Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • La discriminazione di genere è una delle forme più radicate di disuguaglianza, presente in vari settori come l'economia, la politica e la medicina, e colpisce duramente le donne nei paesi sottosviluppati.
  • Le cause del divario di genere sono legate a fattori politici e socioculturali, come il modello familiare patriarcale e le tradizioni maschiliste in alcune culture, che limitano i diritti e le opportunità delle donne.
  • Nei paesi di cultura islamica, le leggi e le tradizioni patriarcali rafforzano le discriminazioni di genere, con le donne spesso escluse dal diritto di proprietà e senza controllo sul proprio futuro.
  • Il passato coloniale di molte nazioni africane e asiatiche ha contribuito a mantenere le disuguaglianze di genere, poiché l'identità culturale locale è stata difesa a discapito dei cambiamenti verso l'uguaglianza.
  • Nonostante i progressi siano lenti, esistono movimenti e iniziative che promuovono l'emancipazione delle donne, come i sistemi di mutuo aiuto e le rivendicazioni di parità nei paesi in via di sviluppo.

In questo appunto di Geografia si tratta della discriminazione di genere e dei suoi effetti in tutto il mondo, con analisi delle cause e delle iniziative di emancipazione. Discriminazione della donna nel mondo articolo

Indice

  1. La discriminazione della donna nel mondo e in Italia
  2. Le "ragioni" del divario
  3. Iniziative di emancipazione e sensibilizzazione

La discriminazione della donna nel mondo e in Italia

Pur essendo nel XXI secolo, la discriminazione di qualsiasi tipologia (religiosa, culturale, etnica, disabile e sportiva) è più che presente.

Tra queste esiste la discriminazione di genere che forse è quella più radicata nel tessuto sociale della maggior parte dei paesi del mondo, anche occidentali. Un divario che spesso si simula o si crea appositamente per gestire meglio una società in conflitto o una mancanza di denaro dello Stato. Gli ambiti che colpisce la discriminazione di genere sono molti: economico, sociale, formativo, politico, medico... Secondo gli ultimi dati del World Economic Forum, l'Italia è al settantaseiesimo posto su centotrentacinque paesi ad avere un forte gender gap discriminatorio. Ma, seppure la posizione potrebbe non preoccupare, il vero problema italiano risiede nel salario e nella differenza di questo a seconda che si tratti di un uomo o di una donna: il 14,3% delle donne laureate guadagna di più di quelle che non, mentre il 32,6% degli uomini laureati guadagna di più degli uomini non laureati.
Ponendo da parte l'Italia, invece, i dati ci dicono che circa i ¾ della popolazione femminile discriminata vive nei paesi sottosviluppati e più del 50% in Asia.

Le "ragioni" del divario

Le discriminazioni nei vari settori della società, di cui le donne sono vittime in questi paesi, non sono soltanto causa di fattori economici perché vediamo come anche il sottosviluppo contribuisce senz’altro all’emarginazione. Le ragioni principali, se tali si possono chiamare, sono da individuare nel contesto politico e socioculturale di questi paesi e nel ruolo che la società, nel suo complesso, attribuisce alla donna. Nei paesi di cultura islamica, per esempio, il persistere di una tradizione culturale di stampo patriarcale e maschilista, rappresenta un grosso ostacolo sulla strada del superamento delle differenze fra uomo e donna nell’ambito dei diritti e delle opportunità sociali. Non va sottovalutato il fatto che il passato coloniale di alcuni paesi africani e asiatici ha contribuito a rallentare la transizione di queste società verso sistemi di valori simili a quelli del mondo occidentale, in cui la parità fra gli individui, almeno sul piano giuridico-formale è riconosciuta esplicitamente. Questo è successo perché l’incontro con le moderne culture occidentali è stato vissuto dalle popolazioni locali come una minaccia alla loro integrità culturale. Pertanto, la resistenza alla cultura europea importata ha prodotto reazioni di chiusura in difesa delle tradizioni autoctone che hanno provocato un irrigidimento delle discriminazioni sessuali esistenti.
Le società in cui la donna è collocata all’ultimo gradino del potere sono caratterizzate dal modello familiare patriarcale, a volte allargato anche a più nuclei familiari. In tale modello l’autorità ed il potere sono esercitati sia sui minori che sugli altri adulti del gruppo, dal capo della famiglia allargata e passano in eredità sempre ad un uomo dello stesso gruppo. Il ruolo assegnato alla donna è la maternità e la cura dei figli minorenni ed è così che essa arriva al riconoscimento sociale (e il mantenimento economico). La donna non ha la patria potestà e nemmeno ha il diritto di decidere né sul proprio futuro, né su quello dei figli. A volte è anche esclusa dal diritto di proprietà perché, sposandosi, è destinata a servire un’altra famiglia di cui assume la religione e il mestiere. Lo scopo di un modello familiare simile, tipico dell’Islam, è di assicurare lo sviluppo e rafforzare il gruppo di appartenenza di cui fa parte l’uomo. Questo ha anche ripercussioni sull’educazione riservata alle bambine. Infatti, nelle famiglie, specialmente se molto povere, viene deciso di non investire nell’educazione o negli studi delle figlie perché, una volta sposate, andranno a servire in un’altra famiglia. I sistemi giuridici islamici non fanno altro che rafforzare le differenze fra uomo e donna poiché danno valore ed accettano esclusivamente la tradizione patriarcale e maschilista.
Nelle ex colonie, una volta raggiunta l’indipendenza, i nuovi sistemi giuridici, pur di avere il consenso della popolazione, hanno evitato di imporre modelli culturali considerati estranei, a favore dell’identità culturale locale e ciò ha contribuito a marcare ancora di più la differenza fra i due sessi, sempre a sfavore della donna. Nell’Africa subsahariana, il diritto all’eredità della donna è subordinato al consenso del capofamiglia, mentre nell’Africa nera, nessuna legge, scritta o orale, riconosce l’uguaglianza fra i due sessi.

Discriminazione della donna nel mondo articolo

Iniziative di emancipazione e sensibilizzazione

Qualche piccolo passo viene fatto, ma molto lentamente. Per esempio, in alcune popolazioni, la verginità prematrimoniale è considerata un prerequisito indispensabile al matrimonio, mentre in altre etnie avere più figli prima o fuori del matrimonio è considerato una ricchezza. In India, per esempio, non è più ammesso che la donna rimasta vedova debba perire sulla pira innalzata per cremare la salma del marito. Questa usanza aveva lo scopo di evitare che la donna rimasta sola fosse di peso alla famiglia; tuttavia, la consuetudine resta in uso in molti villaggi. Da quanto detto, risulta che il Corano, nei paesi islamici, detta leggi repressive nei confronti della donna; esso non riconosce la pari dignità, anzi la donna è considerata un’eterna minorenne e per agire essa ha sempre bisogno del consenso dell’uomo (padre, marito, figlio maschio). L’adulterio è severamente punito (ma non quello dell’uomo) ed in passato era addirittura prevista la lapidazione. Fra i paesi islamici si distingue la Tunisia in cui la poligamia è proibita, è obbligatorio il consenso della donna per il matrimonio ed in fatto di divorzio viene riconosciuta un’uguaglianza totale fra uomo e donna.
Tuttavia, anche nei paesi in via di sviluppo si stanno facendo avanti delle iniziative a favore della donna. Si tratta, in genere, di movimenti nati nei ceti sociali più elevati che rivendicano la parità di trattamento uomo/donna in tutti i settori sociali, utilizzando metodi e strumenti di sensibilizzazione, simili a quelli in uso nel mondo occidentale. Esistono anche iniziative popolari di autotutela, di autodifesa e di assistenza reciproca che ricorrono ai meccanismi di solidarietà che tradizionalmente legano le donne fra di loro. Un esempio ci è fornito dalla Costa d’Avorio, in cui le donne hanno ripreso il sistema della “tontine”: si tratta di una raccolta di fondi in denaro o in beni da mettere a disposizione delle donne più deboli affinché si possano costruire una casa o esercitare un mestiere, cercando così di rendersi autonome e libere dall’oppressione del modello patriarcale e maschilista.

Per ulteriori approfondimenti sulle disuguaglianze di genere vedi anche qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione dell'Italia nel ranking del World Economic Forum riguardo al divario di genere?
  2. L'Italia è al settantaseiesimo posto su centotrentacinque paesi per quanto riguarda il divario di genere, secondo i dati del World Economic Forum.

  3. Quali sono le principali cause della discriminazione di genere nei paesi sottosviluppati?
  4. Le principali cause della discriminazione di genere nei paesi sottosviluppati sono legate a fattori politici e socioculturali, come il persistere di tradizioni patriarcali e maschiliste, e l'eredità del passato coloniale.

  5. Come influisce il modello familiare patriarcale sulla posizione delle donne in alcune società?
  6. Nel modello familiare patriarcale, l'autorità è esercitata dagli uomini e le donne sono relegate a ruoli di maternità e cura dei figli, senza diritti di proprietà o decisione sul proprio futuro.

  7. Quali iniziative di emancipazione sono in atto nei paesi in via di sviluppo?
  8. Nei paesi in via di sviluppo, ci sono movimenti che rivendicano la parità di trattamento uomo/donna e iniziative popolari come la "tontine" in Costa d'Avorio, che aiutano le donne a diventare autonome.

  9. Quali cambiamenti sono stati osservati in India riguardo alle tradizioni discriminatorie?
  10. In India, non è più ammesso che le vedove debbano perire sulla pira del marito, sebbene la pratica persista in alcuni villaggi, segnando un cambiamento rispetto alle tradizioni discriminatorie.

Domande e risposte

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