Concetti Chiave
- Schopenhauer identifica la volontà di vivere come l'essenza dell'essere umano, manifestata attraverso il corpo e le sue pulsioni.
- Questa volontà è cieca e priva di scopo razionale, spingendo l'essere umano a desiderare incessantemente senza mai raggiungere appagamento duraturo.
- La volontà di vivere non è esclusiva dell'uomo, ma pervade tutta la natura, come dimostrato dalla crescita di una pianta.
- Il piacere è solo un momento passeggero di sollievo dalla mancanza, subito seguito da nuovi desideri e da una continua inquietudine.
- Schopenhauer descrive la vita come un ciclo infinito tra desiderio e noia, con il piacere che rappresenta solo un breve intervallo.
La volontà di vivere
Attraverso il corpo, ognuno di noi sente che l’essenza del proprio io è data dalla volontà di vivere, un impulso che spinge a esistere e ad agire, di cui la corporeità non è che la manifestazione esteriore. Quindi tutte le attività umane sono manifestazioni della volontà di vivere, che si evidenzia in particolare attraverso le pulsioni del corpo: mangio perché ho bisogno di mantenermi in vita. Schopenhauer ritiene poi che tale volontà non sia circoscritta all’umano, ma che domini ogni cosa. Ad esempio la volontà di vivere si esprime nelle forza che fa crescere una pianta.
Caratteristiche della volontà
A questo punto Schopenhauer delineò le caratteristiche di questa spinta, della volontà di vivere: è cieca, nel senso che non ha nessuno scopo e fine, se non la semplice affermazione di sé. Ci spinge quindi a volere senza alcun fine, in un modo del tutto privo di razionalità. Non è perciò una forza metafisica che spinge l’uomo verso la sua realizzazione. Quindi la volontà di viver porta con sé il dolore, dal momento che il volere rilancia necessariamente il desiderio. Gli esseri viventi, sono quindi per natura carenti e non potranno mai raggiungere la quiete dell’appagamento definitivo. [Per questo l’uomo è destinato a una ricerca della felicità continua e insaziabile, che è fonte di inquietudine e di sofferenza.]
Il ciclo del desiderio
L’uomo può quindi raggiungere solamente una soddisfazione di breve diurata, dalla quale sorge immediatamente un nuovo desiderio (inquietudine nichilistica di Recalcati e Leopardi). Il piacere è perciò il brevissimo istante dell’attenuazione di una mancanza che subito di ripresenta. [Non è quindi un qualcosa in sé, ma è una definizione in negativo.]
Oltre che dal dolore, l’esistenza è caratterizzata dalla noia (tedio), una condizione esistenziale di vuoto, di stasi, che subentra quando si allenta l’ansia provocata dal desiderio. La vita è quindi un vano osciallare tra desiderio e noia, tra cui si colloca il fugace piacere. È perciò una visione chiaramente pessimistica. Il desiderio viene quindi concepito come un qualcosa di negativo e l’unico modo per smettere di soffrire è eliminarlo.
Domande da interrogazione
- Qual è l'essenza del proprio io secondo Schopenhauer?
- Come Schopenhauer descrive la volontà di vivere?
- Qual è la visione di Schopenhauer sulla vita e il desiderio?
Secondo Schopenhauer, l'essenza del proprio io è data dalla volontà di vivere, un impulso che spinge a esistere e ad agire, manifestandosi attraverso il corpo.
Schopenhauer descrive la volontà di vivere come una forza cieca, priva di scopo e fine, che spinge a volere senza razionalità, portando inevitabilmente al dolore e all'insoddisfazione.
Schopenhauer ha una visione pessimistica della vita, considerandola un oscillare tra desiderio e noia, con il piacere come un breve sollievo, e vede il desiderio come qualcosa di negativo da eliminare per smettere di soffrire.