Concetti Chiave
- Kierkegaard critica Hegel sostenendo che la fede, non la ragione, è la chiave per comprendere l'esistenza, simile al modo in cui Pascal criticava Cartesio.
- La filosofia di Kierkegaard introduce tre categorie esistenziali fondamentali: possibilità, scelta e fede, che affrontano l'angoscia e la disperazione umana.
- Kierkegaard contesta la dialettica hegeliana, proponendo una dialettica dell'esclusione senza possibilità di sintesi, e privilegia la soggettività sulla razionalità oggettiva di Hegel.
- La possibilità, secondo Kierkegaard, rappresenta la libertà di scelta tra diversi stadi di vita: estetica, etica e religiosa, ognuno con implicazioni esistenziali uniche.
- Le reazioni a Hegel si dividono tra irrazionalisti come Kierkegaard e Schopenhauer e materialisti come Feuerbach e Marx, che reinterpretano la filosofia di Hegel in modi opposti.
Indice
Kierkegaard e la fede
Questa frase indica il fatto che Kierkegaard polemizza contro Hegel, come Pascal, che credeva fortemente nella fede e nella religione, criticava Cartesio, la cui filosofia era basata sulla ragione.
Kierkegaard, diversamente da Hegel, rivendica la Fede come soluzione per spiegare il senso dell'esistenza e la razionalità (tutto ciò che è razionale è reale). E’ infatti l'ultimo filosofo che si appella alla fede cristiana e pensa che senza Dio, non può esserci salvezza; tutte le altre vie sono solo inganni.
Esistenzialismo e categorie
E’ perseguitato da un senso di colpa, che si riverserà nella sua filosofia e il punto di partenza della tua tesi è il senso dell'esistenza. E’ il primo filosofo dell'esistenzialismo. Individua tre grandi categorie alla base dell’esistenza:
1. La possibilità: e critica Hegel per aver posto invece alla base dell’esistenza quella della necessità. Vivere significa scegliere tra un mare infinito di possibilità e quindi non crede nell’esistenza di un destino. La possibilità però è intesa in modo negativo, perché è la categoria più pesante e difficile da sostenere: se una cosa è possibile, è possibile anche che non si realizzi e che porti l’uomo alla rovina.
2. La scelta: l’uomo è tenuto a scegliere e questo compito può portare ad un atteggiamento paralizzante e al sentimento dell'angoscia. L'angoscia e la disperazione sono, secondo Kierkegaard, i due sentimenti alla base del mondo.
3. La fede: in cui trova una soluzione al problema religioso al male di vivere e alla condizione umana.
Critica a Hegel
1. L'esistenza per Kierkegaard viene sempre prima dell'essenza, mentre per Hegel, l'essenza viene prima dell'esistenza. Hegel infatti parte dall'astratto per arrivare al concreto, dall'infinito per arrivare al finito. Per criticare l'impostazione hegeliana, Kierkegaard si rifà ad Aristotele, il quale sosteneva che la sostanza fosse un insieme di materia e forma e che la specie fosse un concetto astratto: Esiste l'uomo ma non l'umanità in generale.
2. La caratteristica dell'esistenza e la libertà come possibilità: Hegel propone invece la libertà come necessità, ovvero come il risultato dell'agire libero dello spirito. Per Kierkegaard è necessaria quindi una rivalutazione dello spirito soggettivo, che per Hegel non contava nulla, perché contava solo quello oggettivo dello Stato e della società. Con Hegel si ha una svalutazione vera e propria del singolo individuo.
3. La dialettica: al contrario di Hegel, la dialettica di Kierkegaard è una dialettica dell'esclusione, che sostiene che nei contrasti che si creano non c'è possibilità di sintesi. E’ una dialettica qualitativa: se faccio una scelta precludo l'altra e non posso trovare una sintesi o un compromesso. Per Hegel invece la dialettica era quantitativa, perché era una somma di tutte le esperienze: nulla si perde, tutto lascia un segno.
4. Hegel pensa che la verità di ragione sia sempre oggettiva e universale, ma in quanto tale resta una realtà estranea. La verità esistenziale invece è qualcosa di soggettivo, di solo mio. Kierkegaard intende le verità morali o religiose come le verità di cuore e non di ragione.
5. Il concetto di assoluto: per Kierkegaard l'assoluto a cui tende l'uomo è “assolutamente altro”: è il Dio biblico trascendente e distante. Hegel invece pensava che l'assoluto e l'individuo coincidessero, così come il finito e l'infinito.
La possibilità è la categoria in cui si esprime la libertà dell'uomo di scegliere.
Stadi dell'esistenza
Per Kierkegaard esistono tre grandi possibilità che lui chiama stadi dell'esistenza: vita estetica, vita etica e vita religiosa:
Vita estetica: vuol dire scegliere di non scegliere. L'esteta è colui che segue continuamente il piacere e il desiderio.
Esistono due prototipi di esteta: il seduttore sensuale (Don Giovanni) e il seduttore intellettuale (Joanne, il protagonista dell'opera Diario di un seduttore, che scrive lettere a delle donne per farle innamorare e poi abbandonare). Questa condizione è paragonabile a quella di Schopenhauer che parla dell'attimo fugace del piacere che una volta posseduto porta alla noia e al dolore. Anche per Kierkegaard si tratta di valori effimeri che portano alla disperazione.
Vita etica: che è l'alternativa alla vita estetica. Il prototipo è il marito che si oppone alla figura del seduttore. La vita etica è quella determinata dalla scelta: l'uomo sceglie di restare fedele alla propria scelta. L'uomo etico quindi è il padre di famiglia, fedele alla moglie e con una vita solida. Però gli manca l'individualità e la libertà. Quando si parla di vita etica, si parla di vita del conformismo; pertanto questo tipo di vita che può sembrare una soluzione porta comunque alla disperazione perché manca la libertà e perché in questo modo si sceglie a dimensione finita rinunciando a quella infinita.
Vita religiosa: Il prototipo è Abramo, che ha 70 anni riuscì ad avere un figlio, Isacco, che viene visto come un dono di Dio. Nella Bibbia però si racconta che Dio avesse messo alla prova la sua fede chiedendogli di sacrificare il figlio. Abramo dovendo scegliere tra Dio e il figlio sarà pervaso dall'angoscia, ma alla fine sale sul monte per il sacrificio. Mentre stava per uccidere il figlio, viene fermato da un angelo.
Kierkegaard confronta Abramo e Agamennone, che di fronte alla scelta di sacrificare la figlia per far partire le navi alla volta di Troia, sceglie di sacrificare la figlia. Questo gesto però non è paragonabile a quello di Abramo, il quale era un gesto religioso e non morale. Agamennone infatti aveva sacrificato la figlia per rispetto di valori morali e del suo popolo, non per Dio.
Fede e angoscia
Per Kierkegaard la fede è una scelta radicale e paradossale. Chi sceglie la religione non sceglie la ragione. La religione è però l'unica soluzione alla mancanza di auto insufficienza dell'uomo. Quando ci accorgiamo di essere liberi veniamo assaliti da un sentimento di angoscia che sta alla base della realtà ed è proiettato verso il futuro. Essa è diversa dalla paura, perché mentre l'angoscia non ha un oggetto preciso verso cui essere indirizzata, la paura è rivolta verso sempre verso un oggetto.
Il secondo sentimento tipico è la disperazione, che nasce dal rapporto tra l’io (l’uomo) e se stesso. Kierkegaard dice che è una malattia mortale, perché è la consapevolezza dell'inefficienza dell’Io.
Per Kierkegaard esistono due alternative: o fuggire da sé stessi come fa l’esteta, o accettare se stessi, come fa l'uomo etico.
Confronto con Hegel
Per Hegel l'assoluto è una teofania (rivelazione della verità che avviene nella storia, in particolare attraverso le istituzioni dello spirito oggettivo).
Per Kierkegaard invece, Dio entra nel tempo attraverso un rapporto dell'assoluto con l'assoluto e dell'individuo con l'assoluto.
Socrate e Cristo sembrerebbero simili, ma Socrate sosteneva che l'uomo fosse nella verità e che la dovesse solo far riaffiorare, per riscoprirla, invece Cristo vuole far rinascere l'uomo attraverso la fede, perché solo scegliendo la fede si ha la rinascita.
Reincarnazione e fede
La fede porta al fenomeno della reincarnazione, cioè l'inserzione dell'eterno nel tempo e si ripete ogni volta che un individuo sceglie la fede. Come tutte le scelte, anche la fede viene maturata con l'angoscia, ma è anche l'unica scelta perché negli altri casi si approderebbe nella disperazione.
Kierkegaard è l'ultimo filosofo che cerca una soluzione basata su un approccio religioso all'esistenza. Sia Schopenhauer che Kierkegaard sono irrazionalisti (hanno una visione irrazionale dell’esistenza).
Reazione a Hegel
Oltre ai razionalisti esiste poi anche un altro filone di reazione ad Hegel, che è quello materialistico, che richiama la dimensione concreta e materiale della realtà.
Destra e sinistra hegeliana
Dopo la morte di Hegel si creano quelle che vengono chiamate la destra e la sinistra hegeliana, basate su un contrasto politico. Essi erano in disaccordo sia sul tema religioso che sul giustificazionismo filosofico.
Religione e filosofia
Per Hegel la religione è un momento dello spirito assoluto, insieme all'arte e alla filosofia. Essa accoglie l'assoluto e la forma più perfetta è quella cristiana, che coglie sia il finito sia l'infinito. Ma la religione ha un limite nel cogliere l'assoluto, attraverso quelle che sono le forme di rappresentazione e quindi solo la filosofia è in grado di cogliere l'assoluto nella sua forma più pura.
Secondo quelli di destra, la filosofia non distrugge la religione, ma è solo una trasposizione razionale delle verità della ragione. Sono solo forme diverse di esprimere lo stesso contenuto.
Per quelli di sinistra la filosofia è lo smascheramento della religione come illusione, quindi la filosofia distrugge e supera la religione.
Giustificazionismo politico
Oltre alla religione, l'altro argomento è quello politico sul giustificazionismo.
I discepoli di destra credono che la formula di Hegel sulla realtà e razionalità volesse dire giustificare ogni cosa, anche le istituzioni. Hanno un atteggiamento conservatore. Quelli di sinistra ritengono che questa formula non vada interpretata alla lettera ma in senso storico: tutto ciò che esiste tende alla razionalità. Hanno un atteggiamento rivoluzionario, perché per loro occorre un movimento della storia affinché la realtà diventi razionale.
Feuerbach e Marx
I principali esponenti della sinistra sono Feuerbach, che si concentra sulla religione e Marx che si concentra sul tema della società. Entrambi partono da Hegel e dalla sua fenomenologia dello spirito, dove parla della figura della coscienza infelice e del servo padrone.
Feuerbach sostiene che la dimensione dell'uomo non è lo spirito o l'animo, ma è il corpo e quindi propone una forma di naturalismo, mentre Marx propone un rovesciamento dell'impostazione hegeliana attraverso un materialismo storico che è opposto all'idealismo di Hegel, perché cerca di leggere la storia non dalla dimensione ideale ma materiale, sul piano economico e produttivo.
Domande da interrogazione
- Qual è la principale critica di Kierkegaard a Hegel riguardo alla fede e alla razionalità?
- Come Kierkegaard definisce l'esistenza rispetto all'essenza, in contrasto con Hegel?
- Quali sono le tre categorie fondamentali dell'esistenza secondo Kierkegaard?
- In che modo Kierkegaard vede la dialettica diversamente da Hegel?
- Qual è la visione di Kierkegaard sulla vita religiosa rispetto alla vita estetica ed etica?
Kierkegaard critica Hegel per aver posto la razionalità al centro della filosofia, mentre lui rivendica la fede come soluzione per spiegare il senso dell'esistenza, sostenendo che senza Dio non può esserci salvezza.
Kierkegaard sostiene che l'esistenza viene sempre prima dell'essenza, contrariamente a Hegel che parte dall'astratto per arrivare al concreto, dall'infinito per arrivare al finito.
Le tre categorie fondamentali dell'esistenza secondo Kierkegaard sono la possibilità, la scelta e la fede, ognuna delle quali rappresenta un aspetto cruciale della condizione umana.
Kierkegaard vede la dialettica come una dialettica dell'esclusione, dove nei contrasti non c'è possibilità di sintesi, mentre per Hegel la dialettica è quantitativa e una somma di tutte le esperienze.
Kierkegaard vede la vita religiosa come una scelta radicale e paradossale, rappresentata dalla fede, che è l'unica soluzione alla mancanza di auto insufficienza dell'uomo, in contrasto con la vita estetica e etica che portano alla disperazione.