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Concetti Chiave

  • La crescita della popolazione mondiale è concentrata nei paesi meno sviluppati, con un incremento di 75 milioni di persone all'anno, mentre l'Europa vede migrazioni interne dall'est verso l'ovest più sviluppato.
  • La distribuzione della popolazione è disomogenea, con la maggior parte concentrata in Asia e Africa, mentre regioni come la Siberia e l'Australia rimangono scarsamente popolate.
  • La transizione demografica descrive il cambiamento nei paesi in via di sviluppo, dove la mortalità diminuisce prima della natalità, portando a un aumento temporaneo della popolazione.
  • Nei paesi sviluppati, la bassa natalità e l'aumento dell'aspettativa di vita portano a una crescita demografica ridotta, con l'immigrazione che svolge un ruolo nel mitigare l'invecchiamento della popolazione.
  • I flussi migratori globali vedono un movimento significativo verso l'Europa occidentale, gli Stati Uniti e altri paesi sviluppati, con gli immigrati che spesso accettano lavori meno desiderati dai locali, contribuendo a una società multietnica.

Indice

  1. Popolazione
  2. La distribuzione della popolazione
  3. Migranti
  4. I flussi migratori
  5. Integrazione

Popolazione

La popolazione mondiale cresce soprattutto nei paesi meno sviluppati perché si fanno più figli.
La popolazione dei paesi meno sviluppati migra verso i paesi più ricchi.
In Europa, molte persone cercano di lasciare la parte meno sviluppata del continente, quella centrorientale e balcanica, per andare verso gli stati occidentali, economicamente più sviluppati.
L’emigrazione è più semplice per le persone che appartengono all’unione europea (Romania, Bulgaria, Croazia, Polonia, ecc.) E più difficile per gli “extracomunitari” che provengono da Albania, Serbia, ucraina e dagli altri stati che non sono membri dell’UE.
La popolazione mondiale ammonta a poco più di 7 miliardi e cresce di 75 milioni l’anno.
I paesi con popolazione più giovane si trovano in Africa centrale (età media di 15 anni).
Nel 1960 erano 3 miliardi e quindi in soli cinquant’anni la popolazione mondiale è più che raddoppiata: è avvenuto un boom demografico.
Si prevede che nel 2050 gli abitanti della terra saranno circa 9 miliardi.

La distribuzione della popolazione

La distribuzione della popolazione sulla terra non è uniforme:
L’asia (Cina e India) e l’Africa concentra la maggior parte della popolazione mondiale e all’opposto ci sono regioni come la Russia siberiana, il Canada, l’Australia e la foresta equatoriale che sono quasi spopolate.
Il problema demografico è che la popolazione cresce nei paesi poveri e in via di sviluppo, dove vivono sei miliardi di persone.
Il numero elevato di figli nei paesi poveri è un problema perché mancano le risorse economiche per poter garantire loro una vita dignitosa (alimentazione, studi e cure sanitarie), e così la mortalità infantile è elevata e se i bambini sopravvivono alla fame o alle malattie, col tempo dovranno emigrare per trovare un lavoro e condizioni di vita più sicure.
Un caso particolare è quello della Cina, il paese più popoloso del mondo. I governanti cinesi si sono resi conto che la crescita della popolazione frenava lo sviluppo economico del paese, perché troppe risorse venivano destinate ai nuovi nati. Hanno così imposto alle famiglie di avere un solo figlio, altrimenti venivano multati e avevano altri svantaggi.
La natalità si è così drasticamente ridotta (oggi è di poco superiore a quella italiana) rallentando la crescita della popolazione. Ma molte coppie hanno avuto ugualmente un secondo figlio (illegale), non registrato all’anagrafe quindi “nascosto” alle autorità e senza cittadinanza. La popolazione cinese sta però invecchiando e i giovani sono ormai poco numerosi; quindi, nel 2015 il governo cinese ha modificato la vecchia politica, permettendo un secondo figlio.
Quando un paese povero inizia il cammino verso lo sviluppo, la situazione della popolazione inizia a cambiare.
Il miglioramento delle condizioni di vita, porta prima a una riduzione della mortalità, grazie ai miglioramenti sanitari e alimentari.
Però per alcuni decenni la natalità resta alta e quindi in questo periodo di tempo la popolazione cresce ancora molto. Solo in un secondo tempo inizia a ridursi anche la natalità perché cambiano modi di vivere e lavorare, la vita diventa urbana, la famiglia più piccola.
Il tasso di natalità si avvicina a quello di mortalità e la crescita demografica così si riduce. Questo processo viene chiamato transizione demografica.
Nei paesi economicamente sviluppati, il problema demografico è opposto a quello dei paesi sottosviluppati.
L’aumento dell’aspettativa di vita (per molti stati intorno agli 80 anni) e il calo delle nascite hanno infatti creato negli ultimi decenni un problema demografico di bassa crescita della popolazione, che in alcuni casi si è trasformato in crescita zero, cioè una situazione demografica in cui i tassi di natalità e mortalità all’incirca si equivalgono.
In questo caso la popolazione giovane diminuisce, quella adulta e anziana aumenta e il paese nei decenni futuri è destinato a ridurre il numero di abitanti e ad avere una popolazione sempre più vecchia.
L’immigrazione dai paesi poveri rallenta questo processo, perché gli immigrati sono in genere persone giovani e inoltre se formano una famiglia tendono ad avere più figli, in quanto se possono seguono ancora le influenze della cultura del proprio paese d’origine.
Se le nascite sono poche e l’età media aumenta, il paese è in difficoltà perché:
- la popolazione adulta e anziana è meno rapida e disponibile ad accogliere le innovazioni (informatica e telefonia)
- dopo una certa età si va in pensione e non si produce più quindi il pil cresce meno.
- la popolazione anziana ha bisogno di più assistenza e cure mediche, e quindi lo stato deve sostenere più spese.
Perché non si fanno figli? I motivi della crescita zero sono diversi.
In primo luogo, lo sviluppo economico e la vita in città hanno indotto le famiglie a ricercare un tenore di vita più elevato.
Per ottenerlo la famiglia non può essere numerosa, perché le risorse disponibili sono sufficienti a garantire un decoroso tenore di vita per 1 figlio o al massimo due.
Ciò ha comportato un cambiamento anche nel concetto di famiglia.
Un tempo, soprattutto in campagna, c’erano famiglie numerose e allargate (genitori e figli, ma anche nonni, zii) che vivevano insieme nella stessa casa.

Migranti

Le persone abbandonano il proprio paese a causa della povertà e perché non trovano lavoro e quindi emigrano in un altro paese per avere una vita migliore.
In alcuni casi si emigra anche per studiare, per frequentare scuole e soprattutto università di alto livello in paesi sviluppati (usa, regno unito, in qualche caso anche Italia).
A volte le persone sono costrette a fuggire dal proprio paese a causa di persecuzioni politiche o religiose o a causa di disastri ambientali, come le alluvioni o i terremoti.
Le persone costrette dagli eventi a lasciare il proprio paese sono definite profughi, e per sostenere le loro necessità l’ONU ha istituito un apposito ente, l’alto commissariato per i rifugiati, che si occupa di aiutarli.

I flussi migratori

L’Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Canada, l’Australia, il Giappone, alcuni paesi del Medio Oriente (come Arabia saudita e Kuwait) e la Russia ricevono più immigrati di tutti e il numero è in costante aumento.
Nei paesi europei più ricchi e sviluppati (come Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna) arrivano milioni di immigrati provenienti non solo dall’asia e dall’africa, ma anche dal Sud America e dall’Europa orientale (Romania, Albania, Polonia, Ucraina, Croazia).
C’è anche un flusso migratorio minore dalle regioni più ricche verso quelle più povere, in genere temporaneo, che riguarda personale tecnico (dirigenti, tecnici, impiegati, operai specializzati) che si sposta per costruire ferrovie, impianti, per lavorare in fabbriche del proprio paese che si insediano nei paesi poco sviluppati (delocalizzazione delle industrie).

Integrazione

Gli stranieri immigrati normalmente accettano i lavori meno pagati e meno richiesti dalle popolazioni locali, cioè, svolgono attività faticose e poco gratificanti. Gli uomini fanno i manovali, braccianti, venditori ambulanti e le donne diventano domestiche e badanti.
Gli immigrati che arrivano in una grande città tendono a stare fra di loro e a fare comunità per conservare le tradizioni e gli usi dei luoghi di origine.
Si formano così quartieri etnici e, nei paesi con forte immigrazione, una società multietnica, cioè composta da popoli con culture e tradizioni molto diverse tra loro. Spesso il rapporto tra le varie etnie è difficile, a volte invece è positivo lo scambio tra culture differenti, che reciprocamente si arricchiscono di nuovi stimoli e conoscenze.
Integrarsi in una società molto diversa dalla propria non è facile, ed è per questo che i paesi stanno intraprendendo serie politiche di accoglienza, regolamentando e programmando i flussi migratori, la concessione di visti di ingresso e permessi di soggiorno.
Solo gli immigrati in possesso di un permesso di soggiorno, cioè di un documento che attesta la loro identità e un’occupazione fissa nel paese d’accoglienza sono regolari.
Non avere questo documento significa essere clandestini, cioè, essere entrati nel paese in modo illegale.
nei paesi europei ogni anno giungono dall’africa circa 500 000 clandestini, perlopiù dal Marocco, dall’Algeria, dalla Somalia, ma anche dall’africa centrale, spesso affrontando viaggi lunghi e molto pericolosi.
Anche negli stati uniti il fenomeno dell’immigrazione clandestina è consistente e riguarda soprattutto persone provenienti dal Messico e da Cuba.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali cause dell'emigrazione dai paesi meno sviluppati?
  2. Le persone emigrano dai paesi meno sviluppati principalmente a causa della povertà, della mancanza di lavoro e per cercare una vita migliore. Alcuni emigrano anche per motivi di studio o per sfuggire a persecuzioni politiche, religiose o disastri ambientali.

  3. Come si distribuisce la popolazione mondiale e quali sono le conseguenze di questa distribuzione?
  4. La popolazione mondiale è concentrata principalmente in Asia (Cina e India) e Africa, mentre regioni come la Siberia, il Canada, l'Australia e la foresta equatoriale sono quasi spopolate. Questa distribuzione porta a problemi demografici, con una crescita della popolazione nei paesi poveri che spesso non hanno risorse sufficienti per garantire una vita dignitosa.

  5. Quali sono le sfide demografiche nei paesi economicamente sviluppati?
  6. Nei paesi sviluppati, l'aumento dell'aspettativa di vita e il calo delle nascite hanno portato a una bassa crescita della popolazione, con una popolazione sempre più anziana e una diminuzione dei giovani. Questo crea difficoltà economiche e sociali, come la necessità di più assistenza per gli anziani e una minore crescita del PIL.

  7. Quali sono le principali destinazioni dei flussi migratori globali?
  8. Le principali destinazioni dei flussi migratori sono l'Europa occidentale, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, il Giappone, alcuni paesi del Medio Oriente e la Russia. Questi paesi ricevono un numero crescente di immigrati provenienti da Asia, Africa, Sud America e Europa orientale.

  9. Quali sono le sfide dell'integrazione per gli immigrati nei paesi di accoglienza?
  10. Gli immigrati spesso accettano lavori meno pagati e meno richiesti, formando comunità per mantenere le loro tradizioni. L'integrazione è difficile a causa delle differenze culturali, ma i paesi stanno adottando politiche di accoglienza per regolamentare i flussi migratori e facilitare l'integrazione.

Domande e risposte

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