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Concetti Chiave

  • Le monadi, secondo Leibniz, hanno un sapere innato che include percezioni di cui non siamo coscienti, chiamate "piccole percezioni".
  • L'esperienza risveglia idee e principi innati, che sono inclinazioni o disposizioni naturali, fondamento della conoscenza.
  • Le verità innate devono essere dimostrate e giustificate, similmente alle verità empiriche, per evitare che diventino pregiudizi.
  • Esistono due tipi di giudizi: "verità di ragione", necessarie e basate sul principio di contraddizione, e "verità di fatto", contingenti e basate sul principio di ragione sufficiente.
  • Leibniz concilia determinismo e libertà, suggerendo che azioni determinate possono essere eseguite liberamente e che con esercizio si può rafforzare impulsi non prevalenti.

Indice

  1. Le monadi e le percezioni
  2. Idee innate e conoscenza
  3. Verità innate e dimostrazione
  4. Giudizi e verità secondo Leibniz
  5. Determinismo e libertà

Le monadi e le percezioni

In quanto rappresentazioni dell’universo, le monadi possiedono un sapere, che è innato (Nuovi saggi sull’intelletto umano). Per Leibniz, il pensiero cosciente è solo una parte dell’attività dello spirito. È di fondamentale importanza riconoscere l’esistenza delle “piccole percezioni”: c’è in noi un’infinità di percezioni di cui non siamo consapevoli, cioè mutamenti che noi non “appercepiamo” perchè sono troppo piccoli, restano al di sotto della soglia della conoscenza. Si ha consapevolezza soltanto della percezione complessiva.

Idee innate e conoscenza

Ecco in che senso le idee e le verità sono innate in noi: come inclinazioni, disposizioni, abitudini o virtualità naturali. Quando vengono pensate, le idee e le verità divengono attuali. L’occasione che le fa emergere dall’anima è l’esperienza, che risveglia in noi idee e principi innati. Tutta la nostra conoscenza si fonda su di essi. Tutto ciò che vi è di generale e necessario nella conoscenza precede l’esperienza, non deriva dall’esperienza. I sensi forniscono sempre e soltanto esempi, cioè verità particolari. Esempi che, pur confermando una verità generale, non sono in grado di stabilire la sua necessità universale. Infatti la certezza che attribuiamo alle asserzioni empiriche si fonda su principi che non dipendono dagli esempi. Chiaramente sono innate anche le idee di Dio e di una vita futura.

Verità innate e dimostrazione

Su di un punto importante però Locke e Leibniz concordano. Chi rifiuta la dottrina delle verità innate ha uno scopo preciso: impedire che sotto questo bel nome si facciano passare pregiudizi. Le verità –innate o no- devono essere dimostrare e giustificate.

Giudizi e verità secondo Leibniz

Secondo Leibniz, esistono fondamentalmente due tipi di giudizi: le “verità di ragione”, la cui fonte è l’intelletto, e le “verità di fatto”, la cui fonte sono invece le esperienze dei sensi. Le verità di ragione sono necessarie, cioè il loro opposto è impossibile, ovvero implica una contraddizione. Invece le verità di fatto sono contingenti, cioè il loro opposto è possibile, ovvero non implica una contraddizione.

Le verità di ragione si fondano sul principio di contraddizione. Le verità di fatto invece si fondano sul principio di ragione sufficiente: nessun fatto potrebbe essere vero o esistente, e nessun enunciato potrebbe essere veridico, se non ci fosse una ragione sufficiente del perchè il fatto o l’enunciato è così e non altrimenti. Niente accade senza una ragione sufficiente, senza che sia possibile a chi conosce abbastanza le cose (Dio) dare una ragione sufficiente del perchè le cose stiano così e non altrimenti.

Determinismo e libertà

Dato che tutto ciò che accade ha una ragione, evidentemente anche ogni azione umana ha una ragione, cioè una causa. Ogni azione umana è determinata, però il determinismo è compatibile con la libertà, cioè che ogni azione azione, pur essendo determinata, viene eseguita liberamente. Siamo sempre sottoposti a innumerevoli impulsi, che molto spesso neppure avvertiamo. Alla fine uno di questi riesce a imporsi sugli altri, inclinandoci ad agire in un senso piuttosto che in un altro. Ma essere inclinati non significa essere necessitati. L’inclinazione non coincide con la necessità logica o assoluta. Ovviamente Leibniz si rende conto dei problemi posti dal suo tentativo di coniugare determinismo e libertà, e che si è davvero liberi soltanto se la possibilità di sottrarsi all’impulso prevalente è reale e non meramente logica. La soluzione, pur continuando a negare che ci si possa sottrarre all’impulso prevalente, è che con qualche artificio, si potrebbe arrivare a farlo. Quando siamo sottoposti a un impulso prevalente, di fatto non ci possiamo sottrarre; possiamo però, in un altro momento e con l’esercizio, rafforzare uno stimolo non prevalente fino a farlo diventare prevalente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo delle "piccole percezioni" secondo Leibniz?
  2. Le "piccole percezioni" sono percezioni di cui non siamo consapevoli perché sono troppo piccole per essere notate, ma sono fondamentali per la nostra consapevolezza complessiva.

  3. Come Leibniz descrive le idee e le verità innate?
  4. Leibniz considera le idee e le verità innate come inclinazioni, disposizioni o abitudini naturali che diventano attuali quando vengono pensate, risvegliate dall'esperienza.

  5. Qual è la differenza tra "verità di ragione" e "verità di fatto" secondo Leibniz?
  6. Le "verità di ragione" sono necessarie e il loro opposto implica una contraddizione, mentre le "verità di fatto" sono contingenti e il loro opposto è possibile.

  7. Su quale principio si fondano le "verità di ragione" e le "verità di fatto"?
  8. Le "verità di ragione" si fondano sul principio di contraddizione, mentre le "verità di fatto" si basano sul principio di ragione sufficiente.

  9. Come Leibniz concilia il determinismo con la libertà umana?
  10. Leibniz sostiene che, pur essendo le azioni umane determinate, esse sono eseguite liberamente, e che l'inclinazione non coincide con la necessità assoluta, permettendo la possibilità di rafforzare stimoli non prevalenti.

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