Concetti Chiave
- L'esistenzialismo è un movimento filosofico nato dopo la prima guerra mondiale, focalizzato sull'impegno individuale nella ricerca del significato dell'esistenza umana.
- Per gli esistenzialisti, la filosofia è una ricerca personale del senso dell'esistenza, enfatizzando la libertà di scelta e rifiutando verità imposte esternamente.
- Nell'esistenzialismo, l'uomo è visto come un essere che si definisce attraverso le proprie scelte e azioni, sottolineando l'importanza dell'autodeterminazione.
- Martin Heidegger, importante filosofo tedesco, ha contribuito all'esistenzialismo con concetti di fenomenologia e ontologia, pur rifiutando l'etichetta del movimento.
- Heidegger distingue tra "ente" ed "essere", con l'"Esserci" che rappresenta l'essere-nel-mondo dell'uomo, evidenziando la relazione tra individuo e mondo.
Indice
Origini dell'esistenzialismo
L’esistenzialismo è un movimento filosofico (e in seguito anche letterario), nasce dopo la prima guerra mondiale in seguito ai tragici eventi accaduti e comprende quegli indirizzi di pensiero che concepiscono la filosofia non come sapere sistematico e astratto, ma come impegno del singolo nella ricerca del significato e della possibilità dell'"esistenza", il modo cioè d'essere specifico dell'uomo, caratterizzato dalla irripetibilità e dalla precarietà.
Libertà e scelta esistenziale
La filosofia per gli esistenzialisti è l’idea che esistere significa poter scegliere liberamente il proprio modo di essere. La ricerca del senso dell’esistenza comporta il rifiuto di ogni verità che non nasca dalla ricerca e dal tormento individuali. Una tale verità sarebbe la negazione dell’esistenza come possibilità di scelta.
Concezione dell'uomo nell'esistenzialismo
L'uomo, secondo la concezione esistenzialistica, non è definibile in quanto all'inizio non è niente. Sarà solo in seguito, e sarà quale si sarà fatto. L'uomo è soltanto, non solo quale si concepisce, ma quale si vuole, e precisamente quale si concepisce dopo l'esistenza e quale si vuole dopo questo slancio verso l'esistere: l'uomo non è altro che ciò che si fa.
Heidegger e l'esistenzialismo
Martin Heidegger è stato uno dei più importanti filosofi di origine tedesca e il maggior esponente dell'esistenzialismo fenomenologico e ontologico pur rifiutando sempre questa etichetta. Le opere di Heidegger costituiscono sia una delle più ricche che una delle più problematiche testimonianze del pensiero novecentesco.
Heidegger identifica l'essere come lo "sfondo" su cui gli enti si iscrivono, per cui la realtà degli enti è garantita dalla loro "partecipazione" all'essere nella sua totalità.
L'esserci è essere-nel-mondo, rapporto con esso, e l'esserci è la totalità del rapporto, non solo un polo di essa.
L'esserci è determinato dall'incompiutezza, dalla mancanza. Fra ciò che manca c'è anche la sua fine, la morte. La morte non va concepita in modo epicureo come scomparsa dell'io, né in modo inautentico come fatto. La morte è una possibilità dell'esserci, è la possibilità più propria, incondizionata, insormontabile, certa.
L'essere è oggetto del pensiero...dove si rivela? Cosa deve fare l'uomo per dare ascolto all'essere?
Heidegger afferma che l’essere non è un ente, bisogna cercarlo attraverso l’ente.
Per cercare l’essere dobbiamo interrogare l’ente, e l’ente da interrogare non è un oggetto qualsiasi del mondo fenomenico, ma l’uomo.
Il luogo in cui deve essere condotta la ricerca dell’essere è l’Esserci cioè ogni singola persona umana esistente nel mondo
Essere e tempo di Heidegger
Descrivi le due sezioni in cui si articola l'opera "Essere e tempo": Modalità essenziali dell'esserci e Esistenza come Cura e temporalità.
Heidegger descrive queste due sezioni indicandole nell’essere nel mondo e nei diversi aspetti di questo essere nel mondo. Esso non può essere considerato isolato dal mondo o avente il mondo come suo ‘oggetto’, l’individuo è l’Esserci, è parte del mondo.
Esserci è la propria possibilità: esistenza autentica ed esistenza inautentica.
Esistenza autentica e inautentica
Heidegger spiega che l’Esserci, scegliendosi, ha la possibilità di conquistarsi e di perdersi. Egli infatti può scegliere l’esistenza autentica, quella che gli è propria e nella quale realizza pienamente le proprie possibilità e l’esistenza inautentica, quella che non gli è propria, ma che gli è imposta dagli altri, dalla società in cui si trova a vivere.
Domande da interrogazione
- In che modo l'esistenzialismo si distingue da altre correnti filosofiche per la sua concezione dell'esistenza umana?
- Qual è il ruolo della filosofia secondo gli esistenzialisti?
- Come viene concepito l'uomo nell'esistenzialismo?
- Chi è Martin Heidegger e quale contributo ha fornito all'esistenzialismo?
- Qual è la differenza tra "ente" ed "essere" secondo Heidegger, e come si relaziona con il concetto di "Esserci"?
L'esistenzialismo si distingue per la sua visione dell'esistenza umana come unica e irripetibile, caratterizzata dalla libertà di scelta e dalla ricerca del significato personale, contrapponendosi a visioni più astratte e sistematiche della filosofia.
Per gli esistenzialisti, la filosofia è vista come un impegno personale nella ricerca del significato dell'esistenza, enfatizzando la libertà individuale di scegliere e il rifiuto di verità imposte esternamente.
Nell'esistenzialismo, l'uomo è concepito come un essere inizialmente privo di una natura definita, che si definisce attraverso le proprie scelte e azioni, sottolineando l'importanza dell'autodeterminazione.
Martin Heidegger è stato un filosofo tedesco, considerato uno dei maggiori esponenti dell'esistenzialismo, nonostante il suo rifiuto dell'etichetta. Il suo lavoro ha arricchito il movimento con approfondimenti sulla fenomenologia e l'ontologia.
Secondo Heidegger, l'"essere" è lo sfondo su cui gli "enti" esistono, e la realtà degli enti deriva dalla loro partecipazione all'essere. L'"Esserci" rappresenta l'essere-nel-mondo dell'uomo, evidenziando la relazione intrinseca tra individuo e mondo.