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Concetti Chiave

  • Immanuel Kant è considerato un filosofo di transizione tra l'Illuminismo e il Romanticismo, con un forte impatto della sua educazione pietista e degli studi universitari in logica, matematica e filosofia.
  • Kant introduce il criticismo come alternativa al dogmatismo, esaminando i limiti e la validità della conoscenza umana, influenzato da Locke e Hume nell'esplorare il ruolo dell'esperienza e della ragione.
  • La "Critica della ragione pura" indaga sui limiti della conoscenza umana, introducendo concetti come giudizi sintetici a priori e proponendo una "rivoluzione copernicana" nella filosofia, ribaltando la relazione tra soggetto e oggetto.
  • Kant distingue tra fenomeni (ciò che percepiamo) e noumeni (la cosa in sé), affermando che la nostra conoscenza è limitata ai fenomeni, mentre il noumeno rappresenta un limite conoscitivo insormontabile.
  • La metafisica, secondo Kant, non può essere considerata una scienza poiché si basa su idee trascendenti non verificabili empiricamente, sebbene queste idee abbiano una funzione regolativa nell'indagine umana.

Indice

  1. La vita di Kant
  2. Formazione e carriera accademica
  3. Il criticismo kantiano
  4. La filosofia del limite
  5. L'influenza di Hume
  6. La critica della ragion pura
  7. L'Illuminismo secondo Kant
  8. La gnoseologia kantiana
  9. Il risveglio dal sonno dogmatico
  10. Superamento di empirismo e razionalismo
  11. La scienza e la metafisica
  12. Il cielo stellato e la legge morale
  13. La matematica e la fisica
  14. I giudizi sintetici a priori
  15. La rivoluzione copernicana di Kant
  16. Il fenomeno e il noumeno
  17. Le facoltà conoscitive
  18. La dottrina degli elementi
  19. La conoscenza sensibile
  20. Spazio e tempo a priori
  21. La matematica come scienza pura
  22. L'intelletto e le categorie
  23. Il ruolo delle categorie
  24. Il mondo fenomenico
  25. L'Io penso
  26. La metafisica come scienza
  27. Le idee metafisiche
  28. Le antinomie della ragione
  29. Le prove dell'esistenza di Dio
  30. La funzione regolativa della metafisica

La vita di Kant

Nacque nel 1724 a Konigsberg, al tempo capitale della Prussia Orientale, oggi appartiene alla Russia, qui nel 1804 morì.

La Madre morì quando Kant aveva solo 13 anni, ma ebbe un grande impatto nella sua vita, lasciandogli un forte sentimento religioso: lo educò al pietismo (movimento che dava molto importanza al rigore morale al comportamento retto).

Formazione e carriera accademica

Entrerà all’università della sua città all’età di 16 anni dove studiò matematica, teologia e filosofia, per poi svolgere per 9 anni l’attività di precettore privato, nel 1770 diventerà professore di logica e metafisica.

Il criticismo kantiano

Viene considerato come un filosofo di passaggio dall’Illuminismo al romanticismo, dal momento che anticipò le idee romantiche.

Vengono distinti tre periodi:

- Periodo pre-critico in cui prevalgono gli interessi per le scienze naturali, per la logica e la metafisica.

- Periodo critico, dove si dedica alla sua filosofia detta criticismo, in questo periodo scrisse le sue opere principali: le 3 critiche: la critica della ragion pura, della ragion pratica, del giudizio.

In ciascuna di queste si occupa di un ambito diverso: gnoseologico, morale e estetico-sentimentale.

- Periodo post-critica, che racchiude le opere della vecchiaia, dedicate a riflessioni politiche.

La parola critica è tanto importante in Kant che la sua filosofia è chiamata criticismo, è una concezione filosofica che si oppone al dogmatismo:

- Il dogmatismo è l’accettazione passiva di ciò che ci è stato ereditato dalla tradizione senza metterlo in discussione.

- Il criticismo, invece, critica, perciò mette in discussione le cose, esamina se sono possibili e legittime, e quali sono i loro limiti: ossia garantisce, entro il limite, la validità di ciò su cui si indaga.

La filosofia del limite

Nel pensiero di Kant, il concetto di limite è particolarmente importante, il criticismo kantiano viene anche chiamato "Filosofia del limite", perché si concentra sull'interpretazione e comprensione dei limiti dell'esperienza umana e della conoscenza.

L'influenza di Hume

La prospettiva dell’indagine filosofica del criticismo non è originale di Kant, prima di lui Locke aveva condotto un’indagine critica sui limiti dell’intelletto umano e li aveva trovati nell’esperienza: la ragione non può fare a meno dell’esperienza che le fornisce i materiali su cui costruire i ragionamenti. Alla nascita la mente umana è una tabula rasa su cui l’esperienza traccia le idee semplici, a partire dai quali la ragione costruisce le idee complesse.

La critica della ragion pura

Nel titolo il termine “critica” va inteso nel senso di “indagine”, “esame”; la “ragione” a cui si riferisce è la ragione conoscitiva, teoretica, e “puro” è ciò che è presente già prima dell’esperienza, fa riferimento al fatto che Kant indaga sulla ragione nella sua purezza formale, prescindendo dai contenuti che derivano dall’esperienza.

In questa indagine fatta dalla ragione stessa, quest’ultima è giudice e imputato, chiamata a riflettere su sé stessa e sui suoi legittimi ambiti di applicabilità.

L'Illuminismo secondo Kant

Viene considerata come l’opera in cui l’Illuminismo raggiunge il suo apice.

Per Kant l’Illuminismo rappresenta l’uscita dell’uomo dello stato di minore: stato di incapacità dell’uomo di usare il proprio intelletto senza la guida di un altro. Ciò non dipende dalla mancanza d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e coraggio, o per pigrizia e viltà. Infatti nonostante la natura abbia reso l’uomo libero, quest’ultimo continua a voler passare una vita di minorità poiché è più comodo far si che qualcuno pensi al posto nostro.

Inoltre i tutori sollecitano questo stato di minorità, cosicché i loro simili minorenni non possano agire contro di loro, creando “pacifiche creature“, mostrandogli anche il pericolo che li minaccia nel caso in cui cercassero di pensare con la propria mente.

La gnoseologia kantiana

Nell’Introduzione dell’opera, Kant chiarisce ciò di cui vuole occuparsi: il suo oggetto di indagine sarà la gnoseologia (la conoscenza umana), cercando di definirne la possibilità, la validità e i limiti.

Il risveglio dal sonno dogmatico

Kant affermò che fosse stato Hume a “svegliarlo dal sonno dogmatico”, portandolo a condurre quest’indagine, attraverso “la critica contro i fondamenti della metafisica e della scienza”.

Hume, infatti, aveva messo in dubbio il concetto di sostanza sostenendo che si può avere certezza solo delle percezioni sensibili, e per quel che riguarda le scienze naturali, (come la fisica), aveva capito che non si possono creare regole generali basate solo sull'esperienza, che può dare certezze sul passato e sul presente, ma non sul futuro.

x es, se io sperimento più volte che avvicinando la mano al fuoco mi scotto, ciò non vuol dire che mi scotterò in futuro.

Tutta la scienza, anche la fisica newtoniana, che si basa sull’esperienza, sono una credenza; è l’abitudine che mi porta a credere che qualcosa che è accaduto in ugual maniera finora, accadrà alla stessa maniera anche nel futuro.

Superamento di empirismo e razionalismo

Da questa prospettiva empirista non si poteva, dunque, avanzare nessuna previsione sui fenomeni futuri, nonostante sia uno degli scopi principali della scienza. Kant, in questa sua opera, supera l’empirismo e il razionalismo, le due grandi scuole di pensiero precedenti.

La scienza e la metafisica

Poiché voleva riesaminare i fondamenti della conoscenza umana, si concentrò principalmente sulla scienza e sulla metafisica, ambiti principali in cui l'uomo cerca di comprendere il mondo.

La scienza a cui fa riferimento è la fisica newtoniana, formata da leggi che sembravano aver spiegato definitivamente il mondo fisico. La metafisica, invece, era in crisi: ancora non si era giunti a opinioni certe su Dio, sull’anima, sul mondo. Kant si definiva “innamorato deluso” della metafisica perché, pur essendo affascinato dai grandi interrogativi metafisici sull'esistenza, riconosce che la metafisica aveva fallito nel fornire risposte soddisfacenti; questo lo porta a cercare una nuova via di indagine che rispetti i limiti della conoscenza umana.

Il cielo stellato e la legge morale

Nella tomba di Kant troviamo una citazione dell’opera: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”, ossia: 2 cose riempiono l’animo di ammirazione,il cielo stellato e la legge morale. Queste non bisogna cercarle poiché le vediamo davanti a noi e le connettiamo con la coscienza della mia esistenza.

La prima la trovo nel posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, e connette il posto in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con infiniti mondi e sistemi; e poi anche ai tempi illimitati del loro movimento periodico (il loro principio e la loro durata).

La seconda comincia dal mio “io indivisibile”, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza

In questo passaggio, Kant tratta anche 2 punti di vista diversi riguardo la nostra importanza nel tutto, e descrive i 2 ambiti della sua indagine filosofica: il mondo esterno all’uomo e il mondo interiore.

Nel 1º caso, considera che siamo solo piccole creature viventi su un pianeta insignificante rispetto all'immensità dell'universo, destinati a tornare alla terra una volta morti.

Nel 2º caso, riflette sul fatto che la nostra intelligenza e capacità di comprendere la morale ci conferiscono un valore infinitamente più grande, poiché ci rendono in grado di vivere una vita indipendente dalle nostre caratteristiche animali e dal mondo sensibile. Questa vita, secondo Kant, è guidata dalla legge morale e ha significato anche oltre i confini della nostra esistenza terrena.

La matematica e la fisica

All’interno dell’opera affronta 3 interrogativi

1. Come è possibile la matematica e la fisica ?

3. È possibile la metafisica come scienza?

Kant non mette in discussione la validità scientifica delle prime 2, ma cerca il loro fondamento; mentre della metafisica mette in dubbio la legittimità in quanto scienza.

I giudizi sintetici a priori

Secondo Kant l’uomo esprime le sue conoscenze attraverso i giudizi, cioè attraverso proposizioni formate da un predicato e un soggetto.

Ne distingue due tipi:

- I giudizi analitici non accrescono la conoscenza (non sono fecondi), il predicato è contenuto nel soggetto e si ricava da esso.

Esempio: il triangolo ha tre lati —> il fatto che ha 3 lati è compreso nel concetto di triangolo: sciogliendo questo concetto ritrovo la componente dei tre lati.

I giudizi a priori, che sono emessi a prescindere dall’esperienza: non ho bisogno di usare l’esperienza per sapere che il triangolo ha tre lati. Perciò sono anche universali, validi per tutti e necessari, immutabili, poiché il loro contrario non è possibile. Sono sterili, non ci dicono niente di nuovo. Non sono scientifici, a differenza della scienza non accrescono la conoscenza.

I giudizi analitici coincidono con le proposizioni che Hume ha definito “relazioni tra idee”.

Nei giudizi sintetici il predicato aggiunge qualcosa di nuovo. Per esempio: questo triangolo è rosa.

Questi li posso dare solo facendo esperienza sensoriale: osservando il triangolo, per poi unire i due termini (“rosa” non è collegato a priori con il concetto di triangolo), sono perciò a POSTERIORI : dopo aver fatto esperienza del colore del triangolo posso enunciare il giudizio sintetico.

Dal momento che devo verificarli con l’esperienza, NON sono né universali né necessari, e pertanto non sono scientifici.

Questi giudizi erano stati descritti da Hume come “proposizioni di relazioni tra fatti”.

Se esistessero solo questi due tipi di giudizio, non potremmo avere una conoscenza capace di crescere, pertanto Kant ritiene che esista un terzo tipo di giudizio.

I giudizi sintetici a priori, che essendo sintetici sono fecondi: accrescono la conoscenza; ed essendo a priori non dipendono dall’esperienza: sono universali e necessari. Sono i giudizi della matematica: 5+5=10, accresce la conoscenza, non ho bisogno di fare ricorso all’esperienza perché è ottenuta attraverso un’operazione mentale. il 10 non è implicito in 5+5, viene costruito dal nostro intelletto. È un giudizio sintetico a priori anche il principio di causalità, per cui “ogni mutamento ha una sua causa”, su cui si fonda la fisica (indaga sul perché dei fenomeni naturali). Infatti NON può derivare dall’esperienza perché per un essere umano è impossibile fare esperienza di ogni mutamento e non è analitico perché nel concetto di mutamento non è implicito quello di una causa che lo produca.

Vediamo una grande differenza con Hume, che sosteneva che non si può dimostrare scientificamente che un evento ne causa un altro, ma noi lo crediamo in base alle nostre esperienze passate. Tuttavia, Kant suggerisce che ci sono certe conoscenze innate, chiamate appunto giudizi sintetici a priori, che sono la base per la nostra comprensione del mondo. Ci permettono di fare affermazioni che sono vere per tutte le persone e in tutte le situazioni, formando così la base per la scienza.

Quest’ultima si basa su dei ‘pilastri’, nonché i giudizi sintetici a priori.

Tale teoria sui 3 tipi di giudizio presuppone un confronto con le scuole filosofiche precedenti:

- i giudizi analitici a priori richiamano la concezione razionalistica della scienza, che parte da principi a priori: le idee innate, per ricavare la conoscenza, delineando un sapere universale e necessario, ma sterile;

- i giudizi sintetici a posteriori richiamano l’impostazione empiristica della scienza, per la quale quest’ultima si fondava solo sull’esperienza, delineando in tal modo un sapere fecondo, ma privo di universalità e necessità.

Kant ritiene, contro il razionalismo, che la scienza derivi dall’esperienza, e contro l’empirismo che alla base dell'esperienza ci siano dei principi che non derivano dall’esperienza stessa.

L’errore commesso da Hume, secondo Kant, è stato di non cogliere la differenza tra giudizi e il principio di causalità, che altro non è che un giudizio sintetico a priori.

I giudizi sintetici a priori sono essenziali; senza di essi lo scienziato non saprebbe se, anche nel futuro, ogni fenomeno dipenderà da una causa, lo "scienziato kantiano" riconosce questa verità a priori, anche se non ha ancora indagato sulle cause di eventi specifici.

La rivoluzione copernicana di Kant

Grazie a strutture mentali innate chiamate FORME PURE A PRIORI, uguali in tutti gli uomini (universali), con cui la ragione umana ordina i dati sensibili.

Tutti le usano allo stesso modo: per dare forma al mondo che percepiamo attraverso i sensi.

Nel processo conoscitivo, quindi, entrano in gioco 2 elementi: le percezioni sensibili (l’elemento a posteriori), che costituiscono la “materia” della conoscenza, e le modalità (l’elemento a priori) attraverso cui la mente umana ordina le percezioni, che costituiscono la “forma” della conoscenza.

Questa concezione della conoscenza è considerata da Kant la sua Rivoluzione copernicana: come Copernico, per spiegare i moti dei corpi celesti, ribalta i rapporti tra Terra e Sole, mettendo il Sole al centro, Kant ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto: è la nostra mente che dà forma e organizza le informazioni che riceviamo dall'esterno, anziché essere modellata passivamente dagli oggetti stessi.

Per Kant nonostante la nostra conoscenza inizi con ciò che sperimentiamo, non si ferma lì, noi filtriamo e organizziamo l'esperienza attraverso le strutture di pensiero innate, come se la nostra mente desse forma ai contenuti dell'esperienza.

Per molto tempo ci fu un dogma (una credenza non dimostrata): che il mondo fosse ordinato, che la natura avesse delle leggi che l’uomo doveva scoprire.

Con Kant la prospettiva viene capovolta: il soggetto conoscente ha in sé leggi e forme che proietta nell’oggetto conosciuto, non è la natura che ha in sé leggi che l’uomo deve cercare.

“L’Io è il legislatore della natura”.

Il fenomeno e il noumeno

L’oggetto che conosciamo e percepiamo è il fenomeno, “la cosa per me”, cioè l'oggetto così come appare a noi, filtrato attraverso le forme innate della nostra mente.

Mentre la “cosa/oggetto in sé”, il noumeno, non è conoscibile, rappresenta il limite della conoscenza umana.

L’uomo non può entrare in contatto con qualcosa rispettandolo per ciò che è, poiché la nostra mente lo interpreta e gli dà forma secondo le nostre strutture di pensiero innate.

È come se indossassimo lenti colorate e tutta la realtà esterna è filtrata attraverso queste lenti; supponendo, quindi, che tali lenti siano azzurre, noi vediamo il mondo azzurro.

Compito del filosofo è indagare sulle strutture conoscitive umane, chiamate nel loro insieme ragione.

Le facoltà conoscitive

conduce una indagine critica sulla ragione pura, cioè nella sua purezza formale.

La ragione, per Kant, è costituita da tre facoltà conoscitive:

- la sensibilità: percepiamo gli oggetti con i sensi e collochiamo i dati sensibili nello spazio e nel tempo, che sono le forme pure a priori della sensibilità e vengono chiamate da Kant intuizioni pure o intuizioni a priori. Intuizioni perché intervengono in modo immediato, senza bisogno di riflessione (es.: vedo la sedia che ho davanti e, immediatamente, la colloco in una dimensione spaziale e temporale); pure (o a priori) perché non derivano dall’esperienza, sono strutture della ragione.

- l'intelletto è la capacità attraverso cui ordiniamo i dati sensibili che si presentano già spazio-temporalizzati, e vengono qui elaborati attraverso dei concetti che Kant chiama categorie, costituiscono le forme pure a priori dell’intelletto.

- la ragione è la nostra capacità di andare oltre ciò che sperimentiamo, elaborando idee che cercano di spiegare il mondo nel suo complesso. Anche se queste idee non possono essere basate sull'esperienza, poiché non possiamo sperimentare l'intera realtà, sono comunque vere e valide e includono concetti come l'anima, il mondo e Dio, e appartengono al campo della metafisica.

La dottrina degli elementi

La Critica della ragion pura si divide in tre parti:

1) Introduzione (Kant spiega quale problema intende affrontare nell’opera);

2) Dottrina degli elementi (si occupa di quali siano gli elementi che rendono possibile la conoscenza, cioè delle forme pure a priori); si divide a sua volta in: estetica trascendentale, che studia le forme pure a priori della sensibilità, spazio e tempo, su cui si fonda la matematica; logica trascendentale, che studia le forme pure a priori dell’intelletto, e della ragione propriamente detta quest’ultima a sua volta si divide in analitica trascendentale, che studia le categorie, forme pure a priori dell’intelletto su cui si fonda la fisica dialettica trascendentale, che studia le idee, forme pure a priori della ragione, proprie della metafisica;

3) Dottrina del metodo (si occupa di stabilire quali siano i possibili usi degli elementi a priori della conoscenza).

Per Kant trascendentale è ciò che è a priori, che non dipende dall’esperienza, ma che rende possibile la conoscenza, poiché forniscono il quadro concettuale attraverso il quale comprendiamo l'esperienza. Si riferisce cioè a quelle forme pure a priori della nostra ragione, che sono innate e uguali per tutti, e che si applicano al materiale empirico ottenuto attraverso l’esperienza sensibile.

Possiamo affermare che, per certi versi, la dottrina kantiana della conoscenza sia una sintesi tra empirismo e innatismo. Col primo condivide l’idea che i contenuti della conoscenza derivano dai sensi, mentre con il secondo suggerisce che il processo di conoscenza non sia solo basato su ciò che sperimentiamo attraverso i sensi, ma che debba esserci nella nostra mente qualcosa di innato che contribuisce alla formazione delle nostre conoscenze:

i contenuti della conoscenza hanno origine nei sensi, sono a posteriori; le forme che organizzano quei contenuti sono a priori nella mente umana.

La conoscenza sensibile

è la dottrina che studia la conoscenza sensibile e intuizione: è una conoscenza intuitiva, immediata, non devo pensare per avere delle percezioni sensibili: per esempio: non devo pensare per vedere un oggetto di fronte a me.

La realtà la percepisco attraverso le forme pure a priori dello spazio e del tempo: “non appena apro gli occhi, ciò che sta intorno a me viene collocato nello spazio e nel tempo”.

Si tratta di una conoscenza che riguarda solo i fenomeni (le cose per come a me appaiono) ma non conosco i noumeni(le cose per come sono in sé stesse)

Perché ci sia conoscenza sensibile sono necessarie:

- la materia, elemento a posteriori che acquisisco con l’esperienza, costituito dalle sensazioni;

- la forma, elemento a priori costituito dallo spazio e dal tempo, che consente di mettere in ordine ciò che riceviamo dai sensi, precede l’esperienza.

Spazio e tempo a priori

Kant ci fa notare che non tutto si puo disporre nello spazio , mentre tutto si può disporre nel tempo:

le sensazioni che derivano dai cinque sensi le organizziamo secondo le forme dello spazio e del tempo; mentre ciò che ci deriva dal senso interno (ciò che è dentro di noi: le emozioni) può essere solo temporalizzato. Non sappiamo dire dove si trova un’emozione ma sappiamo dire quando l’abbiamo provata.

Spazio e tempo appartengono al soggetto conoscente, sono presenti nella mente umana fin dalla nascita.

Kant dimostra che sono a priori attraverso l’Esposizione metafisica e l’Esposizione trascendentale.

Kant controbatte le tesi di empiristi, oggettivisti, concettualisti.

Mentre per gli empiristi (Locke) la mente alla nascita è una tabula rasa su cui si incidono le informazioni che giungono dall’esperienza e anche spazio e tempo derivano dall’esperienza, Kant afferma che se spazio e tempo derivassero dall’esperienza, dovremmo essere in grado di fare esperienza del mondo esterno senza organizzarlo in una dimensione spazio-temporale, cosa non possibile, perciò sono entrambi a priori.

Gli oggettivisti (Newton) sostengono che spazio e tempo sono delle realtà oggettive indipendenti dall’uomo: anche se l'uomo non esistesse, spazio e tempo lo sarebbero. Kant, al contrario, pensa che non esistano fuori della mente umana e che siano modi dell’uomo di organizzare i dati sensibili.

I concettualisti ritengono che spazio e tempo siano dei concetti che l’uomo astrae dall’osservazione dei casi particolari. Secondo Kant ciò non è vero, in quanto spazio e tempo entrano in gioco immediatamente, quindi molto più velocemente di quanto l’astrazione implicherebbe; li possediamo quando facciamo esperienza.

La matematica come scienza pura

La dimostrazione che spazio e tempo siano a priori è data, secondo Kant, dalla matematica.

La matematica, per Kant, aumenta la conoscenza (è sintetica) e non si basa sull’esperienza (è a priori) e comprende una parte algebrica e una parte geometrica.

L'aritmetica è la descrizione del tempo perché quando contiamo, mettiamo i numeri in ordine di tempo: 1 viene prima di 2 e così via.

L'addizione, fondamentale in matematica, è l'azione di aggiungere unità a un numero in successione, allo stesso modo, la geometria è la descrizione dello spazio perché si basa sulla costruzione di figure nello spazio.

Quindi, la matematica si basa principalmente su concetti di spazio e tempo.

Il fatto che quest’ultimi siano forme pure a priori fa sì che l’aritmetica e la geometria siano a priori, cioè che le verità matematiche siano espresse da giudizi sintetici a priori.

La matematica, come le altre scienze, ha dei limiti perché è basata sull'esperienza: non possiamo applicarla a qualcosa al di fuori della nostra esperienza diretta. Per esempio: non possiamo misurare Dio con la matematica, ma la possiamo usare per gli oggetti. Quindi, la matematica è utile solo per ciò che possiamo osservare e misurare.

Il primo problema di Kant è risolto: la matematica come scienza pura è possibile, ed è valida, ma il suo limite è il campo fenomenico.

L'intelletto e le categorie

Secondo Kant, la conoscenza umana non si limita solo a ciò che percepiamo attraverso i sensi, abbiamo anche altre facoltà cognitive ( oltre quella sensoriale) come la ragione e l’intelletto, del quale si occupa nell’Analitica trascendentale.

Il ruolo delle categorie

L'intelletto elabora e organizza le percezioni sensoriali in un contesto spazio-temporale attraverso concetti a priori dello spazio e del tempo.

È la facoltà capace di emettere giudizi, quindi di conoscere in maniera piena, e perciò giudicare, cioè connettere termini tra loro. Per compiere tali connessioni, utilizza dei CONCETTI, che Kant chiama CATEGORIE e che sono, come lo spazio e il tempo, forme pure a priori, cioè strutture mentali presenti nell’uomo dalla nascita, non derivanti dall’esperienza.

Sia la sensibilità che l’intelletto sono indispensabili alla conoscenza; senza la sensibilità non avremmo alcun oggetto da percepire, e senza l'intelletto non potremmo elaborare o pensare a quell’oggetto.

La differenza è che mentre il senso ci dà gli oggetti in maniera immediata, intuitiva, così come li percepisce, l’intelletto compie delle “operazioni attive”, che consistono nel mettere in relazione i dati sensibili con dei concetti, categorie, che sono concetti puri a priori presenti nella nostra mente fin dalla nascita

es : la sensibilità non mi presenta una mela, ma una serie di qualità (colore, forma...) collocate nel tempo e nello spazio. L’intelletto unifica le diverse qualità sotto una specifica categoria (la mela)

L’intelletto, quindi, pensa attraverso le categorie.

(pensare significa giudicare, cioè produrre proposizioni:giudizi).

Esistono tante categorie quante sono le modalità di giudizio, kant ne ricava 12 con i corrispondenti tipi di giudizio, che raggruppa secondo la quantità, la qualità, la relazione, la modalità, tre per ogni tipologia.

Tavola delle categorie ricavata dalla tavola dei giudizi riconosciuti dalla logica:

- le categorie di Kant sono le stesse di Aristotele, c’è però una differenza nel modo in cui i due filosofi le concepiscono.

Per Aristotele le categorie hanno valore ontologico, sono le caratteristiche fondamentali dell'essere, ci dicono com’è l’essere, e si trovano nelle cose stesse.

Per Kant hanno valore gnoseologico, non appartengono all’essere, non sono nelle cose ma nel nostro intelletto, costituiscono il modo in cui il nostro intelletto legge il mondo, lo conosce.

Le categorie appartengono al soggetto conoscente, in grado di conoscere solo i fenomeni e non i noumeni.

Secondo Kant, le categorie sono i modi attraverso i quali il nostro intelletto comprende l'esperienza, materiale già spazio-temporalizzato, li organizza mediante le categorie che ci consentono di formulare giudizi e comprendere il mondo intorno a noi.

Esempio: faccio esperienza di poggiare la mia mano all’interno di un caminetto e di scottarmi; faccio esperienza di toccare una candela accesa e scottarmi; il mio intelletto mette insieme le due esperienze e le sintetizza un giudizio: il fuoco scotta.

Mettere insieme le esperienze non deriva dai sensi, ma è una capacità dell'intelletto umano, e le categorie svolgono un ruolo cruciale, nel caso descritto, la categoria alla quale ci si rifà è quella della causalità, che ci permette di comprendere che ogni cambiamento ha una causa.

Il mondo fenomenico

Kant immagina il mondo come una realtà sconosciuta, chiamata noumeno, cioè come mondo in sé. Per poterlo comprendere, usiamo le nostre strutture mentali, forme a priori, come lo spazio-tempo e le categorie, che sono come filtri attraverso i quali vediamo il mondo, creando così quello che percepiamo come mondo fenomenico, ovvero il mondo così com'è per noi. Questo sembra ordinato e regolato da leggi, ma in realtà siamo noi che, attraverso le nostre categorie mentali, diamo forma e ordine alla realtà che percepiamo.

Tutte le scienze che, come la fisica, ci spiegano come funziona il mondo si fondano sul nostro modo di pensarlo, non su come il mondo sia in realtà.

Le categorie, in particolare quella di causa, sono alla base delle leggi della fisica, e cioè dei giudizi SINTETICI A PRIORI della fisica.

Anche se le forme pure a priori dell'intelletto ci permettono di ordinare i dati empirici e di costruire la scienza fisica, esse sono vuote senza il materiale sensibile proveniente dall'esperienza. Tuttavia, questo non implica che gli esseri umani possano conoscere com’è veramente fatto il mondo: noi conosciamo il mondo fenomenico come lo percepiamo, viene dalla nostra mente, la natura vera è a noi ignota

L’Io è il vero legislatore della natura: è il nostro modo di pensare (di rielaborare i dati sensibili), a dare le leggi al mondo.

La fisica è, quindi, una scienza possibile e valida nel mondo fenomenico, non si sa se sarebbe valida nel mondo in sé, che non ci è dato conoscere.

L'Io penso

Nella Deduzione trascendentale, Kant afferma che sia necessario presupporre l’esistenza di un principio unificatore della conoscenza, chiamato “Io penso”.

Deduciamo l’esistenza dell’Io penso attraverso il ragionamento, esso infatti non è una sostanza, pertanto non possiamo conoscerlo sensibilmente; è una struttura formale che unifica la nostra conoscenza e consente il pensiero.

Raccoglie le percezioni sensibili e i giudizi avuti grazie alle categorie, consentendo al soggetto conoscente di essere consapevole che queste percezioni e giudizi sono riferiti a lui. L’Io penso deve accompagnare ogni nostra rappresentazione (i contenuti della mente), poiché è ciò che conferisce unità e consapevolezza alla nostra esperienza.

x es: se ci troviamo di fronte a una cascata; muoviamo lo sguardo nelle varie parti, riceviamo diverse percezioni spazio-temporalizzate. Se mentre assumiamo nuove percezioni dimenticassimo le precedenti, avremmo la rappresentazione solo di una piccola parte della cascata. È necessario che, mentre abbiamo nuove rappresentazioni, siamo in grado di ricordare quelle avute in precedenza.

Cosa che possiamo fare perché esiste nel soggetto una coscienza (Io penso) che resta identica e rende possibile l’unione delle percezioni e il confronto tra rappresentazioni.

x es: per dire che degli oggetti percepiti in momenti diversi sono rossi, c’è bisogno di una coscienza che permane identica e che è consapevole delle proprie percezioni

L’Io penso è indispensabile per la conoscenza, è il “contenitore” in cui si depositano le conoscenze; unifica tutte le attività del soggetto, dandogli la consapevolezza che io conosco, io intuisco gli oggetti secondo le intuizioni di spazio-tempo, io elaboro il materiale sensibile attraverso le categorie.

Nella sua attività unificatrice procede attraverso i giudizi che si basano sulle categorie, ci sono quindi dodici funzioni unificatrici dell'intelletto, attraverso cui esso esercita la sua attività sintetica.

L’io penso non è l’anima.

La metafisica come scienza

Nella Dialettica trascendentale affronta la seconda parte del suo programma:

è possibile fondare la metafisica come scienza?

Kant si dichiara “innamorato deluso” della metafisica, disciplina che si pone le grandi domande su Dio e sull’anima, ma che appare molto incerta. In ambito metafisico, infatti, ogni filosofo ha il suo punto di vista, come anche ogni religione, e non si arriva a verità condivise.

Nel titolo che Kant sceglie dimostra un certo pessimismo: utilizza il termine dialettica nella sua accezione negativa come “arte sofistica di dare alle illusioni l’aspetto della verità”

: la dialettica perciò rappresenta l'arte sofistica di far sembrare vera l'illusione, manipolando il linguaggio per far sembrare plausibile ciò che non lo è veramente.

Le idee metafisiche

La metafisica rappresenta un sforzo della ragione umana di spingersi oltre i limiti della conoscenza empirica.

La ragione in senso stretto si occupa di concetti e idee che non possono derivare dall'esperienza sensibile, tuttavia le categorie dell'intelletto umano, fondamentali per la comprensione del mondo, funzionano solo quando si applicano a oggetti o fenomeni che possono essere percepiti attraverso i sensi e organizzati nello spazio e nel tempo.

Kant usa l'analogia della colomba che immagina di volare senza l’aria, limite e condizione del suo volo, per descrivere il desiderio della ragione umana di superare i limiti della conoscenza empirica e raggiungere l'assoluto. Infatti, Kant sottolinea che il mondo fenomenico, sebbene limitato, è anche la condizione necessaria per comprendere e fare esperienza del mondo.

Nella ricerca dell’assoluto, la ragione produce tre idee:

- l’idea di Anima, tutto ciò che accade dentro di noi;

- l’idea di Mondo, tutto ciò che accade fuori di noi;

- l’idea di Dio, totalità assoluta dei fenomeni interni ed esterni, totalità delle totalità.

Le idee metafisiche sono trascendenti, nel senso che vanno al di là dei limiti dell'esperienza empirica, ma non trascendentali, non sono applicabili ad alcun contesto sensibile.

L’errore della metafisica è trasformare queste idee in altrettante REALTÀ, cose: l’anima, il mondo e Dio non sono oggetto di esperienza sensibile, non possono quindi essere oggetto di conoscenza per l’uomo.

Di conseguenza, la metafisica non è una scienza.

Le pretese scienze che derivano da queste idee sono:

- la psicologia razionale (studia l’anima); per Kant non è una scienza.

- la cosmologia razionale (studia il mondo);

la teologia razionale (studia Dio).

Secondo Kant la psicologia razionale è fondata su un paralogismo (ragionamento errato), poiché applica erroneamente la categoria di sostanza, che si applica agli oggetti sensibili, all'Io penso, che non può essere considerato una sostanza, poiché non è un oggetto di esperienza sensibile, ma è piuttosto un’unità formale, una funzione, di esso possiamo dire cosa fa (unifica i pensieri), ma non cosa concretamente sia.

I metafisici applicando all’Io penso la categoria di sostanza, affermando che questa sostanza sia l’anima, ma anche ammesso che l’anima esista, non possiamo sapere se sia l’io penso, per noi è infatti un noumeno, e in quanto tale non gli si può applicare una categoria.

L’anima non la percepisco con i sensi e quindi non ne posso parlare in termini conoscitivi, ciò non vuol dire che non esista.

Anche la cosmologia razionale commette un errore: non possiamo conoscere il mondo nella sua totalità, non ne possiamo avere percezione sensibile né inquadramento spazio-temporale.

Di esso posso dire tutto e il contrario di tutto, per es che è finito e infinito, ma parlo di qualcosa che non conosco, non posso recarmi ai confini del mondo e vederlo.

Il mondo come totalità non è un fenomeno ma un noumeno: tutti i filosofi che hanno parlato del mondo come totalità sono caduti in antinomie:affermazioni contraddittorie.

Le antinomie della ragione

Di queste antinomie ne individua 4, per le quali è impossibile stabilire chi ha ragione

Prima antinomia;

Tesi: il mondo è finito nello spazio e nel tempo. Antitesi: il mondo è infinito

Seconda antinomia. Tesi: tutte le cose sono composte da parti semplici (atomi).

Antitesi: ogni cosa è complessa e divisibile all’infinito.

Terza antinomia. Tesi: la causalità secondo le leggi della natura non è l’unica spiegazione possibile per tutti i fenomeni, bisogna ammettere l’esistenza della libertà

Antitesi: nel mondo non c’è nessuna libertà, tutto accade secondo le leggi naturali.

La libertà a cui si fa riferimento è quella dell’uomo, l’uomo è libero o è soggetto a leggi meccaniche? Non è possibile stabilirlo.

Quarta antinomia, dal punto di vista conoscitivo la questione non si può risolvere

Tesi: esiste un essere necessario che è causa del mondo.

Antitesi: non esiste.

Le prove dell'esistenza di Dio

si occupa del più arduo oggetto della metafisica: Dio.

La metafisica elaborò prove per dimostrarne l’esistenza, che Kant raggruppa in tre classi:

- Ontologica, ricava l’esistenza di Dio dal concetto di Dio come “essere perfettissimo”: un essere perfetto non può essere mancante di esistenza. ma per Kant l’esistenza può derivare solo dall’esperienza, non dal ragionamento logico.

Kant fa l’esempio dei cento talleri (moneta in vigore in Prussia): se hai un sacchetto con dentro cento talleri reali con segni d’usura e immagini di averne altri cento, questi possiamo immaginarli perfetti. Tuttavia ciò non implica che i talleri immaginari siano realmente più perfetti di quelli reali. Non si può affermare che una cosa immaginaria sia per forza meno o più perfetta di qualcosa di reale, l’esistenza non è infatti una qualità, ma un presupposto che permette alle qualità di manifestarsi. Anche se possiamo immaginare un Dio perfetto, questo non dimostra la sua esistenza effettiva, quindi, l'argomento ontologico non è valido

- Cosmologica, ricava l’esistenza di Dio dal concetto di causalità: ogni effetto deriva da una causa che, a sua volta, deve derivare da un altro ente e così via. Non è possibile procedere all'infinito, deve esistere un ente che è causa senza essere effetto, questa causa prima è Dio.

Per Kant l’errore commesso è quello di giungere ad una causa prima che non appartiene al mondo fisico, ossia una causa metafisica, un noumeno che non può essere oggetto di esperienza e non può quindi essere conosciuto.

- Fisico-teologica parte dalla visione di un mondo naturale ordinato e perfetto e conclude che deve essere stato creato da un creatore altrettanto perfetto: Dio.

Anche qui Kant trova un errore: non si può scegliere come causa dell’ordine di ciò che è fisico e oggetto di esperienza, qualcosa fuori dal mondo fisico e dall’esperienza. Inoltre, il fatto che il mondo abbia ordine non significa che esista fuori dal mondo qualcosa che dia ordine, le leggi che determinano l’ordine potrebbero essere interne al mondo stesso.

La funzione regolativa della metafisica

È possibile concludere che la metafisica non sia una scienza, può avere però una funzione regolativa per l’uomo: lo spinge a superare i limiti dell’intelletto e della conoscenza e a ricercare spiegazioni globali sull’uomo, sul mondo, sull’esistenza di un essere superiore. L’intelletto, attraverso la conoscenza, ci fornisce informazioni che la ragione, attraverso le idee della metafisica, cerca di mettere insieme.

Ogni idea spinge la ragione a dare al suo campo d’indagine la massima estensione e unità.

Le idee metafisiche sono inevitabili per la ragione, l’uomo non può conoscere il noumeno, ma aspira al noumeno.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Immanuel Kant e quale impatto ha avuto sulla filosofia?
  2. Immanuel Kant, nato nel 1724 a Konigsberg, è considerato un filosofo di transizione tra l'Illuminismo e il Romanticismo. Ha avuto un impatto significativo sulla filosofia con il suo criticismo, opponendosi al dogmatismo e concentrandosi sui limiti della conoscenza umana.

  3. Quali sono i tre periodi principali dell'attività letteraria di Kant?
  4. L'attività letteraria di Kant è suddivisa in tre periodi: il periodo pre-critico, focalizzato su scienze naturali, logica e metafisica; il periodo critico, in cui sviluppa il criticismo e scrive le sue opere principali; e il periodo post-critico, dedicato a riflessioni politiche.

  5. Cosa intende Kant con "giudizi sintetici a priori" e perché sono importanti?
  6. I giudizi sintetici a priori, secondo Kant, sono giudizi che accrescono la conoscenza senza dipendere dall'esperienza, essendo universali e necessari. Sono fondamentali per la scienza, poiché permettono di formulare affermazioni valide in tutte le situazioni.

  7. Come Kant risolve il problema della possibilità della matematica come scienza pura?
  8. Kant risolve il problema dimostrando che la matematica è possibile come scienza pura grazie alle forme pure a priori dello spazio e del tempo, che permettono di formulare giudizi sintetici a priori, validi nel campo fenomenico.

  9. Qual è la "Rivoluzione copernicana" di Kant nella conoscenza?
  10. La "Rivoluzione copernicana" di Kant consiste nel ribaltare il rapporto tra soggetto e oggetto, affermando che è la mente umana a dare forma e organizzare le informazioni ricevute dall'esterno, piuttosto che essere modellata passivamente dagli oggetti stessi.

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