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Concetti Chiave

  • Spinoza utilizza un metodo espositivo geometrico nei suoi lavori filosofici, ispirato dalla precisione delle scienze e dalla convinzione che la realtà abbia una struttura necessaria e geometrica.
  • La sostanza, identificata con Dio, è considerata da Spinoza come una realtà autosussistente e autosufficiente, con attributi infiniti di cui l'uomo conosce solo l'estensione e il pensiero.
  • Spinoza distingue tra Natura naturante (Dio e i suoi attributi) e Natura naturata (insieme dei modi), ribadendo che la causalità divina è immanente e segue le leggi della propria natura.
  • L'etica di Spinoza si basa sulla comprensione delle passioni come parte necessaria della natura umana, distinguendo tra affetti di cui siamo causa adeguata (azioni) e affetti che subiamo (passioni).
  • La conoscenza, secondo Spinoza, si sviluppa in tre generi: percezione sensibile e immaginazione, conoscenza razionale tramite idee comuni, e conoscenza metafisica che coglie la realtà alla luce della sostanza.

Indice

  1. Baruch Spinoza
  2. La metafisica

Baruch Spinoza

La metafisica

Il filosofo panteista Spinoza si serve di un procedimento espositivo che si scandisce secondo teoremi e delucidazioni, infatti il suo metodo è di tipo geometrico. Questo è motivato dal fatto che egli era un ammiratore delle scienze e vedeva nelle trattazioni geometriche una garanzia di precisione e sinteticità, e dal fatto che era convinto che la realtà costituisse una struttura necessaria di tipo geometrico.

Egli dedusse tutto il sistema del sapere metafisico grazie al concetto di sostanza, che egli intende come “ciò che è in sé e per sé si concepisce, ovvero ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un'altra cosa da cui debba essere formato”. La sostanza è quindi una realtà autosussistente e autosufficiente e gode di una totale autonomia dal punto di vista ontologico e concettuale, e si identifica con Dio. La sostanza ha delle proprietà, è increata, unica, eterna e infinita. Spinoza assume quindi come principio del sapere, Dio. Egli accetta le prove tradizionali della sua esistenza, quella a priori enuncia che pensando a Dio si pensa a una realtà che non può non esistere, dato che ha in sé la propria ragion d'essere. E la prova a posteriori dice che siccome non siamo causa della nostra esistenza deve esistere un ente necessario, che avendo in sé la causa della propria esistenza sia anche la causa degli esseri contingenti. L'identificazione di Dio con la natura implica che Egli non sia esterno al mondo creato ma che coincida con la natura, infatti Spinoza parla di Deus sive Natura. Questo principio si fonda sulla sua concezione unica della sostanza, per cui tutto ciò che esiste è sostanza o sua manifestazione in atto. Per chiarire la natura del rapporto tra Dio e il mondo Spinoza ricorre ai concetti di attributo e modo. Gli attributi sono le qualità essenziali della sostanza, e siccome questa è infinita avrà anche infiniti attributi, di cui l'uomo ne conosce solamente due, estensione e pensiero, ovvero la materia e la coscienza. Ciò è deducibile in parte logicamente e in parte empiricamente poiché in modo logico concepiamo che data l'infinitezza della sostanza essa avrà infiniti attributi, mentre in modo empirico capiamo che siamo a conoscenza solamente di due tra questi. Oltre che in attributi la sostanza è determinata anche in modi, ovvero le affezioni della sostanza, modificazioni accidentali degli attributi, e sono i modi finiti e i modi infiniti. I modi infiniti sono le proprietà degli stessi attributi, riguardo all'estensione i modi infiniti sono il moto e la quiete, riguardo al pensiero sono la volontà e l'intelletto. I modi finiti invece sono gli esseri particolari, ovvero i corpi e le idee, rispettivamente modi finiti dell'estensione e del pensiero. Spinoza distingue tra Natura naturante, cioè Dio e i suoi attributi, che sono visti come causa, e Natura naturata, cioè l'insieme dei modi, che sono visti come effetto. Egli ribadisce che la Natura, essendo l'unica realtà esistente risulta sia causa sia effetto, la sostanza quindi si autodetermina. Secondo Spinoza Dio è quindi causalità immanente. Poiché il suo prodotto risiede in se stesso e non in qualcosa di esterno. Oltre che immanente, la causalità divina è anche libera, non sulla base del libero arbitrio, ma seguendo le leggi della propria natura. Dio risulta quindi libero e necessitato allo stesso tempo, libero perché agisce senza costrizioni a lui esterne, e necessitato perché agisce necessariamente secondo le leggi immanenti al suo essere. La sua libertà di agire consiste nella sua necessità, ovvero nella sua conformità alle leggi divine. Ciò che Dio può, lo fa, e lo fa necessariamente dall'eternità, quindi la Natura è un ordine immutabile. Dio è quindi l'ordine geometrico e razionale dell'universo. Spinoza, spostando la questione dal piano gnoseologico-metodologico a quello ontologico afferma che le cause finali non esistono e sono solo una finzione umana. Secondo Spinoza il limite maggiore del finalismo è di considerare come causa ciò che in natura è effetto e viceversa. Ad esempio non è il calore trasmesso agli esseri viventi la causa del sole, ma è il sole la causa del calore.

Inoltre il finalismo rende imperfetto ciò che è perfetto. Secondo Spinoza è perfetto solo ciò che è creato immediatamente da Dio, e imperfetto ciò che è creato tramite cause intermedie. Inoltre Spinoza è contro l'antropomorfismo religioso. Spinoza ritiene che pur non influenzandosi a vicenda, la serie dei corpi e delle idee concordino tra loro necessariamente, come in una sorta di corrispondenza biunivoca, nella quale a ogni moto corporeo corrisponde un'idea e viceversa (quando penso, penso a un corpo ma è solo un' idea). Ciò avviene perché il corpo è l'aspetto esteriore della mente, e la mente è l'aspetto interiore del corpo. Questo parallelismo psico-fisico costituisce un nuovo modo di rappresentare i rapporti tra corpo e psiche. L'etica Secondo Spinoza l'unico atteggiamento conveniente di fronte alle passioni è quello dicomprenderle trattandole come proprietà che appartengono necessariamente alla natura umana. Egli distingue gli affetti in azioni e passioni, le azioni sono gli affetti di cui siamo causa adeguata, e le passioni sono gli affetti che subiamo, ovvero di cui non siamo causa adeguata. L'analisi delle passioni è mossa dal principio di autoconservazione secondo cui una cosa tende a perseverare nel suo essere. Questo sforzo all'autoconservazione corrisponde alla volontà, quindi si riferisce solo alla mente, all'appetito quando si riferisce alla mente e al corpo. L'appetito è quindi l'essenza dell'uomo, che diventandone consapevole, diventa cupidità, la quale è il primo e più fondamentale affetto, ne seguono la letizia, che consiste nel passaggio da una perfezione minore a una maggiore, e la tristezza, l'emozione connessa al passaggio da una perfezione maggiore a una minore. Questi tre sono gli affetti primari dai quali derivano tutti gli altri affetti secondari. Dagli affetti primari scaturiscono anche il bene e il male, il bene è ciò che giova allo sforzo di autoconservazione, e il male è ciò che nuoce ad esso. Alcuni degli affetti secondari sono amore e odio, amore è una Letizia accompagnata dall'idea di una causa esterna, odio è una tristezza accompagnata all'idea di una causa esterna. Ogni tentativo di sottrarsi alla forza delle passioni si rivela illusorio, poiché equivale al tentativo di sottrarsi alle leggi deterministiche che reggono l'universo provocando una rottura nell'ordine necessario del Tutto.

Il libero arbitrio è quindi un'illusione. Se l'universo è deterministico e necessario, allora gli uomini sono schiavi? Quando Spinoza parla di libertà egli intende la possibilità di acquistare consapevolezza del meccanismo deterministico dell'universo. L'alternativa che si apre di fronte all'uomo è tra l'agire per l'utile in modo istintivo e inconsapevole, quindi essere in schiavitù delle passioni, o agire per l'utile in modo consapevole, quindi essere in libertà dalle passioni. In questo senso la libertà coincide con la virtù, che consiste nell'agire, vivere e conservare il proprio essere secondo le leggi della propria natura, ovvero in modo consapevole, avendo una conoscenza adeguata di tutte le cose. La Gnoseologia La conoscenza secondo Spinoza è distinta in generi. La conoscenza di primo genere consiste nella percezione sensibile e nell'immaginazione, mediante le quali la mente coglie la realtà in modo parziale. Questo grado conoscitivo si identifica con la conoscenza pre-scientifica del mondo, in cui ci si limita a percepire le cose senza connetterle tra loro in modo logico. L'errore consiste nell'inadeguatezza di questo primo genere, ossia nel modo parziale e confuso di rappresentare le cose, si tratta quindi di mancanza di conoscenza adeguata. La conoscenza di secondo genere è mossa dalla ragione e si fonda sulle idee comuni, quelle idee adeguate, chiare e distinte che sono proprie della ragione. La conoscenza di secondo genere si identifica con la visione razionale del mondo che trova la sua tipica espressione nella scienza.

L'equivalente comportamentale di questa fase è la vita secondo ragione o secondo virtù. La conoscenza di terzo genere si fonda sull'intelletto e consiste nel concepire la realtà alla luce della Sostanza, cogliendone la struttura ontologica e l'articolazione triadica. Questa conoscenza si identifica con la metafisica, con la visione delle cose nel loro scaturire da Dio, guardandoci come se fossimo usciti dal nostro corpo. Ai sensi e all'immaginazione il mondo appare molteplice contingente e temporale, mentre per l'intelletto è unitario, per l'unicità della sostanza, di necessario, perché contingente è solo ciò di cui ignoriamo la causa, e eterno. Spinoza distingue tra universo sub specie temporis, dal punto di vista temporale, e universo sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell'eternità. Anche l'imperfezione e il male sono percepiti in modo diverso, poiché ciò che appare imperfetto per i sensi, non viene considerato dall'intelletto, poiché bene, male, perfezione e imperfezione, ordine e disordine sono categorie umane e soggettive relative all'utile dei soggetti.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il metodo espositivo utilizzato da Spinoza nella sua metafisica?
  2. Spinoza utilizza un metodo espositivo di tipo geometrico, scandito secondo teoremi e delucidazioni, ispirato dalla sua ammirazione per le scienze e dalla convinzione che la realtà abbia una struttura necessaria di tipo geometrico.

  3. Come Spinoza definisce la sostanza e quale ruolo gioca nella sua filosofia?
  4. Spinoza definisce la sostanza come "ciò che è in sé e per sé si concepisce", una realtà autosussistente e autosufficiente che si identifica con Dio, costituendo il principio del sapere metafisico.

  5. In che modo Spinoza concepisce il rapporto tra Dio e la natura?
  6. Spinoza identifica Dio con la natura, affermando che Egli non è esterno al mondo creato ma coincide con esso, esprimendo questo concetto con l'espressione "Deus sive Natura".

  7. Qual è la visione di Spinoza riguardo al libero arbitrio e alla libertà umana?
  8. Spinoza considera il libero arbitrio un'illusione, poiché l'universo è deterministico e necessario. La libertà umana consiste nella consapevolezza del meccanismo deterministico dell'universo e nell'agire secondo le leggi della propria natura.

  9. Come Spinoza distingue i diversi generi di conoscenza?
  10. Spinoza distingue la conoscenza in tre generi: il primo è la percezione sensibile e l'immaginazione, il secondo è la conoscenza razionale basata su idee adeguate, e il terzo è la conoscenza intuitiva che coglie la realtà alla luce della Sostanza.

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