Concetti Chiave
- Le monadi contengono l'universo intero e possono evocare alla chiarezza qualsiasi percezione presente nel loro contenuto interno.
- La conoscenza potenziale è identica in tutte le monadi, mentre la rappresentazione attuale varia a seconda delle percezioni consciamente presenti.
- Leibniz sostiene che esistono infinite percezioni in noi, non sempre accompagnate da appercezione o riflessione conscia.
- Cambiamenti nell'anima, troppo piccoli o numerosi, restano inosservati ma contribuiscono al nostro stato di coscienza complessivo.
- L'assuefazione riduce l'impatto di stimoli costanti, come una cascata d'acqua, che non riescono più a catturare la nostra attenzione.
Indice
La percezione delle monadi
Ogni monade è rivolta, di momento in momento, solo ad una parte del suo contenuto interno, che comprende l'universo intero, anche se ciò che rimane provvisoriamente in ombra, e quindi allo stato oscuro e confuso, può essere evocato alla chiarezza in qualsiasi istante. Così, presentemente, una monade può avere davanti alla coscienza una persona, un'altra invece un avvenimento storico, un'altra infine un paesaggio: ciascuna però ha la possibilità di passare rapidamente ad un'altra percezione e quella precedente discende nel subconscio, a costituire il suo patrimonio di sapere, da dove può essere richiamata alla coscienza mediante la memoria.
Conoscenza potenziale e rappresentazione attuale
Perciò identica in tutte le monadi è la conoscenza potenziale (= possibile), diversa la rappresentazione attuale (= in atto, effettiva, realmente presente alla coscienza).
Leibniz e le percezioni inconsce
Scrive Leibniz nei suoi Nuovi saggi sull’intelletto umano: “Ci sono mille segni che fanno ritenere che c’è, in ogni momento, una infinità di percezioni in noi, ma senza appercezione e senza riflessione, vale a dire ci sono nell’anima stessa cambiamenti dei quali non ci accorgiamo, perché le impressioni sono troppo piccole o troppo numerose o troppo unite, di modo che non hanno niente che le distingua abbastanza l’una dall’altra, ma, unite ad altre, non mancano di fare il loro effetto e di farsi sentire, almeno confusamente, nel tutto.
Così l’assuefazione fa che noi non badiamo ad una cascata d’acqua, quando abbiamo abitato lì vicino per qualche tempo. Non che questa non colpisca sempre i nostri organi, ma queste impressioni, private dall’attrattiva della novità, non sono forti abbastanza per attirare la nostra attenzione.”