Concetti Chiave
- Kierkegaard, nato a Copenaghen nel 1813, è considerato il padre dell'esistenzialismo, indagando profondamente sull'esistenza umana e criticando la filosofia di Hegel per la sua visione logica della realtà.
- Per Kierkegaard, il Singolo è centrale: la verità è tale solo quando diventa verità per noi stessi, un processo personale di appropriazione che richiede un rapporto diretto con Dio.
- Critica la Folla, considerandola un rischio per l'individualità, poiché la massa annulla l'identità del singolo e rappresenta la peggiore delle tirannidi.
- Kierkegaard descrive tre stadi dell'esistenza umana: estetico, etico e religioso, ognuno caratterizzato da scelte fondamentali che influenzano la vita e l'identità personale.
- L'angoscia è vista da Kierkegaard come il sentimento legato all'incertezza e all'instabilità del futuro, derivante dall'infinità di possibilità che possono distruggere ogni aspettativa umana.
Indice
Infanzia e formazione religiosa
Nato a Copenaghen nel 1813, Soren Kierkegaard riceve una severa educazione religiosa. Nel 1841 rompe il fidanzamento con Regina Olsen e da quel momento compie una scelta di vita solitaria.
Critica alla filosofia di Hegel
Kierkegaard è il padre dell’esistenzialismo.
Infatti, egli indaga profondamente sull’esistenza umana nella sua drammaticità e problematicità. Muove polemiche anche contro la filosofia di Hegel, perché secondo Kierkegaard, Hegel ha decretato la fine della religione. Kierkegaard definisce la filosofia di Hegel un PANLOGISMO, cioè che tutta la realtà è logica.
Hegel quando parla di esistenza si riferisce solo al concetto di esistenza ed esclude il l’esistenza del piccolo uomo. Per Kierkegaard, invece, ci deve essere coerenza tra ciò che si pensa e ciò che si è e si fa. Kierkegaard dice che l’errore della filosofia moderna e di Hegel sta nel fatto di voler “comprendere” la realtà: la realtà non si lascia comprendere, se con ciò si intende il trasformarsi della realtà in realtà pensata, perché così non la si mantiene come realtà. Quindi, il comprendere è un regresso rispetto alla realtà. Un altro errore che Hegel commette è quello di voler unire le contraddizioni della realtà grazie all’attività del pensiero, cioè grazie al riconoscimento di una presunta unità e sintesi degli opposti che caratterizzano il processo dialettico stesso (tesi, antitesi e sintesi).
La realtà per Kierkegaard è costituita da contraddizioni insuperabili. Quindi mentre nella dialettica hegeliana gli opposti sono solo apparentemente tali, in quanto vengono superati, cioè sono un ET…ET, nella dialettica di Kierkegaard si parla di AUT….AUT. Per Kierkegaard tutta la dialettica è fondata sul principio AUT…AUT su cui l’individuo è chiamato a decidere, mettendo in gioco se stesso. La vita è fatta di scelte, no di momenti dialettici. La scelta che uno opera ipoteca il nostro futuro.
Il concetto di singolo
Il Singolo è il concetto portante del pensiero di Kierkegaard. Per egli il problema filosofico fondamentale è quello dell’esistenza che riguarda appunto il Singolo e non altri.
Per Kierkegaard la verità è tale solo quando è una verità per noi stessi (cioè noi come singoli).
Essa è il processo con cui un soggetto si appropria della verità. L’individuo diventa singolo solo in rapporto con Dio, ma la condizione inevitabile è che si isoli, l’essere soli dinnanzi a Dio. Piu si cerca di rapportarsi a Dio con la passione infinita del suo bisogno di Dio piu si è vicini alla verità. Non troverà la verità chi cerca Dio solo oggettivamente, quindi con l’uso della ragione. Anche in questo Kierkegaard critica Hegel.
Critica alla folla
Kierkegaard è contro la Folla; egli la considera il pericolo maggiore, il male al mondo. Egli critica la Folla perché in essa il Singolo è nulla, in quel momento ciò che conta è il numero. Sia folla che numero appartengono all’animalità, non allo spirito. La parte animale degli uomini non osa mettersi in rapporto con Dio; sembra che nella folla si perda la propria identità. Kierkegaard definisce la folla come la peggiore delle tirannidi perché fa tramontare ogni cosa grande e sublime.
Stadio estetico e il modello dell'esteta
Per Kierkegaard il termine estetica designa una dimensione dell’esistenza, una forma e una complessivo di vita.
L’esteta è colui che cerca di vivere poeticamente, cerca di cogliere dell’esistenza tutto ciò che è bello e interessante. Il modello dell’esteta è incarnato nella figura del Don Giovanni(amante) ; colui che è sempre in cerca di nuovi stimoli, non vuole rinunciare a niente. Non ama una sola cosa ma tutto. Egli gode dell’appagamento del desiderio, ma non appena ha goduto è in cerca di un nuovo oggetto.
Però c’è un limite: la noia che assale l’amante. L’amante cade in un senso di insufficienza di tale vita, perché a furia di rincorrere cose nuove ha finito per perdere la propria identità.
Nel momento il cui l’amante vuole ritrovare la propria identità, è chiamato a una scelta (aut…aut): deve scegliere se continuare a vivere la stessa vita o cambiare e quindi passare al secondo stadio, quello etico.
Stadio etico e la vita borghese
Lo stadio etico rappresenta il modello borghese di vivere: lavoro, matrimonio e famiglia.
Esso è incarnato dalla figura del marito, il quale crede di realizzare se stesso nella famiglia ma se vuole essere il padrone di essa deve essere il suo servitore e proprio perché è assoggettato da un’entità superiore perde la propria identità.
A segnare lo stadio etico è la ripetizione. Nel momento in cui il marito prende coscienza di se e vuole ritornare allo stadio estetico si ha la rottura della famiglia.
Quindi c’è una contrapposizione netta tra stadio etico ed estetico, se c’è uno non può esserci l’altro.
Stadio religioso e la fede
Lo stadio religioso apre una nuova scelta tra vita etica e religiosa. La via che porta alla religione è aspra e tormentata , è una ricerca ansiosa di Dio attraverso una disperazione radicale. La fede è un fatto personale, è esperienza solitaria tra Dio e l’uomo.
La fede chiede il silenzio, paradosso e scandalo. La fede è anche salto, un salto che si compie tra timore e tremore, perché lo si fa nella consapevolezza del rischio che accompagna la decisione ultima del credere perché in essa nulla è garantito. È solo un salto dalla quale possiamo attenderci solo decisioni radicali e terribili. Questo stadio è incarnato dalla figura di Abramo, il quale ricevette l’ordine da Dio di uccidere il figlio Isacco, quindi Abramo per seguire la religione accettò questa terribile condizione e operò nel silenzio, con timore e tremore.
La possibilità e l'angoscia
Kierkegaard ha messo in luce gli aspetti negativi e distruttivi della possibilità di scelta. Scegliere una possibilità non significa garantirsi il successo per ciò che essa prospetta. Infatti una possibilità può sempre venir meno o non realizzarsi. E neppure la sua realizzazione è sicura e definitiva, perché nuove possibilità avverse possono sopraggiungere. Inoltre l'uomo vive immerso in un mare di possibilità minacciose.
L'infinità e l'indeterminatezza delle possibilità future, in cui ogni possibilità favorevole è annientata dall'infinito numero delle possibilità sfavorevoli, fanno sentire all'uomo la sua impotenza.
La possibilità distrugge ogni aspettativa e ogni capacità umana. Si rivela così l'angoscia, cioè il sentimento della possibilità. L'angoscia è il sentimento che si palesa dall'incertezza e dall'instabilità del futuro.
Domande da interrogazione
- Chi è considerato il padre dell'esistenzialismo e quale critica muove alla filosofia di Hegel?
- Qual è il concetto centrale nel pensiero di Kierkegaard e come si rapporta alla verità?
- Quali sono i tre stadi dell'esistenza umana secondo Kierkegaard?
- Come Kierkegaard descrive l'angoscia e la disperazione?
- Perché Kierkegaard considera la folla un pericolo?
Soren Kierkegaard è considerato il padre dell'esistenzialismo. Critica la filosofia di Hegel per aver decretato la fine della religione e per il suo panlogismo, che riduce la realtà a pura logica, ignorando l'esistenza individuale.
Il concetto centrale è il "Singolo". Per Kierkegaard, la verità è tale solo quando è una verità per noi stessi, e l'individuo diventa singolo in rapporto con Dio, isolandosi dalla folla.
Gli stadi sono: estetico, etico e religioso. Lo stadio estetico è caratterizzato dalla ricerca del piacere, lo stadio etico dal modello borghese di vita, e lo stadio religioso dalla ricerca ansiosa di Dio e dalla fede come esperienza solitaria.
Kierkegaard descrive l'angoscia come il sentimento della possibilità, derivante dall'incertezza e dall'instabilità del futuro. La disperazione emerge dalla consapevolezza che le possibilità possono non realizzarsi o essere minacciate da altre avverse.
Kierkegaard considera la folla un pericolo perché annulla l'individualità del Singolo, riducendo tutto a un mero numero e facendo perdere la propria identità, ostacolando il rapporto personale con Dio.