Concetti Chiave
- Kierkegaard, nato a Copenhagen nel 1813, visse un'infanzia infelice con un'educazione rigida e religiosa, influenzato da eventi familiari tragici che lo portarono a riflettere sulla punizione divina.
- Scelse di dedicarsi alla scrittura piuttosto che all'insegnamento o alla carriera pastorale, criticando la Chiesa luterana e concentrandosi su opere filosofiche e religiose.
- Socrate è considerato il suo maestro filosofico, apprezzandone l'ironia e la maieutica per spingere l'individuo a trovare la propria verità senza imporre una verità universale.
- Kierkegaard utilizzò pseudonimi per esplorare diverse personalità e possibilità di vita, presentando tre modalità: estetica, etica e religiosa, ciascuna con implicazioni e conseguenze distintive.
- La libertà di scelta totale è vista come fonte di angoscia, poiché comporta la difficoltà di prendere decisioni irreversibili e la sensazione di paralisi, dato che ogni scelta implica la rinuncia ad altre possibilità.
Indice
Infanzia e formazione di Kierkegaard
Søren Kierkegaard nasce a Copenhagen nel 1813, figlio di un commerciante che, rimasto vedovo, aveva sposato una domestica da cui aveva avuto sette figli, di cui ultimo il filosofo. Ha un’infanzia infelice, considerandosi diverso dagli altri e ricevendo un’educazione molto rigida e religiosa. Si iscrive alla facoltà di Teologia, ma terminerà gli studi solo dieci anni più tardi. Infatti, in questo periodo si ritrova a perdere la madre e ben tre fratelli nel giro di due anni, eventi che conducono il padre a pensare che una punizione divina da espiare gravi sulla famiglia a causa sua, forse per una bestemmia o per aver tradito la moglie ancora malata con la domestica; anche il figlio viene ora persuaso da questa ipotesi.
Amore e carriera accademica
In questi anni, Kierkegaard conduce una vita abbastanza lasciva e si innamora di Regine Olsen, con la quale si fidanza dopo aver ripreso gli studi teologici. A questo punto entra nel Seminario pastorale per divenire un pastore protestante, ma successivamente decide di abbandonare questa carriera e di lasciare Regine in quanto non in grado di condurre una vita normale anche a causa della sua colpa. In seguito il filosofo ottiene il titolo di magister discutendo una tesi su Socrate e l’ironia, ma sceglie di non insegnare per dedicarsi invece alla scrittura, supportato anche dalla cospicua eredità lasciata dal padre.
Critica alla Chiesa e scrittura
Negli ultimi anni della sua vita critica fortemente la Chiesa luterana, considerata troppo mondana e opportunista. Infine, muore nel 1855.
Opere e filosofia di Kierkegaard
Kierkegaard scrive, nel corso della sua carriera, numerose opere divise in tre gruppi:
- il Diario, in cui ritroviamo i suoi pensieri e le sue annotazioni;
- le opere religiose, scritte come critica alla Chiesa luterana e che portano il suo nome;
- le opere filosofiche, pubblicate sotto pseudonimi: Aut-Aut; Timore e tremore; Il concetto dell’angoscia; La malattia mortale.
- la vita estetica del Don Giovanni, caratterizzata dalla continua ricerca del piacere e della bellezza, vivendo innumerevoli esperienze amorose senza sprecare occasioni e senza valutare le conseguenze. In questo modo però, subentra subito la noia, poiché ogni esperienza risulta uguale a quella precedente. Inoltre, non si compie mai una scelta responsabile del proprio oggetto d’amore, in quanto si coglie ogni occasione che si presenta anche senza esserne particolarmente attratti. Così, non decidendo mai davvero quale possibilità di vita e quindi quale identità scegliere, si giunge ad una dispersione dell’io e alla disperazione di non riuscire a porsi un obiettivo di vita. L’unico modo per uscire da questa disperazione è la scelta di una possibilità di vita che dia un senso all’esistenza;
- la vita etica del giudice Wilhelm, il quale assume impegni e responsabilità sia nel lavoro che nel matrimonio. L’uomo etico, a differenza di quello esteta, è davvero libero, in quanto ha la possibilità di scegliere quotidianamente la propria identità e se rispettare gli impegni presi. In questo caso però, l’uomo rischia di omologarsi a tutti gli altri seguendo leggi universali e adattandosi alle pratiche comuni perché tutti lo fanno. Inoltre, l’individuo per natura tende costantemente al peccato e quindi al mancato rispetto delle sue responsabilità, e questo scontro con i propri limiti umani non fa che provocare disperazione. Vi è infatti una doppia impossibilità: impossibilità di essere perfetto come Dio;impossibilità di accettare la propria finitezza;
- la vita religiosa di Abramo, cui Dio chiede di sacrificare il proprio figlio ma il patriarca accetta per seguire la sua volontà. Avere fede implica infatti abbandonarsi alla volontà divina, pur accettando che la logica divina e quella umana seguono direzioni opposte e non possano quindi scontrarsi mai, rendendo le richieste divine incomprensibili ai nostri occhi. Questa possibilità di vita non è però rassicurante, in quanto va compiuta in un rapporto di solitudine con il solo Dio e non si può mai essere davvero sicuri di aver compiuto la scelta giusta che ci condurrà alla salvezza. Tutto questo conduce ad un forte sentimento di angoscia, che nasce nel momento in cui si deve fare una scelta senza sapere se sia davvero quella giusta. In effetti, la totale libertà di scelta può diventare una vera e propria paralisi, in quanto la possibilità che sì comporta necessariamente la possibilità che non, e dunque prendere una decisione implica rinunciare ad un’altra possibilità. Il sentimento di angoscia accresce ulteriormente nel momento in cui la scelta da fare è irreversibile. Infine, Kierkegaard sottolinea come la fede cristiana sia assurda e paradossale, in quanto non spiegabile razionalmente e andando contro il senso comune, e scandalosa, nel momento in cui si chiede di accettare azioni insensate e immorali come fonti di salvezza.
Secondo il filosofo la scrittura coincide col vivere, perciò è necessario che le scelte di vita e i comportamenti siano coerenti con quanto è stato scritto nelle proprie opere. Per questo motivo, Kierkegaard individua come suo maestro filosofico e di vita Socrate, il quale è riuscito ad unire filosofia e vita accettando la morte pur di seguire i suoi stessi insegnamenti. Di Socrate condivide anche i metodi, in particolare l’ironia e la maieutica, che consistono nel mostrarsi ignoranti in modo da lasciare spazio agli altri per spiegare le loro posizioni e nell’interrogarli per far ammettere loro la propria ignoranza. Compito della filosofia non è quindi quello di imporre una verità universale e oggettiva, bensì di spingere l’uomo a riflettere per giungere ad una propria verità. Utilizzare gli pseudonimi permette a Kierkegaard di scrivere secondo diverse personalità con storie e punti di vista differenti, in modo da essere coerenti con quanto scritto e da presentare le diverse possibilità di vita che l’uomo ha.
Queste sono tre:
Vita estetica e disperazione
Vita etica e responsabilità
Vita religiosa e fede
Domande da interrogazione
- Dove è nato Søren Kierkegaard?
- Quali sono i tre gruppi in cui sono divise le opere di Kierkegaard?
- Chi è considerato il maestro filosofico e di vita di Kierkegaard?
- Quali sono le tre possibilità di vita che Kierkegaard descrive?
- Quali sono i sentimenti che possono derivare dalla totale libertà di scelta secondo Kierkegaard?
Søren Kierkegaard è nato a Copenhagen.
Le opere di Kierkegaard sono divise in Diario, opere religiose e opere filosofiche.
Il maestro filosofico e di vita di Kierkegaard è Socrate.
Le tre possibilità di vita descritte da Kierkegaard sono la vita estetica, la vita etica e la vita religiosa.
I sentimenti che possono derivare dalla totale libertà di scelta secondo Kierkegaard sono l'angoscia e la paralisi.