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Concetti Chiave

  • Immanuel Kant, nato a Koenigsberg nel 1724, sviluppa un approccio filosofico che critica sia il razionalismo cartesiano sia l'empirismo di Locke, proponendo una sintesi che valorizza l'esperienza sensoriale.
  • La "Critica della ragion pura" esplora la natura della conoscenza umana, distinguendo tra giudizi analitici e sintetici, e introduce il concetto di giudizi sintetici a priori per spiegare la scienza.
  • La "Critica della ragion pratica" affronta l'etica, sostenendo che la legge morale risiede nell'uomo stesso attraverso imperativi categorici, indipendenti dall'esperienza sensibile.
  • La "Critica del giudizio" analizza il giudizio estetico e teleologico, definendo il bello come un sentimento universale e disinteressato, e il sublime come una reazione alla grandezza o potenza.
  • Kant introduce una rivoluzione copernicana nella filosofia, in cui la conoscenza si adatta al soggetto, e non viceversa, ponendo l'uomo al centro della conoscenza e dell'etica.

Indice

  1. Infanzia e formazione di Kant
  2. Svolta filosofica e critica della metafisica
  3. Sintesi di razionalismo ed empirismo
  4. Rivoluzione copernicana nella filosofia
  5. Critica della ragion pura
  6. Estetica trascendentale e conoscenza sensibile
  7. Analitica trascendentale e categorie
  8. Dialettica trascendentale e limiti della metafisica
  9. Critica della ragion pratica e morale
  10. Imperativi categorici e postulati morali
  11. Critica del giudizio e estetica
  12. Giudizi estetici e teleologici

Infanzia e formazione di Kant

Immanuel Kant nasce a Koenigsberg, nella Prussia progressista tipicamente illuminista del 1724 da una famiglia di modeste condizioni e strettamente religiosa, che ispirerà in lui sin da giovane un atteggiamento rigoroso e ordinatissimo.

Svolta filosofica e critica della metafisica

Il suo interesse è dapprima per gli studi scientifici, ma si avvicinerà alla filosofia, con una prima fase naturalista e una successiva criticista, che farà di lui uno dei pensatori più innovativi e acuti della filosofia moderna.

A stimolare in Kant la svolta è la formazione sui testi di razionalisti ed empiristi che dominavano la scena filosofica del tempo, con i quali egli si sente profondamente in disaccordo, fino a “risvegliarsi dal sonno dogmatico” con la lettura di Hume, rendendosi conto dell’illusione della metafisica.

Kant matura la convinzione che la metafisica non è che un’ambizione del pensiero umano per nulla possibile, poiché la mente dell’uomo essere finito sola, senza l’esperienza, non può conoscere l’abisso senza fondo che è fondamento profondo della realtà. Così egli rinnega:

- Il razionalismo cartesiano poiché nella pretesa di conoscenza completa da parte della ragione porta al dogmatismo (idea innata e non dimostrabile di Dio).

- L’empirismo di Locke che non produce conoscenze necessarie e universali e porta allo scetticismo humeniano, che nega la possibilità reale di conoscere.

Sintesi di razionalismo ed empirismo

Con le sue tre celebri critiche, Kant opera una formidabile sintesi di razionalismo ed empirismo, nella quale la ragione è base della conoscenza, ma nella consapevolezza dei suoi naturali limiti non può prescindere dall’esperienza dei sensi, che dovrà poi filtrare e organizzare.

Egli fonda la filosofia del limite, critica (giudica, distingue), la ragione umana in uso conoscitivo, etico ed estetico, poiché solo individuandone i limiti si può fondare conoscenza vera e universale (l’uomo e la sua mente sono finiti).

Rivoluzione copernicana nella filosofia

Kant compie una rivoluzione:

- Antropocentrica: è nell’uomo che risiede il vero e la conoscenza, è nell’uomo e non in una legislazione o negli ordini di un Dio che risiede il bene e la giusta etica, è nell’uomo che risiede l’estetica e il bello universale.

- Copernicana nella gnoseologia: in precedenza, si era sempre ritenuto che la conoscenza ruotasse intorno all’oggetto, e il soggetto dovesse adeguarvisi e comprendere come porsi per conoscerlo, ma sorgeva il problema del noumeno (il soggetto conosce l’oggetto per come effettivamente è, o per come ci appare? In realtà, si può solo conoscere per come ci appare); ora è l’oggetto a adeguarsi al soggetto, fonte della conoscenza umana, che lo regola ed organizza in modo da conoscerlo. La possibilità di conoscere non ci è data dall’oggetto, ma dai modi di funzionare della nostra mente. (Se fossimo nati con degli occhiali rosa, tutto il mondo apparrebbe e sarebbe rosa).

Copernicana nell’etica: prima le regole del comportamento morale dipendevano da qualcosa di esterno dalla ragione al quale obbedire (autorità civile o religiosa, paura di punizione, speranza di premio), ora la legge morale è dentro l’uomo, ed è il principio del dovere per il dovere della ragione umana a distinguere bene dal male ed elaborare la legge morale universale per tutti.

Copernicana nell’estetica: il bello non è nelle cose, negli oggetti, ma in noi stessi, è un modo di funzionare dei nostri sentimenti, dunque è a priori, necessario e universale. È un gusto comune che consiste nella capacità di cogliere l’accordo che esiste tra l’immagine dell’oggetto e le nostre esigenze di finalità e unità.

Il noumeno non è conoscibile, ma è pensabile perché se qualcoasa è per me deve essere anche in sé.

1.

Critica della ragion pura

Critica della ragion pura (Che cos’è il vero? Cosa si può conoscere?)

Nella sua prima critica (giudizio dell’intelletto umano puro, a prescindere/prima dell’esperienza), Kant è alla ricerca dei limiti della ragione umana all’interno dei quali può produrre conoscenza vera e universale. (Che cos’è la scienza?)

Egli pone la ragione come imputato in un tribunale il giudice è la ragione stessa, e dovrà analizzare le fonti dalle quali provengono le sue nozioni e l’estensione possibile del suo raggio d’azione corretto.

Egli distingue due tipi di giudizi (attribuire un predicato al soggetto di una proposizione):

• Giudizi analitici (razionalismo): il predicato è già contenuto nell’soggetto, sono a priori, precedenti e indipendenti da ogni esperienza; necessari e universali, ma non aumentano il sapere (“gli studenti studiano”; “i genitori hanno figli”);

• Giudizi sintetici (empirismo): il predicato dà nuove informazioni sul soggetto, arricchiscono il sapere ma non sono necessari e universali, infatti derivano interamente dall’esperienza e sono a posteriori (dopo l’esperienza), (“questo ragazzo è studioso”).

Kant si dichiara insoddisfatto di entrambi i giudizi e ne fonda una nuova tipologia:

• Giudizi sintetici a priori (scienza newtoniana): necessari e universali (a priori), e il predicato dà nuove informazioni sul soggetto (caratteristica della novità); (esempio: proposizione matematica 7+5=12; necessaria e valida e contenente nuova conoscenza ottenuta per via sintetica, con l’esperienza).

I modi di conoscere dell’intelletto, i meccanismi con cui analizza e organizza le sensazioni, sono universali in tutti gli uomini, possono dunque dirsi a priori, indipendenti dall’esperienza e universali e necessari come i giudizi analitici.

Tali modi di funzionare dell’intelletto non sono fini a sé stessi, ma, pur essendone indipendenti, sono destinati ad essere applicati all’esperienza, dalla quale la conoscenza vera non può mai prescindere (la mente con l’intelletto riorganizza il materiale empirico), per organizzarla e filtrarla permettendo di ampliare la conoscenza, come nel caso dei giudizi sintetici.

Dottrina del Metodo: modo di procedere per organizzare le conoscenze nel modo corretto

• Dottrina degli Elementi

Estetica Trascendentale: analisi della conoscenza sensibile e delle sue forme a priori

Logica Trascendentale: analisi del pensiero e delle sue regole, forme a priori, rapporto fra pensiero e contenuti

Analitica Trascendentale: analisi delle forme a priori dell’intelletto

Dialettica Trascendentale: analisi delle forme a priori della ragione (idee)

1.

Estetica trascendentale e conoscenza sensibile

Estetica Trascendentale: si riferisce all’intuizione sensibile e si propone di analizzare le di strutture a priori della sensibilità che sintetizzano, ordinano l’esperienza sensoriale (suo ruolo attivo, oltre a quello passivo della ricezione esterna di dati.

La conoscenza sensibile è immediata e non legata a concetti, in quanto ciò che i sensi vedono non è mai l’oggetto in è, ma solo il fenomeno. Tuttavia, per essere una vera conoscenza, deve essere trascendentale, a priori, applicata all’esperienza ma indipendente da essa. La conoscenza è sintesi di:

- Materia: si ricava a posteriori, in base all’esperienza, riguarda i dati sensibili percepiti nell’oggetto (ciò che si vede, sente, tocca, odora);

- Forma: modo di funzionare a priori, trascendentale, dell’intelletto, in cui il soggetto organizza i dati sensibili per dare loro senso.

I dati sensibili sono sempre e immediatamente organizzati e collocati in un determinato spazio e tempo. Dunque, queste le due intuizioni pure, forme a priori (indipendenti dall’esperienza), universali e necessarie, della sensibilità, che si applicano ai dati sensibili.

- Spazio: forma pura del senso esterno, grazie al quale le cose si presentano le une accanto alle altre; fonda la validità della geometria come scienza sintetica a priori.

- Tempo: forma pura del senso interno, grazie al quale si ha l’intuizione della successione degli eventi interni ed esterni, fonda la validità dell’aritmetica come scienza sintetica a priori.

2.

Analitica trascendentale e categorie

Analitica Trascendentale: studia i modi, le forme a priori, della conoscenza intellettiva, successiva all’esperienza sensibile, ove le sensazioni non erano ancora unificate e organizzate.

È l’intelletto che unifica e organizza le sensazioni che, da sole, sarebbero scollegate (si riconosce che un oggetto è marrone, quadrato, di legno, ma non che è un tavolo. Se si pensa a cosa si ha mangiato la sera precedente, si unisce l’esperienza alla forma a priori del tempo) tramite le sue 12 categorie, forme a priori dell’intelletto, pure, universali, che organizzano il materiale sensibile fondando concetti puri, dunque conoscenza, universalmente per tutti gli esseri umani.

Le categorie (sostanza, causa-effetto, relazione reciproca, unità, possibilità, pluralità, necessità, contingenza, etc.) non riguardano dati derivati dall’esperienza ma sono concetti puri, dunque anche le scienze naturali e la fisica che vi si basano sono considerabili una scienza, poiché fondate su giudizi sintetici a priori.

Io penso (Apparizione Trascendentale): è la funzione dell’intelletto che raccoglie e collega, attraverso le categorie, le sensazioni, garantendo unità del mondo fenomenico.

Le categorie di Kant sono uguali a quelle aristoteliche, tuttavia, egli ne nega la validità ontologica: ciò che i sensi percepiscono e l’intelletto organizza sarà sempre solo il fenomeno, e non coinciderà con la realtà in sé.

3.

Dialettica trascendentale e limiti della metafisica

Dialettica trascendentale (Dialettica: arte sofistica di far apparire reale ciò che non lo è o che non può essere dimostrato): studia le forme a priori della ragione, le idee che non si applicano all’esperienza e hanno la pretesa di fondare conoscenza vera tipica della metafisica, sforzo della ragione di andare oltre l’esperienza, che Kant dimostrerà essere infondata.

∗ L’intelletto ha come oggetto i fenomeni, e procede gradualmente nella conoscenza senza mai pretendere di arrivare alla totalità (funzione di analizzare, dividere), la ragione ha come oggetto i noumeni, l’infinito e l’assoluto (pensabili ma non conoscibili), e la pretesa di conoscere la totalità universale (funzione di raggruppare, unificare).

La ragione elabora come sue forme pure 3 idee, sulle quali la metafisica avrà la pretesa di fondare 3 scienze:

1. Anima, sostanza spirituale e immortale (scienza della psicologia): l’unità della coscienza è l’anima intesa come sostanza, ma per Kant l’unità sintetizzatrice è l’Io Penso, comunque non sostanziale (esistente in sé per sé), altrimenti verrebbe a meno l’uso delle categorie non applicabili a ciò che trascende il sensibile (anima),

2. Cosmo, totalità sostanziale (scienza della cosmologia): idea contradditoria poiché l’uomo può avere esperienza di un certo numero di fenomeni e mai della loro serie completa, ovvero tale totalità della realtà.

3. Dio, essere perfetto (scienza della teologia):

o Prova ontologica (errore di Cartesio): pensare Dio come essere perfetto non significa che egli esista, l’esistenza non è inclusa nella caratteristica ideale di perfetto;

o Prova cosmologica (errore di Locke): non è possibile dimostrare l’esistenza di Dio tramite la prova dell’esistenza degli enti, ma non si ha mai avuto esperienza che sia stato egli a creare la totalità.

o Prova teologica: è un errore anche attribuire la bellezza e l’ordine della realtà ad una causa aldilà della natura, quando invece potrebbe essere opera della natura stessa.

La metafisica non resiste alle prove di razionalità e non contraddizione e non è possibile come scienza, poiché la filosofia critica impone il limite del fenomenico: tutto ciò che non si può definire fisicamente non può essere oggetto di scienza. I concetti sono vuoti senza le intuizioni, e viceversa.


2.

Critica della ragion pratica e morale

Critica della ragion pratica (Che cos’è il giusto? Come si agisce eticamente?)

Seconda critica kantiana: analisi della ragion pratica, volontà umana, che dirige la vita pratica e la morale e consente di agire in modo eticamente giusto.

Analitica della ragione pratica: principi oggetto della ragion pratica (massime e imperativi morali) e motivazioni

Kant individue due diversi principi pratici, che regolano l’agire:

• Massime: suggerimenti, principi pratici soggettivi, che valgono per i singoli (“reagisci alle offese”, “studia di più”)

• Imperativi: comandi, obblighi morali necessari che valgono per ogni uomo.

• Ipotetici: comando espresso in vista di un fine particolare, hanno la forma del “se…devi…” (“se vuoi passare l’esame, devi studiare”): il valore da seguire è oggettivo per tutti, ma solo se interessati al raggiungimento di tale obiettivo, non sono dunque universali.

• Categorici: comandi indipendenti dal raggiungimento di uno scopo, da seguire per dovere universale, perché è razionalmente il giusto (dovere per il dovere).

Sono gli imperativi categorici gli unici dotati di valore universale e necessario e a priori, dunque considerabili come legge morale incondizionata, che regola l’agire etico non in vista di un fine.

Imperativi categorici e postulati morali

Da qui Kant arriva alla conclusione che, diversamente dall’ambito della conoscenza (ove la ragione era limitata e da applicare alle sensazioni), la ragion pratica deve necessariamente porsi oltre l’esperienza sensibile, esserne indipendente, per non essere condizionata dagli istinti e dalle passioni che ne derivano, e che corrompono l’agire morale.

Infatti, solo il principio del “devi perché devi”, non condizionato da fini, da premi o da punizioni, dunque una volontà a priori e libera, può fondare una legge morale giusta e universale per tutti.

L’etica, secondo Kant, presuppone una valutazione preventiva, un test che analizzi i presupposti necessari a rendere un’azione morale, formula dell’imperativo categorico:

1. Agisci in modo che la massima del tuo comportamento possa valere come principio di legislazione universale: come se l’azione che compi possa valere ugualmente se tutti la applicassero;

2. Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo: non bisogna pensare all’essere umano in termini strumentali poiché dietro ogni mezzo c’è un uomo, membro di una comunità che rispetta l’altro e il principio di libertà reciproca e di dignità umana;

3. Agisci in modo tale che la tua azione sia in applicazione della legge morale universale presente nella tua coscienza come in quella di tutti gli uomini: la volontà obbedisce soltanto a sé stessa, di conseguenza l’etica deve essere autonoma (sono io a conferire eticità alle mie azioni).

Dialettica della ragion pratica: rapporto di contrapposizione fra virtù etica e felicità e superamento con i 3 postulati

Kant riconosce che la sua etica è profondamente rigorosa e difficile (rigorismo kantiano), e sopprimere i sentimenti e affidarsi solo alla ragione, “tu devi perché devi”, non aspettandosi alcun riconoscimento, non porta affatto alla felicità, ed è una virtù che solo i santi possiedono. Gli uomini, dunque, possono avere, se non una volontà santa, una volontà buona, sperando, con l’agire morale, in una felicità ultraterrena, in quanto il dovere lo rende degno di felicità, dunque probabilmente potrà goderne.

Per poter confidare nella felicità almeno ultraterrena, è giustificato ammettere l’esistenza di tre postulati, pur non dimostrabili, come condizione della stessa esistenza e pensabilità della morale:

1. L’uomo è dotato di libero arbitrio: l’imperativo morale non avrebbe senso e l’imperativo categorico del dovere inscritto dentro di noi non sarebbe realizzabile senza autonomia e libertà personale; e non c’è merito di fare bene se non si potesse anche scegliere di fare male.

2. Esistenza di Dio: deve esistere un dio che dia la possibilità di godere di una felicità proporzionata alla virtù della vita terrena in un aldilà nel quale il sommo bene (coincidenza fra virtù e felicità) sia raggiungibile.

3. Immortalità dell’anima: dal momento che il sommo bene non può essere raggiunto nella vita terrena, si deve ammettere che l’uomo ne abbia la possibilità in un tempo infinito dopo di essa.

Non è la moralità ad essere fondata sulla la religione, ma quest’ultima ad essere fondata sulla moralità, in quanto le sue dottrine fondamentali (immortalità dell’anima ed esistenza di Dio) non sono altro che postulati della ragion pratica.

Se i contenuti dei postulati della morale non hanno un valore conoscitivo, rappresentano delle speranze ragionevoli che aprono un varco verso il mondo trans-fenomenico, in quanto comportano che sul piano pratico la ragione ammetta proposizioni inammissibili dal punto di vista teoretico: per questo motivo Kant parla di primato della ragion pratica rispetto alla ragion pura.

La morale è frutto del singolo uomo, di una scelta razionale, della volontà. Il bambino non può essere portatore di una morale (tu devi perché devi) universale, poiché ancora legato a impulsi sensoriali tipici dell'infanzia. La morale kantiana si ottiene sforzandosi e rinunciando a tanto, riflettendo l'impostazione religiosa pietista del filosofo. Nietzsche sarà contrario al reprimere lo slancio vitale tipicamente umano, ritenendo che l'uomo debba essere libero e che l'universalità di comportamento sia necessariamente piegata all'obbedienza e alla rinuncia (che secondo Kant assume il significato di moralità)


Critica del giudizio e estetica

L’ultima Critica è quella intermedia tra intelletto (ragion pura) e volontà (ragion pratica) e grazie alla quale l’uomo può ammettere la finalità esclusa nella prima critica e postulata nella seconda, analizzando la facoltà del giudizio, identificata con il sentimento, capacità di collegare le sensazioni percepite dal soggetto ai suoi sentimenti, di provare piacere.

La Critica del giudizio si riferisce al giudizio estetico e si distingue dall’estetica, che rappresenta la scienza del bello e del brutto. Il giudizio è distinto in:

• Giudizio determinante: giudizio dell’intelletto, contiene particolare e universale, determina gli oggetti nel momento in cui li collega alle categorie (tutti quelli della ragion pura, dati sensibili + forme a priori);

• Giudizio riflettente: giudizio del sentimento, contiene solo il particolare, non determina alcun oggetto bensì riflette su quelli già acquisiti dando loro un principio di finalità che conferisce loro valore universale (tutti quelli della Critica del giudizio, riflettono la necessità umana di trovare un accordo di finalismo fra i fenomeni della natura).

- Estetico: coglie il rapporto di armonia fra soggetto e rappresentazione dell’oggetto

- Teleologico: coglie l’ordine finalistico degli oggetti

Giudizi estetici e teleologici

Il bello secondo Kant è un sentimento di piacere e gusto presente dentro di noi, non una proprietà oggettiva delle cose né un giudizio determinante. Il bello è ciò che piace in modo disinteressato, non legato a fini o piacere dei sensi, ma semplice e pura contemplazione, e universale per tutti gli uomini, grazie al senso comune del gusto presente in tutti gli uomini, che nasce dalla ricerca di armonia fra soggetto e oggetto, il bello è dunque a priori, universale, necessario.

Kant inoltre fa una distinzione tra bellezza libera, colta senza l’utilizzo di un concetto e senza pensare ad uno scopo, e bellezza aderente, la quale comporta il riferimento ad un archetipo di perfezione che condiziona la valutazione dell’oggetto.

Il sublime è un sentimento che nasce dalla sproporzione fra il soggetto e l’oggetto, non dall’armonia, è il sentimento dello stupore, dell’illimitato, della meraviglia.

• Matematico: stupore suscitato da ciò che è di dimensione infinitamente maggiore alla nostra (persona alta 2 metri e mezzo, animale enorme, oceano);

• Dinamico: stupore suscitato da ciò che è infinitamente più potente di noi (uragano, terremoto, tornado).

I giudizi teleologici (rivolti ad un fine) sono riflettenti perché riguardano la ricerca di finalità della natura, che non può essere conosciuta nel suo noumeno (metafisicamente), ma tuttavia suggerisce all’uomo la presenza di una sua finalità spirituale, sovrasensibile, non che sia organizzata solo da leggi meccanicistiche e necessarie. L’antitesi fra queste due ipotesi è superata con l’ammissione che esista una finalità nella natura, non valida dal punto di vista conoscitivo e scientifico, ma tendenza naturale del sentimento umano, un modo soggettivo di rappresentare la realtà. La teleologia sfocia poi in teologia in quanto sia gli uomini che i filosofi possono riconoscere la prova dell’origine dell’universo in qualcosa che è al di fuori del mondo intelligibile.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza della "Critica della ragion pura" di Kant?
  2. La "Critica della ragion pura" di Kant è fondamentale perché esplora i limiti della ragione umana e stabilisce che la conoscenza vera e universale si fonda su giudizi sintetici a priori, che combinano razionalismo ed empirismo.

  3. Come Kant distingue tra giudizi analitici e sintetici?
  4. Kant distingue i giudizi analitici, dove il predicato è già contenuto nel soggetto e sono a priori, dai giudizi sintetici, che arricchiscono il sapere con nuove informazioni e sono a posteriori, derivando dall'esperienza.

  5. Qual è il ruolo della "Critica della ragion pratica" nella filosofia di Kant?
  6. La "Critica della ragion pratica" analizza la volontà umana e l'etica, stabilendo che l'agire morale deve essere guidato da imperativi categorici, indipendenti dall'esperienza sensibile, per fondare una legge morale universale.

  7. In che modo Kant definisce il bello nella "Critica del giudizio"?
  8. Kant definisce il bello come un sentimento di piacere disinteressato, universale e necessario, che non dipende da fini o piaceri sensoriali, ma dalla contemplazione pura e dal senso comune del gusto.

  9. Qual è la differenza tra il sublime matematico e dinamico secondo Kant?
  10. Il sublime matematico è il sentimento di stupore di fronte a dimensioni infinitamente grandi, mentre il sublime dinamico è suscitato da forze infinitamente potenti, entrambi riflettono la sproporzione tra soggetto e oggetto.

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