitali nella ricerca per continuare ad accrescere la propria capacità innovativa ed anticipare, combattere la concorrenza. Il grado di innovazione tecnologica del processo produttivo consente di classificare i settori industriali in 2 grandi gruppi:
- settori tradizionali: a basso contenuto tecnologico(industria tessile, abbigliamento, e quella derivata dall’artigianato);
- settori avanzati, che realizzano produzioni ad alta tecnologia e in cui vi è una stretta integrazione tra industria e ricerca scientifica(industria informatica, biotecnologica, cosmetica). Esse devono stabilire rapporti sempre più stretti con le attività di ricerca per accelerare il ritmo dell’innovazione. Le aziende sono quindi obbligate a destinare una quota considerevole dei propri investimenti alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie produttive e disporre di tecnici qualificati e di capacità finanziarie per realizzare investimenti a lungo termine.
Ciclo di vita dei prodotti
Il ciclo di vita dei prodotti (p.239) : secondo questa teoria la produzione di un bene attraversa tre fasi consecutive: innovazione, maturità e standardizzazione. Durante la fase dell’innovazione i nuovi beni sono prodotti in quantità limitate nei paesi industrialmente più avanzati dove si concentrano capitali, attività di ricerca. I costi iniziali sono altri e si ha quindi un decollo iniziale. Successivamente nella fase di maturità e standardizzazione la produzione in serie ha costi più contenuti e vengono creati impianti in paesi a livello di sviluppo intermedio perché per l’impresa diventa più conveniente trasferire la produzione in paesi dove il costo del lavoro è più basso. In queste fasi i profitti aumentano e i ricavi raggiungono un punto di massimo, e dopo si ha un declino del prodotto, specie se esso è alla moda dopo poco tempo viene consumato in quantità minori.
L’evoluzione del sistema industriale (p.240)
La Rivoluzione industriale : è una pietra miliare nella storia; si tratta di un insieme di mutamenti di carattere economico e sociale che si realizzano in Inghilterra alla fine del 700 per poi diffondersi nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti. Il decollo industriale inglese fu reso possibile da un insieme di fattori favorevoli: il rapido aumento della popolazione, l’ascesa politico-sociale della borghesia, l’abbondanza di materie prime, fonti energetiche e disponibilità di capitali. L’introduzione di importanti innovazioni tecnologiche, tra le quali l’adozione del vapore come forza motrice consente di aumentare la produttività del lavoro, diminuendo i costi di produzione e di concentrare tutte le attività di trasformazione in un unico luogo di lavoro: la fabbrica, il lavoro non è più a domicilio.
La seconda fase : L’industria fece poi enormi passi avanti tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 grazie ai progressi nella ricerca scientifica. Furono utilizzate nuove fonti di energia, come il petrolio e la scoperta di nuovi utilizzi di esso, e si affermarono nuovi settori produttivi come la chimica, la meccanica(motore a scoppio) e l’elettrotecnica. In particolare l’elettricità fu la grande protagonista della seconda Riv. Ind.le e la possibilità di distribuirla a grande distanza consentì una più ampia diffusione territoriale delle attività ind.li.
La terza fase : dal 1960 ad oggi il rapporto tra scienza e industria è diventato ancora più stretto e il ritmo dell’innovazione tecnologica ha subito una rapida accelerazione. Sono sorte nuove branche produttive come la telematica, la robotica, le biotecnologie e l’informatica, questa 3° Riv. è detta anche “Riv. del silicio”(materiale usato nei componenti microelettronici). I risultati più appariscenti sono stati la progressiva automazione e robotizzazione della fabbrica e l’impiego di una forza lavoro altamente qualificata, e il lavoro manuale si è ridotto.
L’evoluzione dell’impresa (p.241 – 242)
La concentrazione industriale : a partire dalla 2°metà dell’800, per far fronte alla produzione di massa, si manifesta la tendenza all’aumento delle dimensioni degli stabilimenti e alla concentrazione industriale. La grande impresa ottiene così una produzione di serie su larga scala, e l’introduzione di innovazioni tecnologiche migliore le condizioni di acquisto delle materie prime. Le prime imprese di grandi dimensioni si formano alla fine dell’800 negli Stati Uniti in settori come quello automobilistico in cui il principio della divisione del lavoro attraverso il taylorismo viene portato al suo massimo sviluppo. Taylor era il capolista della corrente Organizzazione scientifica del lavoro, cioè l’ottimizzazione della relazione di lavoro tra macchina e uomo. In Europa le grandi imprese si diffondono specie dopo la 2° Guerra Mondiale.
Il decentramento : il modello basato sulla grande impresa, pur avendo una posizione di dominio nell’economia mondiale, entra in crisi negli anni 70 del 900 perché si hanno degli aumenti del costo del lavoro, delle crisi petrolifere e i progressi compiuti dall’elettronica, dalla telematica hanno dato il via ad unità produttive di dimensioni ridotte. La piccola unità produttiva è più flessibile in quanto ha minori costi gestionali, ha un maggiore controllo degli impianti, ha una maggiore capacità di gestire l’innovazione tecnologica e di investire in manodopera altamente qualificata, si adatta con prontezza ai mutamenti economici che avvengono a livello internazionale. Negli ultimi decenni ha avuto un forte aumento il decentramento produttivo, cioè lo scorporo dei processi produttivi: varie fasi del ciclo produttivo vengono affidate/decentrate a numerose aziende di dimensioni ridotte anche distanti dalla grande impresa.
Costo del lavoro e decentramento
Costo del lavoro e decentramento : il costo del lavoro è un fattore determinante nell’ubicazione degli impianti industriali. In genere i salari risultano molto bassi nei paesi a sviluppo intermedio dove l’offerta di lavoro è superiore alla domanda, nelle aree in cui diminuiscono le opportunità di impiego, come accade nelle zone depresse con effetti di diffusa disoccupazione, dove esistono opportunità di impiego solo per una parte della popolazione e nei paesi in cui l’assenza di scioperi o di forti conflitti sindacali garantisce la continuità della produzione. Il trasferimento dell’industria in aree a basso costo ha ridotto l’importanza della qualificazione della manodopera, aspetto molto negativo. Offshoring: delocalizzazione al di là dell’Oceano. Gabbie salariali : gli stipendi variavano in base al costo della vita, sono però state eliminate.
Dimensioni delle imprese
Dimensioni delle imprese e loro relazioni (p.243) : possono essere classificate in 4 categorie:
- grandi: più di 500 addetti
-medio - grandi: tra i 250 e i 500 addetti
-medie: tra i 50 e i 250 addetti
-piccole: numero di addetti che non supera i 50
Tradizionalmente, alcuni comparti industriali ad alta intensità di capitale come il settore siderurgico e automobilistico realizzano i loro cicli di produzione in impianti di grandi dimensioni, in altri comparti come quello tessile e alimentare prevalgono le piccole imprese e le esigenze di capitali sono più ridotte. Indotto: sta nel fatto che alcuni lavori si fanno fare ad altre aziende minori che sorgono in aree prossime all’azienda committente. Le imprese non operano nel sistema economico in modo isolato ma attraverso una fitta rete di scambi con altre aziende fornitrici di prodotti e di servizi. La relazione funzionale è verticale quando l’intero ciclo di produzione si realizza all’interno di una singola unità produttiva. La relazione è invece orizzontale quando l’impresa utilizza prodotti e servizi forniti da altre imprese, questa è la forma prevalente nell’industria dell’automobile: pezzi assemblati in 1 unico prodotto finale. Outsourcing: esternalizzazione della produttività.
Le multinazionali (p.244 – 245) : il loro unico obiettivo è il profitto, sono sorte nel corso della seconda metà del 800 negli Stati Uniti e in Europa per commercializzare alcuni prodotti agricoli di piantagione e per rifornire materie prime. Dopo la 2° Guerra Mondiale sono aumentate per numero, per capacità di produzione e di commercializzazione, quelle agricole lasciano il posto a quelle manifatturiere. Le multinazionali sono grandi gruppi complessi imprenditoriali formati da diversi organismi, separati per sede territoriale e spesso anche per settore di attività. Le unità produttive sono legate tra loro dal vincolo della partecipazione azionaria a un solo gruppo centrale, dall’attività di produzione in quanto l’impresa centrale controlla, coordina l’organizzazione, le tecnologie e i metodi utilizzati attraverso una struttura gerarchica piramidale, i profitti realizzati nella periferia defluiscono verso il centro, cioè la casa madre. Sono presenti anche nei paesi emergenti, e alcune hanno un fatturato maggiore del PIL di certi paesi, e spesso esse riescono a sviare le leggi. Una gestione finanziaria comune riduce i rischi imprenditoriali e permettono di caricare i profitti sulle società dislocate in Paesi con favorevoli sistemi fiscali, il decentramento diminuisce il costo del lavoro, giornate lavorative molto pesanti, negli ultimi tempi però i lavoratori stanno ottenendo alcuni riconoscimenti. La fase evolutiva attuale delle multinazionali vede la nascita dell’impresa globale(o transnazionale), dove diverse società operano in parallelo e le filiali acquistano valore e potere decisionale rispetto alla società madre: è cosi possibile trarre il massimo vantaggio dalle particolarità di diversi mercati del singoli paesi per differenziare anche la gamma di prodotti.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra innovazione e invenzione nel contesto industriale?
- Come si classificano i settori industriali in base al grado di innovazione tecnologica?
- Quali sono le fasi del ciclo di vita di un prodotto secondo la teoria presentata?
- Quali sono le caratteristiche principali della terza fase della Rivoluzione Industriale?
- Qual è il ruolo delle multinazionali nell'economia globale secondo il testo?
L'innovazione si riferisce a una conoscenza tecnico-scientifica utilizzata a fini industriali e commerciali, destinata a modificare i processi produttivi o a creare nuovi settori, mentre l'invenzione può o meno essere applicata ai processi di produzione.
I settori industriali si classificano in settori tradizionali, a basso contenuto tecnologico, e settori avanzati, che realizzano produzioni ad alta tecnologia con una stretta integrazione tra industria e ricerca scientifica.
Il ciclo di vita di un prodotto attraversa tre fasi consecutive: innovazione, maturità e standardizzazione, con variazioni nei costi e nei profitti durante ciascuna fase.
La terza fase è caratterizzata da un rapporto più stretto tra scienza e industria, con una rapida accelerazione dell'innovazione tecnologica e la nascita di nuove branche produttive come la telematica, la robotica e l'informatica.
Le multinazionali, nate nella seconda metà del 1800, sono grandi gruppi imprenditoriali che operano a livello globale, con l'obiettivo di massimizzare i profitti, spesso superando le leggi locali e sfruttando vantaggi fiscali e di costo del lavoro.