Concetti Chiave
- Kierkegaard è considerato il padre dell'esistenzialismo, ponendo l'uomo e la libertà al centro della sua filosofia, in contrapposizione al pensiero di Hegel.
- La sua filosofia si sviluppa attraverso tre stadi della vita: estetico, etico e religioso, con quest'ultimo considerato il più elevato per la sua accettazione di Dio.
- Kierkegaard critica il cristianesimo come cultura o dottrina, preferendo vederlo come testimonianza vissuta, incarnata soprattutto dai martiri.
- Il concetto di fede è centrale per Kierkegaard, visto come un rapporto personale tra uomo e Dio, caratterizzato da paradosso e angoscia.
- La filosofia non deve essere speculativa ma un diario intimo dell'esistenza, con la possibilità come categoria fondamentale per comprendere la realtà del Singolo.
Indice
La vita e le opere di Kierkegaard
Soren Kierkegaard non ebbe molta fortuna durante la sua vita, ma in compenso le sue opere raggiunsero la fama dopo la Prima Guerra Mondiale. Tutte le sue opere sono firmate sotto falso nome.
Ultimo di sette figli (morirono tutti tratte uno, Pietro, che divenne vescovo luterano), fu uno dei maggiori critici di Hegel (che faceva derivare tutto dall’idea). Kierkegaard viene considerato il capostipite dell’esistenzialismo, poiché mette al centro l’uomo e la libertà. Nasce nel 1813 e muore a soli 33 nel 1855; si definì figlio della vecchiaia perché suo padre aveva 56 anni e sua madre 44. Il padre, fervente religioso, non cattolico, aveva insegnato al figlio il senso del peccato. Kierkegaard interrompe in gioventù il breve fidanzamento con Regina Olsen, per via della sua concezione religiosa che gli impediva di impegnarsi nel matrimonio perché la precedenza si da a Dio. Kierkegaard si crede un penitente e per questo, secondo lui, non avrebbe potuto vivere serenamente il matrimonio.
Critica al cristianesimo e fede
L’autore critica anche il cristianesimo, poiché secondo lui non è cultura, conoscenza, dottrina, ma testimonianza (il cristiano che crede in Dio lo testimonia) e di conseguenza non si può dimostrare ma si può solo vivere. I martiri sono coloro che in modo maggiore la testimoniano.
Stadi della vita secondo Kierkegaard
In una delle sue opere principali, Aut aut (contrapposizione con Hegel —> et et), il filosofo definisce la vita come scelta tra:
stadio estetico: vivere libero, senza impegno, “provare tutto senza essere nulla”. Questo porta alla disperazione. La consolazione si può trovare nello stadio etico —>
stadio etico (tra etico ed estetico la differenza è abissale): stabilità, riaffermazione di se, libertà, ripetizione —> condizioni che si trovano nel matrimonio, ad esempio
Il paradosso della fede
In Timore e Tremore, egli definisce lo stadio religioso: superiore allo stadio etico poiché si accetta pienamente Dio anche non comprendendolo a pieno, come Abramo, simbolo della Fede, che accetta di uccidere l’amato figlio Isacco per piena fiducia in Dio pur non comprendendone le ragioni. La fede è rapporto personale tra uomo e Dio.
Tra uno stato e l’altro vi è un abisso.
La fede è, come nel caso di Abramo (Genesi cap. 22), paradosso e angoscia (puro sentimento del possibile, proiezione al futuro, rapporto tra io e il mondo). Mentre, fuori dalla fede, esiste solo disperazione, che si contrappone alla salvezza delle fede.
La filosofia del Singolo
La possibilità è la categoria più importante. La realtà per il filosofo è costituita dal Singolo (e qui critica Hegel, secondo il quale sistema e necessità inglobavano il Singolo e la libertà).
La filosofia non deve essere speculativa, ma piuttosto un intimo giornale della propria esistenza.
Solo attraverso la fede si può conoscere Dio (neppure i contemporanei di Gesù ebbero modo di conoscere Dio per certo). La sola vera vita è quella disponibile all’amore di Dio.
In Timore e Tremore, egli definisce lo stadio religioso: superiore allo stadio etico poiché si accetta pienamente Dio anche non comprendendolo a pieno, come Abramo, simbolo della Fede, che accetta di uccidere l’amato figlio Isacco per piena fiducia in Dio pur non comprendendone le ragioni. La fede è rapporto personale tra uomo e Dio.
Tra uno stato e l’altro vi è un abisso.
La fede è, come nel caso di Abramo (Genesi cap. 22), paradosso e angoscia (puro sentimento del possibile, proiezione al futuro, rapporto tra io e il mondo). Mentre, fuori dalla fede, esiste solo disperazione, che si contrappone alla salvezza delle fede.
La possibilità è la categoria più importante. La realtà per il filosofo è costituita dal Singolo (e qui critica Hegel, secondo il quale sistema e necessità inglobavano il Singolo e la libertà).
La filosofia non deve essere speculativa, ma piuttosto un intimo giornale della propria esistenza.
Solo attraverso la fede si può conoscere Dio (neppure i contemporanei di Gesù ebbero modo di conoscere Dio per certo). La sola vera vita è quella disponibile all’amore di Dio.
Domande da interrogazione
- Chi era Søren Kierkegaard e quale fu la sua influenza sulla filosofia?
- Qual è la critica di Kierkegaard al cristianesimo?
- Quali sono gli stadi della vita secondo Kierkegaard?
- Come Kierkegaard vede la fede e la sua importanza?
- Qual è la critica di Kierkegaard alla filosofia speculativa?
Søren Kierkegaard è considerato il capostipite dell'esistenzialismo, noto per la sua critica a Hegel e per aver messo al centro l'uomo e la libertà. Le sue opere, firmate sotto falso nome, divennero famose dopo la Prima Guerra Mondiale.
Kierkegaard critica il cristianesimo considerandolo non come cultura o dottrina, ma come testimonianza. Secondo lui, la fede non si può dimostrare ma solo vivere, e i martiri ne sono i maggiori testimoni.
Kierkegaard definisce tre stadi della vita: estetico, etico e religioso. Lo stadio estetico è caratterizzato dalla libertà senza impegno, lo stadio etico dalla stabilità e riaffermazione di sé, e lo stadio religioso dalla piena accettazione di Dio, anche senza comprenderlo.
La fede, per Kierkegaard, è un rapporto personale tra uomo e Dio, caratterizzato da paradosso e angoscia. È l'unico modo per conoscere Dio e rappresenta la salvezza rispetto alla disperazione fuori dalla fede.
Kierkegaard critica la filosofia speculativa, sostenendo che dovrebbe essere un intimo giornale della propria esistenza, piuttosto che un sistema astratto. La realtà è costituita dal Singolo, in contrasto con la visione sistematica di Hegel.