e.cimadamore
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Concetti Chiave

  • Kant si colloca tra empiristi e razionalisti, criticando entrambi per la loro incapacità di fornire una conoscenza completa: i razionalisti per il loro dogmatismo e gli empiristi per la contingenza delle loro conoscenze.
  • La filosofia di Kant è caratterizzata dalla "rivoluzione copernicana", che mette l'uomo al centro del processo conoscitivo, ponendo l'accento sulla conoscenza soggettiva ma universale.
  • Kant distingue tra conoscenza sensibile e intellettuale, introducendo i concetti di fenomeno e noumeno per spiegare la percezione e il pensiero.
  • Le critiche di Kant si concentrano su tre domande fondamentali riguardanti la conoscenza, l'azione morale e le speranze umane, esaminando i limiti della ragione umana.
  • La "Critica della ragion pura" di Kant esplora i giudizi sintetici a priori, sostenendo che la conoscenza è una costruzione che combina esperienza sensoriale e strutture innate universali nella mente umana.

Indice

  1. Il pensiero razionalista e le sue critiche
  2. Kant: un filosofo di transizione
  3. La vita di Kant e il suo metodo
  4. L'indipendenza del pensiero secondo Kant
  5. La fase precritica di Kant
  6. La rivoluzione copernicana di Kant
  7. La critica della ragion pura
  8. La conoscenza secondo Kant
  9. La dottrina trascendentale degli elementi
  10. La sensibilità e l'intelletto
  11. Le categorie dell'intelletto

Il pensiero razionalista e le sue critiche

I razionalisti tendono a ridurre quasi in maniera marginale l’esperienza considerando il pensiero al centro, tanto che Cartesio parla di idee innate mentre Locke parla di tabula rasa.

con David Hume si scade nello scetticismo criticando anche il principio di causa effetto e mettendo in dubbio quindi le stesse scienze. invece i razionalisti rischiano di scadere nel dogmatismo e arrivare a credere a delle verità emblematiche su cui non si discuteva, ma per questo motivo sono anche delle verità sterili cioè non aggiungono nulla a ciò che io so (es. il triangolo ha tre lati.)

Kant: un filosofo di transizione

Kant è un filosofo che si inserisce in una fase di transizione e per questo ha molti aspetti illuministi infatti una delle sue opere più importanti è “che cos’è l’illuminismo” dove lui illustra la corrente illuminista e scrive sapere aude cioè abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza, ma propone molti aspetti che aprono al romanticismo (e all’idealismo) soprattutto nel concetto di bello e sublime.

La vita di Kant e il suo metodo

Kant nasce in Prussia a Konigsberg nel 1724 (attualmente in Russia, Kaliningrad), è il quarto di nove figli da famiglia modesta. a tredici anni ha il primo grande lutto, muore la madre la quale ha avuto un ruolo molto importante nella vita di kant perché era di religione pietista (diffusasi in Germania nel secolo precedente alla nascita di kant, i pietisti erano una branca dei luterani con un profondo fervore morale). nasce in pieno illuminismo e segue regolarmente l’iter di studi universitario interessandosi di matematica, scienze naturali ma anche di filologia e metafisica. nel 1746 muore il padre ed è costretto a lasciare l’università e a svolgere per quasi 10 anni attività di insegnate nelle case private. in questo periodo lui comunque prosegue autonomamente i propri studi da autodidatta, è un personaggio estremamente curioso e ha un’inesauribile sete di sapere.

nel 1755 rientra all’università, si laurea finendo gli studi in pochissimo tempo e arriva ad insegnare nell’università di Konigsberg, nella sua stessa città dalla quale non si sposterà mai.

insegnava senza ricevere uno stipendio dall’università all’inizio ma riceveva soldi dagli studenti che assistevano alle sue lezioni. le sue lezioni erano frequentatissime perché aveva una grande abilità oratoria inoltre riusciva a spiegare anche i concetti più difficili nella maniera più semplice possibile. le sue lezione era tanto frequentate al punto che poi riceverà uno stipendio regolare dall’università. rifiuterà nel 1770 l’incarico di insegnamento dall’univ. di vienna pur di non spostarsi mai da Konigsberg.

uomo estremamente metodico sul quale temperamento monotono si raccontano molti aneddoti:

usciva di casa sempre alla stessa ora e si faceva svegliare prestissimo dal suo maggiordomo lamp il quale seguiva gli ordini del padrone ma quando lo svegliava Kant lo insultava, prima di mettersi a studiare ringraziava il maggiordomo di averlo svegliato presto. quando lamp muore Kant rimane spaesato. essendo molto metodico, svegliandosi sempre alla stessa ora e facendo sempre le stesse cose nel momento in cui manca la persona che lo sveglia va in panico e per alcuni giorni non lavora. per prendere un altro maggiordomo doveva dimenticare lamp, come se non fosse mai esistito e si racconta che lui scrissi un grosso cartello “dimenticare lamp” come se fosse possibile ricordare di dimenticare qualcosa. storia sciocca ma dà l’idea di un uomo che ha in sé un forte senso del dovere, qualunque cosa facesse non lo faceva per un tornaconto ma perché deve essere fatto. la storia dà due elementi di Kant: la fiducia della ragione e la forza di volontà umana. fin dove possono arrivare ciascuna delle due?

L'indipendenza del pensiero secondo Kant

ha un alta levatura morale ma anche l’idea che gli uomini debbano pensare autonomamente con la propria testa e non farsi guidare da nessuno. obiettivo di Kant è far si che gli uomini pensino con la propria testa anche di fronte a problematiche esistenziali e profonde. lui dice che l’uomo non si deve far guidare da nessuna religione. l’uomo deve mantenersi indipendente e l’unica cosa che deve regolare è la legge morale che è dentro l’uomo stesso. aderite al partito o alla chiesa che volete ma l’importate è che rispettiate la legge morale che vi rende autonomi. discorso contenuto anche nella lettera che cos’è l’illuminismo.

La fase precritica di Kant

due periodi del suo pensiero:

-fase precritica.

-fase critica.

la fase precritica, che arriva fino al 1770, anno in cui scrive il trattato la dissertazione che segna il passaggio fra le due frasi. in questa fase Kant scrive moltissimo e i suoi interessi sono rivolti soprattutto al campo scientifico. vuole analizzare i fondamenti della scienza e si misura con quella che era la filosofia, anzi la metafisica del tempo. nella prima parte lui si occupa della filosofia razionalista. rimasto deluso dalla filo razionalista che secondo lui è incapace di incrementare e aumentare la conoscenza e di valorizzare il significato della sperimentazione essendo piuttosto sterile e dogmatica. quindi allarga le sue letture anche alla filosofia empirista e lui stesso nella critica dei costumi ringrazierà Hume per averlo svegliato dal “sonno dogmatico” e ciò lo ha costretto a porsi delle vere e proprie domande sulla scienza e sulla metafisica.

La rivoluzione copernicana di Kant

Attraverso le letture empiriste lui si accorge che se i razionalisti lo avevano deluso perché non incrementavano la conoscenza anche gli empiristi falliscono perché le loro conoscenze sono contingenti e non universali e necessarie. perciò i razionalisti avevano conoscenze universali e necessarie ma erano limitate mentre gli empiristi avevano grandi conoscenza ma non potevano dimostrarne l’universalità. Kant vede l’aspetto critico in entrambe.

nella dissertazione del 1770 pone la differenza fra la conoscenza sensibile e la conoscenza intellettuale dicendo che i sensi e l’intelletto hanno oggetti diversi di conoscenza.

i sensi hanno per oggetto i fenomeni che consistono in ciò che appare, ciò che vedo. io vedo un oggetto che provoca delle reazioni sui miei organi di senso.

la conoscenza intellettuale ha per oggetto i noumeni , che deriva da nous che significa intelletto. per noumeno si intende ciò che è pensato.

io non riesco nel fenomeno ad astrarre l’oggetto dalla posizione e dal tempo, il fenomeno è inserito in uno spazio-tempo. il noumeno è totalmente tolto dallo spazio-tempo.

se io volessi pensare l’essenza di un oggetto concreto in generale ma non riusciamo a avere l’idea dell’oggetto senza rappresentare fisicamente esteriormente l’oggetto. dell’anima?

non si ha dell’anima un idea concreta. perciò al mondo dei noumeni appartengono più le cose astratte di cui io non riesco a darle una connotazione.

ma se il fenomeno è ciò che appare esso appare all’uomo, quindi al centro della filosofia di Kant non c’è l’oggetto ma l’uomo che guarda, che vede l’oggetto e lo inserisce in un determinato spazio e tempo. se i filosofi precedenti si occupavano di studiare l’oggetto con Kant si ha quella che lui stesso definisce la “rivoluzione copernicana”. al centro c’è colui che conosce l’oggetto.

la dissertazione è importante perché lui abbozza i temi delle tre critiche del periodo critico appunto. dopo la dissertazione del 1770 lui non scrive più niente per 11 anni ma poi in 8 mesi scrive la critica della ragion pura nel 1781 e nel 1787 scrive la seconda edizione della critica alla ragion pura perché riteneva che alcune parti fossero troppo complesse.

La critica della ragion pura

tre domande a cui Kant vuole dare risposta:

- che cosa posso sapere  critica della ragion pura che ha per oggetto la filosofia teoretica, quindi l’osservare e l’esaminare e con questa critica lui vuole dimostrare se è possibile la metafisica come scienza, cioè si può conoscere l’essenza delle cose?

- cosa devo fare  critica della ragion pratica che si basa sull’agire umano

- cosa posso sperare  critica del giudizio che ha per oggetto l’estetica. è una riflessione su ciò che è il bello e il sublime ma anche su che fine ha la natura e quel è il fine dell’uomo.

critica

da kritike che significa giudicare. parte dal presupposto che la mente dell’uomo è necessariamente portata a scadere nella metafisica perché l’uomo può partire chiedendosi che cos’è la natura e quali sono le sue leggi ma poi per spiegare e andare all’origine delle leggi spesso ricorre a dare spiegazioni fuori dall’ambito scientifico. la mente dell’uomo è portata a camminare nella metafisica e per questo va a cadere in questioni insolubili che riguardano l’immortalità dell’anima o dell’uomo. questa metafisica è possibile come scienza?

tutti i filosofi che l’hanno preceduto secondo Kant hanno commesso un errore cioè non si sono domandati quali erano i limiti della ragione e del pensiero umano. lui dice “ io non intendo criticare chi mi ha preceduto o ciò che hanno scritto quelli che mi hanno preceduto ma intendo criticare la ragione stessa in generale e tutte le conoscenze alle quali essa può aspirare tramite l’esperienza. nel momento in cui la ragione non ha più esperienza grazie alla quale può avere dei punti fermi, quello che sostiene può essere vero? si può provare? è possibile quindi la metafisica come scienza?

giudizio  atto mentale che connette contenuti e pensiero

se io formulo un pensiero ci deve essere qualcosa a cui pensare e se il contenuto rimane lì e io non lo penso è come se non esistesse, l’oggetto esiste perché io lo penso e dall’altra parte il pensiero non può essere vuoto. l’atto che unisce contenuto e pensiero è il giudizio e si esprime con una proposizione dove c’è soggetto e predicato.

nella prefazione della critica della ragion pura Kant dice che è il momento di erigere un tribunale che deve essere la critica della ragione stessa in cui la ragione è sia imputato che giudice e in tale tribunale bisogna decidere quali sono i limiti della ragione. chiarire una volta per tutte se la ragione può oltrepassare l’esperienza.

La conoscenza secondo Kant

nell’introduzione lui prova a classificare tutti i possibili tipi di conoscenze secondo la loro origine e secondo i criterio di verità, parlando di ciò che sono i giudizi cioè l’unione di un soggetto con un predicato ovvero atto mentale che congiunge il contenuto cioè l’oggetto al pensiero.

in base all’origine i giudizi posso essere a priori o a posteriori.

i giudizi a priori non hanno bisogno e non possono avere una verifica da parte dell’esperienza, sono tutte le conoscenze la cui origine è assolutamente indipendente dall’esperienza (es. l’anima è immortale è un giudizio a priori come anche il principio di non contraddizione o di identità) e hanno come pretesa di essere universali e necessari (es. il triangolo ha tre lati). inoltre essi non avendo origine dai sensi sono conoscenze pure.

i giudizi classificandoli per criterio di identità possono essere sintetici o analitici.

i giudizi analitici sono ad esempio il criterio di identità e il principio di non contraddizione, in cui la loro negazione risulta impossibile. tutti i giudizi analitici devono necessariamente essere anche a priori, perché i giudizi analitici sono universali e necessari e non necessitano di dimostrazione; ma non aggiungono niente di nuovo al soggetto della proposizione (giudizi utilizzati dai razionalisti).

i giudizi analitici a posteriori non sono possibili altrimenti sarebbe una contraddizione in termini, perché non hanno bisogno di dimostrazione. parlare di giudizi analitici a posteriori è un’articolazione insensata.

i giudizi sintetici a posteriori sono giudizi empirici che partono dall’esperienza, ampliano la conoscenza ma non sono universali e necessari, anzi legati al contingente.

il limite dei giudizi analitici a priori è che non ampliano la conoscenza, mentre i giudizi sintetici a posteriori ampliano la conoscenza ma non sono universali (giudizi utilizzati dagli empiristi).

analizzate le varie possibilità, Kant sostiene che mentre la coordinazione tra giudizi a priori e criterio di verità dei giudizi sintetici è insensata, il giudizio sintetico può essere anche a priori. Kant fa una sintesi tra i giudizi dei razionalisti e quelli degli empiristi creando il giudizio sintetico a priori dicendo che è il giudizio che usa la matematica ed ha le seguenti caratteristiche: universale e necessario, ma amplia la conoscenza (sintetico). se la matematica o la fisica riguardassero soltanto i giudizi a priori esse sarebbero solo un elenco di regole e non ci sarebbe da elaborare e da ragionare e costruire. i giudizi sintetici a priori sono secondo Kant utilizzati della matematica e dalla fisica.

Problema: tali giudizi possono essere applicati anche alla metafisica?

per fare questo discorso Kant dice che bisogna riconsiderare il ruolo dell’uomo nel processo conoscitivo valutandolo non come soggetto passivo che recepisce l’oggetto e basta, ma come soggetto attivo di conoscenza. pone un nuovo rapporto tra oggetto e soggetto e sostiene che bisogna distinguere la materia dalla forma di conoscenza.

la materia è data dai sensi, da ciò che vedo e quindi è a posteriori ed è il contenuto, mentre la forma di conoscenza, cioè l’organizzazione di questo contenuto è a priori. la forma è il modo in cui la materia viene strutturata diventando conoscenza. il contenuto dipende dall’oggetto che io devo conoscere mentre la struttura dipende dal soggetto che rielabora la realtà cioè l’uomo.

a questo punto il principio di causalità non deve essere visto come verità innata ma come un principio operativo cioè come una struttura della conoscenza, modalità con cui la facoltà umana organizza il materia che arriva, che quindi appartiene all’uomo e non al mondo esterno.

principio, che lui chiamerà categorie, che appartiene a tutti gli uomini.

se fino ad ora la filosofia ha messo al centro l’oggetto; Kant rovescia il rapporto oggetto-soggetto attuando una rivoluzione copernicana, mettendo al centro la capacità conoscitiva dell’uomo.

kant condivide con gli empiristi il fatto che tutta la conoscenza parta cronologicamente dall’esperienza ma appoggia i razionalisti nel credere che tutto non può derivare logicamente dai sensi e che esiste qualcosa di innato che l’uomo ha.

Per Kant quindi la conoscenza è il frutto di una costruzione, ma non è soggettiva perché le categorie e le strutture appartengono a tutti gli uomini e sono universali. tutti i soggetti conoscitivi sono dotati delle stesse facoltà, sensibilità, dello stesso intelletto e della stessa ragione.

kant chiama ciò che si riferisce al modo di conoscere dell’uomo trascendentale, inteso come la condizione di possibilità della conoscenza, cioè è la filosofia che ha il compito di stabilire a priori le condizioni che rendono possibile la conoscenza.

della filosofia trascendentale lui si occupa nella critica della ragion pura.

La dottrina trascendentale degli elementi

Kant divide la critica della ragion pura in due parti:

- dottrina trascendentale degli elementi dove analizza le conoscenze pure

- dottrina trascendentale del metodo dove mostra la modalità di applicazione del sapere in relazione a ciò che serve all’uomo. dove distingue ulteriormente intelletto dalla ragione.

intelletto è la facoltà che rimane entro i limiti dell’esperienza.

ragione è la capacità di andare oltre l’esperienza.

entrambi implicano il pensiero.

la dottrina degli elementi si divide in:

- estetica trascendentale dove si analizza la sensibilità.

- logica trascendentale dove analizza la facoltà di pensare quindi ragione e intelletto, che a sua volta si divide in:

analitica trascendentale, studiando l’intelletto (applicata all’esperienza) e dialettica trascendentale , studiando la ragione (rivolta ad entità metafisica, io anima, mondo).

La sensibilità e l'intelletto

Kant sostiene che ad attivare il processo conoscitivo sia l’esperienza sensoriale. analizza la sensibilità che è quella facoltà che fa sì che l’uomo sia recettivo e prenda tutto ciò che gli arrivi dall’esterno. la sensibilità è quindi passività, uomo riceve e non agisce, accetta tutto ciò che l’esterno offre. la sensibilità fornisce all’uomo quelle che lui chiama intuizioni che sono delle rappresentazioni immediate dell’oggetto. le intuizioni devono essere inserite e ordinate necessariamente in due forme pure a priori che Kant chiama spazio e tempo.

ogni cosa deve essere inserita in uno spazio e un tempo, l’uomo non riesce a pensare ai noumeni. ogni rappresentazione sterna è resa possibile se inserita in uno spazio, ogni rappresentazione interna (emozione) è resa possibile inserendola in determinato momento, tempo.

perciò spazio e tempo devono precedere qualsiasi attività in senso logico e devono essere già dentro l’individuo. sono le condizioni necessarie affinché la mente possa compiere qualsiasi attività, possa mettersi in moto, possa attivare la capacità conoscitiva.

sono forme pure perché non derivano dall’esperienza.

l’uomo può conoscere soltanto la realtà fenomenica, ovvero com’è l’oggetto per me che osservo, non com’è l’oggetto nella sua essenza. conosco l’oggetto in base alle due forme pure a priori nella dimensione spazio temporale, al di fuori delle quali io non conosco l’oggetto perché l’uomo non ne può conoscere l’essenza. è comunque una conoscenza soggettiva ma universale perché è di tutti gli uomini.

riprende la distinzione tra fenomeno e noumeno della dissertazione del ’70 cambiandola e aggiungendo la componente dello spazio tempo.

Conoscere però non è soltanto percepire qualcosa bensì unire le varie rappresentazioni e intuizioni. bisogna unire più sensazioni fra loro, la conoscenza non si può basare soltanto sul sentire.

bisogna crearsi/elaborare un concetto che sintetizza tutte le intuizioni sensibili (colore, forma, profumo, emozione da riassumere e unire in un solo concetto). è necessario quindi superare il campo della sensibilità ed entrare nel campo dell’analitica.

Parte della critica che si occupa della facoltà che ci permette di formulare giudizi, cioè l’intelletto.

(intelletto: capacità di formulare giudizi).

Le categorie dell'intelletto

La sensibilità da sola non può pensare però è fondamentale perché se non ci fossero i suoi dati l’intelletto sarebbe vuoto. sensibilità fornisce dati e contenuto su cui posso applicare le categorie e pensare. pensare vuol dire formulare giudizi. quali sono i giudizi possibili?

è come se io ho una libreria e devo metterci una pila di libri che sono le intuizioni nello spazio tempo da disporre negli scaffali. come faccio a mettere tutti libri negli scaffali? devo prima vedere come è fatta la libreria che l’intelletto, la conoscenza a cui applicare i dati della sensibilità. gli scaffali sono i concetti puri dell’intelletto che riprende da Aristotele e che lui chiama categorie.

Forme pure dell’intelletto: categorie sono ciò che rende possibile il giudizio.

(mentre le forme pure della sensibilità sono spazio e tempo)

Per organizzare i libri nella libreria devo conoscere gli scaffali che sono le categorie grazie alle quali l’intelletto agisce su ciò che arriva dall’esperienza.

Per Kant esistono quattro forme di giudizio: qualità, quantità, modalità’ e relazione.

ognuna di esse è suddivisa in 3 categorie  in totale 12 categorie che rendono possibile il giudizio.

le categorie non derivano dall’esperienza ma sono ciò che permettono di organizzarla.

le categorie di Aristotele erano categorie della realtà e grazie ad esse io potevo arrivare a dimostrare l’esistenza del primo motore immobile o la struttura del cosmo. in Kant le categorie sono dell’intelletto e sono processi puri che non derivano dall’esperienza.

le categorie non derivano dall’esperienza perché se derivassero da essa la stessa esperienza sarebbe impossibile perché non saremmo capaci di apprendere dall’esperienza se non avessimo niente per poterla organizzare ed interpretare.

cosa possiamo conoscere tramite le categorie? quanto è valido questo tipo di conoscenza?

domande a cui kant risponde nella deduzione trascendentale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo di Kant nella transizione tra empirismo e razionalismo?
  2. Kant si inserisce in una fase di transizione tra empirismo e razionalismo, criticando entrambi per i loro limiti e proponendo una sintesi che valorizza sia l'esperienza sensoriale che le strutture innate della conoscenza.

  3. Come Kant definisce la "rivoluzione copernicana" nella filosofia?
  4. Kant definisce la "rivoluzione copernicana" come il cambiamento di prospettiva che pone l'uomo e la sua capacità conoscitiva al centro, anziché l'oggetto, ribaltando il rapporto tradizionale tra soggetto e oggetto.

  5. Quali sono le tre domande fondamentali a cui Kant cerca di rispondere nella sua fase critica?
  6. Le tre domande fondamentali sono: "Che cosa posso sapere?" (Critica della ragion pura), "Cosa devo fare?" (Critica della ragion pratica), e "Cosa posso sperare?" (Critica del giudizio).

  7. Cosa distingue i giudizi sintetici a priori secondo Kant?
  8. I giudizi sintetici a priori sono universali e necessari, ma ampliano la conoscenza, combinando le caratteristiche dei giudizi razionalisti e empiristi, e sono utilizzati in matematica e fisica.

  9. Qual è la differenza tra fenomeno e noumeno nella filosofia di Kant?
  10. Il fenomeno è ciò che appare all'uomo e può essere conosciuto attraverso l'esperienza sensoriale, mentre il noumeno è ciò che è pensato e non può essere conosciuto nella sua essenza, essendo al di fuori dello spazio-tempo.

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