Concetti Chiave
- Kant introduced the "Copernican Revolution" in philosophy, inverting the role of the subject and object, suggesting that our perception shapes the object rather than the object defining our perception.
- In "Critique of Pure Reason," Kant explored the limits of metaphysical knowledge, distinguishing between the knowable phenomenon and the unknowable noumenon, emphasizing scientific observability.
- "Critique of Practical Reason" delves into moral philosophy, proposing a universal moral law based on the "categorical imperative," which focuses on intention rather than consequences.
- "Critique of Judgment" seeks to bridge the gap between knowledge and morality through aesthetic and teleological judgments, highlighting subjective experiences like beauty and sublimity.
- Kant's philosophy categorizes knowledge into objective and subjective, with phenomena being knowable and noumena being beyond human comprehension, emphasizing the role of a priori forms like space and time.
Indice
- La vita di Kant
- Incontro con Hume
- La rivoluzione copernicana
- Le opere principali
- Il concetto di critica
- Il soggetto e l'oggetto
- Il fenomeno e il noumeno
- Le forme a priori
- La conoscenza e il noumeno
- La critica alla ragion pura
- Le dottrine metafisiche
- La morale kantiana
- L'imperativo categorico
- I postulati della ragion pratica
- Unità antropologica
- La critica del giudizio
- Il bello e il sublime
- Il fenomenismo
- Conoscenza e fenomeno
La vita di Kant
Immanuel Kant nasce a Koningsberg, Prussia nel 1724 (Ora Kaliningrad, Russia).
Kant si dimostra un uomo abitudinario: non lascerà mai la sua città natale e aveva una precisa routine giornaliera, tanto che i suoi biografi daranno vita alla leggenda secondo la quale “I cittadini di Koningsberg regolano il loro orologio in base a Kant”, data la sua passione per le camminate post-prandio.Incontro con Hume
Kant era, all’inizio della sua carriera da filosofo, si affidava alle teorie razionaliste leibniziane (il più rigido razionalista dei tempi) per risolvere il problema gnoseologico, allora molto importante. Proseguendo con l’età però, Kant fece la conoscenza letteraria dello scozzese Hume, il più rigido empirista dei tempi (cfr. razionalismo & empirismo), il quale arrivò a negare addirittura il principio causa-effetto.
La rivoluzione copernicana
Kant, dopo aver letto i saggi su Hume in cui l’ultimo si prestava alla confutazione del razionalismo, comprese i limiti di entrambe le correnti, decidendo di trovare la via di mezzo, in maniera tale da risolvere permanentemente il problema e chiamando questo momento della sua vita come “rivoluzione copernicana”.
La via che Kant decise di intraprendere viene definita da alcuni “3° via kantiana” e si tratta di coniugare le due correnti dei suoi contemporanei, evitando l’estremizzazione del pensiero in una delle due posizioni.
Le opere principali
Kant affronta quindi varie tematiche in 3 opere divise:
1) La “critica della ragion pura”;
2) La “critica della ragion pratica”;
3) La “critica del giudizio”.
Il concetto di critica
NOTA:
La parola “critica”, presente nelle 3 maggiori opere di Kant, non è da intendersi come viene intesa oggi (intento di distruzione), bensì nella maniera etimologicamente più stretta possibile, reindirizzando il suo significato alla parola greca krinos (=comprendere i limiti e le possibilità di qualcosa).
Il soggetto e l'oggetto
Data la sua idea di risolvere il problema che attanagliava il mondo tramite un cambiamento di sistema simil-copernicano: mentre ai tempi il pensiero comune credeva che fosse l’oggetto a porre il soggetto (O ----D S), Kant fa in modo che sia il soggetto a porre l’oggetto (S ---D O). Ciò non vuol dire che il soggetto CREI o ponga l'oggetto di conoscenza, ma che il soggetto forma l'oggetto conosciuto, contribuendo a costituirlo
Il fenomeno e il noumeno
Kant lo spiega dicendo che la realtà esterna colpisce i nostri organi di senso determinando una modificazione dei medesimi (impressione): ciò non è quello che conosco, ma solo la materia del conoscere ("materiale empirico")
Ergo, ciò che conosco è solo parte di ciò che è.
Le forme a priori
Il materiale empirico viene infatti schedato e catalogato da alcune strutture del nostro intelletto (forme a priori, ossia interne).
Il frutto di questa azione delle mie forme sulla materia è l'oggetto di conoscenza ciò che conosco = il fenomeno (ciò che appare)
Fenomeno= materia + forma
Materia indipendente dal soggetto
Forma dipendente dal soggetto
Cosa sono le forme?
Spazio e tempo sono le prime ad operare sul materiale empirico.
Intervengono poi altre forme: le categorie, come quantità, qualità, relazione, luogo...
Nota
Kant usa vari termini per indicare forma (elementi a priori, intuizioni pure, elementi puri, concetti, categorie...) e materia (materiale empirico, intuizioni empiriche, sensibilità...)
"I concetti senza intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche" = entrambi i sistemi di pensare la realtà del dualismo gnoseologico sono disfunzionali & conoscenza≠ cose ma = principi
La conoscenza e il noumeno
E la realtà esterna? È conoscibile?
Kant la chiama Noumeno (=pensato).
Inizialmente Kant ritiene che sia conoscibile con la ragione metafisica (cfr. Dissertazione del '70, con cui Kant otterrà una cattedra all'università); tuttavia NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA afferma l’inconoscibilità del noumeno poiché inosservabile scientificamente. [segue]
Verrà in futuro avanzata una critica a Kant da parte dei romantici, i quali affermeranno che anche la sola possibilità di contemplare l’esistenza del noumeno la rende de facto appartenente al mondo fenomenico
La critica alla ragion pura
Nella “critica alla ragion pura” Kant tenta di comprendere i limiti del razionalismo leibniziano. Anzitutto Kant identifica tutta la metafisica come non valida dal punto di vista scientifico, preferendo sotto questo punto di vista le materie scientifiche newtoniane, le quali hanno certezze universali (o Giudizi Sintetici a Priori), attribuendogli dunque una valenza regolativa (e non costitutiva).
----D Il noumeno non è conoscibile poiché non osservabile scientificamente
nota:
per Kant i g.s.p. sono presenti anche nella metafisica in contesti come l’amore divino che, seppur impalpabili, sono verità per tutti i metafisici
Le dottrine metafisiche
Kant distingue inoltre 3 dottrine in ambito metafisico, attribuendogli dei livelli di elaborazione:
1) L’estetica trascendentale (intesa come sensazione): dottrina della sensibilità (facoltà); spazio e tempo come intuizioni pure = primo livello di elaborazione
2) Analitica trascendentale: dottrina dell'intelletto (da ulteriori forme); 12 categorie (qualità...); secondo e definitivo livello di unificazione del materiale empirico
3) Dialettica trascendentale: dottrina della ragione (pura); 3 idee dalla funzione regolativa (anima, cosmo, dio) ; Tipo di conoscenza illusoria propria della metafisica (no valore conoscitivo)
nota:
La parola trascendentale viene utilizzata da Kant col senso costitutivo
È presente dunque una comprensione della realtà dal punto di vista diacronico:
La realtà infatti può essere compresa alla metafisica un ragionamento basato su anima, spazio o Dio, rendendole rispettivamente filosofia razionale, cosmologia razionale, teologia razionale.
La morale kantiana
Nella “critica della ragion pratica” Kant parla della morale.
Etica/filosofia morale = parte della filosofia che si chiede cosa dobbiamo fare per realizzarsi
La domanda che ancora oggi si pone la filosofia morale è come cogliere il bene, come sapere quello che va fatto e come sapere se una cosa è giusta oppure chi ci guida nell'azione quotidiana?
La morale offre tante proposte a questa domanda, ciascuna delle quali è corretta in base al punto di vista
-Intuizionismo etico
Il bene è colto immediatamente da noi dall'intelletto (intuisco intellettualmente)
-Emotivismo etico
Il bene è sempre avvertito immediatamente ma "nella pancia" (senti il bene emotivamente, in maniera istintuale)
-Fondazione teologica della morale
Ciò che un Dio/scrittura/fede mi dicono rasenta il bene
-Utilitarismo
Bene = utile
L'imperativo categorico
Secondo Kant però c'è anche un altro tipo di morale:
La morale razionale, che ha valore universale (se non per pazzi).
Kant punterà su questo per parlare della sua idea di morale, pronunciando la massima:
"agisci in maniera tale che la massima che ispira la tua azione possa valere come norma universale"
massima della azione= motivazione
per chiederti se l'azione è morale bisogna chiederti "ti piacerebbe che un altro agisse nei tuoi confronti ispirato dalla stessa massima che ispira la tua azione?" Se si, l'azione è morale
Ciò che conta è dunque l'intenzionalità che spinge qualcuno in un'azione, non l'azione stessa
-2a formulazione-
"Agisci in maniera tale da considerare la persona umana sempre come fine e mai come mezzo"
Per Kant infatti la base della morale è l’intenzionalità (l’intenzione con cui agisci) e non l’effetto.
Il Prussiano pone infatti un’ulteriore distinzione per comprendere se un atto è morale o no:
l’atto morale segue sempre quello che Kant chiama “imperativo categorico” (il fare per senso del dovere) da imperativo ipotetico (il fare per aspettarsi qualcosa in cambio), imponendo il primo come morale e il secondo come immorale.
I postulati della ragion pratica
Per far valere questa distinzione però Kant pone dei postulati (“i postulati della ragion pratica”), senza i quali questa massima non ha senso:
Postulato: affermazione che prendiamo per valida/vera senza poterla dimostrare
Queste condizioni non sono oggetto di conoscenza, che è legata al mondo fenomenico.
1° postulato= libertà: L'uomo deve essere libero. La libertà è la possibilità di fare diversamente e di scegliere ciò che ti realizza. Senza questa caratteristica nè dovere nè divieto avrebbero senso.
La conoscenza non ci attesta la libertà ma il determinismo causa-effetto.
2° postulato - esistenza di Dio come sommo bene (garantisce l'unione di virtù, cioè vita morale, e felicità)
Spesso notiamo che il virtuoso non è felice: perché la morale abbia senso bisogna dunque postulare questa unione
3° postulato - l'immortalità dell'anima
Non solo l'anima è immortale, ma non è nemmeno conoscibile. Bisogna dunque postulare anche una vita post-mortem per godere del premio, ossia l'unione tra virtù e felicità che non si è vista in vita.
Nota critica:
Che fine ha fatto il dovere incondizionato (imperativo categorico)? Non dovrebbe il premio essere la virtù stessa?
Risposta
Forse Kant intende che noi non dobbiamo fare le cose per buone per avere un tornaconto, però è lecito aspettarselo e si soffre se non lo si ha.
Unità antropologica
In quest’opera Kant tenta di riguadagnare una “unità antropologica” tra parte conoscente e parte non conoscente dell’uomo.
La riflessione sulla conoscenza ha restituito l'immagine di un uomo legato al determinismo chimico-fisico: si conosce cioè solo il fenomeno, ciò che appare.
La riflessione sulla morale ha invece sottolineato come l'uomo in quanto agente (soggetto morale che agisce) deve ammettere (postulare) realtà come la libertà e Dio che, appartenendo al mondo noumenico, non sono conoscibili strictu sensu.
Questa visione scissa dell'uomo ben interpreta lo spirito dei lumi con le sue analisi minuziose e il gusto per la scomposizione.
La critica del giudizio
L'ultimo Kant però avverte l'esigenza di ricostituire la diviusione che era stata creata tra conoscenza e non.
La critica del giudizipo è quella che più riflette una temperie nuova, quella romantica.
Il bello e il sublime
Per riguadagnare questa unità antropologica Kant si riferisce ad alcune "esperienze" che coinvolgono il sentire e che fanno da tramite tra mondo fenomenico e mondo noumenico:
1) Il bello
2) Il subime
3) La finalità della natura
IL giudizio di cui Kant parla non è quello conoscitivo (giudizio sintetico a priori) che Kant chiama determinante ma il giudizio riflettente, che riposa sulla consonanza di intelletto e sentimento: si tratta del giudizio estetico (bello e sublime) e il giudizio teleologico (da telos= fine: sulla finalità della natura)
Kant intende il bello come "ciò che piace universalmente senza concetto".
(Senza concetto: Non c'è mediazione di tipo razionale. Entra in gioco il sentimento).
Universalmente: Il bello è oggettivo, mentre il gusto è soggettivo. Sta nella "grandezza composta"
Il bello è oggetti di una finalità senza scopo
Ma cos'è il sublime? Vedi pg 332 (cfr. Caspar David Friedrich)
Il sublime è ciò che ti permette di distogliere il pensiero dalla realtà attraverso la soddisfazione, ottenuta tramite l'estetica
tipico del sublime è la Roma dell'800, invasa dalla natura e dalle rovine antiche.
Il subime è la profondissima quiete, gli immensi spazi, gli abissi, le montagne, la notte.
noi cogliamo la natura come se fosse ordinata ad un fine. Noi SENTIAMO La natura come se fosse ordinata e finalizzata, o ci fosse una ragione.
La conoscenza invece, afferma Kant, ci dice che non c'è ragione per cui si soffre, ma ci piace pensarlo.
Sublime: sublime è la natura come banco di nebbia, vastità di un paesaggio o fenomeno naturale che faccia sentire l’uomo “un nano sulle spalle dei giganti”.
Bello: “ciò che piace senza concetto” (senza emozione. È prettamente razionale)
Il gusto: trascende dal bello ed implica il sentimento. Cambia da persona a persona
Il fenomenismo
Giudizi Sintetici a Priori: sintetici poiché creati da noi (sintetizzati) e che ampliano la nostra conoscenza a priori (perché universali e necessari)
Fenomenismo: Fenomeno= apparenza - fenomenismo limita le capacità conoscitive a ciò che appare (ogni conoscenza è fenomeno)
Conoscenza e fenomeno
Il fenomeno si divide in ciò che dipende dal soggetto e ciò che non dipende da esso (ex se misuro un tavolo con due unità di misura diverse, esso occuperà lo stesso spazio) , senza mai però sfociare nel soggettivismo, perchè lo spazio e il tempo sono valide per tutti ed oggettive.
Le deviazioni e le diversità soggettive sono patologiche, non strutturali (ex. daltonismo) e dunque non rilevanti
La conoscenza può essere dunque:
Patologica (dunque irrilevante) ex. daltonismo
Nell'ambito del gusto (irrilevante)
oggettiva (la realtà)
Fenomeno: ciò che è conoscibile, palpabile e comprensibile
Noumeno: ciò che è inconoscibile, impalpabile ed incomprensibile
Materia: dipendente dal soggetto
Forma: Indipendente dal (regolata dalle categorie)
Categorie: Appena vediamo un oggetto la nostra mente incasella nelle 12 categorie tutte le forme necessarie (ex. Spazio, tempo, quantità, qualità…)
Domande da interrogazione
- Chi era Immanuel Kant e quale fu il suo contributo principale alla filosofia?
- Cosa intendeva Kant con la "rivoluzione copernicana"?
- Quali sono le tre opere principali di Kant e cosa trattano?
- Come definisce Kant il concetto di "noumeno" e la sua conoscibilità?
- Qual è la differenza tra giudizio determinante e giudizio riflettente secondo Kant?
Immanuel Kant era un filosofo nato a Koningsberg, Prussia, nel 1724. È noto per la sua "rivoluzione copernicana" nella filosofia, che cercava di coniugare razionalismo ed empirismo, ponendo il soggetto al centro del processo di conoscenza.
La "rivoluzione copernicana" di Kant si riferisce al cambiamento di prospettiva secondo cui il soggetto non è passivo di fronte all'oggetto, ma contribuisce a formare l'oggetto di conoscenza attraverso le proprie strutture mentali a priori.
Le tre opere principali di Kant sono "La critica della ragion pura", che esplora i limiti del razionalismo e la conoscenza scientifica; "La critica della ragion pratica", che si concentra sulla morale e l'etica; e "La critica del giudizio", che cerca di unificare la conoscenza e la morale attraverso il giudizio estetico e teleologico.
Kant definisce il "noumeno" come la realtà pensata, che è inconoscibile scientificamente. Nella "Critica della ragion pura", afferma che il noumeno non può essere conosciuto poiché non è osservabile empiricamente.
Il giudizio determinante è quello conoscitivo, basato su giudizi sintetici a priori, mentre il giudizio riflettente si basa sulla consonanza tra intelletto e sentimento, come nel caso del giudizio estetico (bello e sublime) e teleologico (finalità della natura).