Concetti Chiave
- La coscienza secondo Hegel è il primo passo della fenomenologia dello spirito, rappresentando la tesi in un processo dialettico verso l'autoconsapevolezza.
- La certezza sensibile si basa sui sensi e offre una conoscenza vaga e indeterminata, limitata al "qui e ora".
- La percezione va oltre la certezza sensibile, influenzata dalle soggettività individuali, e si allinea alla consapevolezza leibniziana.
- L'intelletto permette di comprendere la realtà, risolvendo l'oggetto nella coscienza e riconoscendo la realtà come prodotto della sua azione.
- Il passaggio dalla coscienza all'autocoscienza avviene quando la coscienza diventa consapevole di sé stessa, in sintonia con il pensiero di Fichte.
La coscienza per Hegel
La coscienza è la prima tappa della fenomenologia dello spirito e rappresenta il momento della tesi in un processo dialettico che vuole spiegare come la coscienza, attraverso l’autocoscienza, acquisisca la consapevolezza di essere ragione (o spirito) del mondo. La coscienza diventa autocoscienza rapportandosi ad un oggetto, ovvero a un qualcosa che sta al di fuori di sé, e si articola in tre momenti:
-certezza sensibile: essendo dipendente dai sensi, attingendosi a un generico “questo” e dando solo la conoscenza di quello che è qui e ora, è la certezza più povera, poiché è un vago conoscere e non dà conoscenza di nulla di determinato.
-percezione: supera il senso della certezza sensibile e recupera il senso della percezione degli empiristi e, in particolare, della percezione leibniziana, poiché percepire vuol dire di più dell’avere una certezza sensibile, ma è una percezione consapevole (nella filosofia di Leibniz consisteva nell’apercezione, ovvero nella piena consapevolezza della percezione ricevuta dall’uomo).
-intelletto: è quella capacità che aiuta l’uomo a cogliere direttamente la realtà (poiché, come ha insegnato Platone, quando l’uomo intelligente sta cercando di andare oltre i limiti della sua sensibilità). Per Hegel quando la coscienza arriva all’intelletto risolve interamente l’oggetto in se stessa e diventa quindi consapevole che la realtà è frutto della sua azione (questo è un pensiero parallelo a Fichte, il quale affermava che il Non-Io era il frutto della capacità dell’Io di creare un’altra realtà con cui confrontarsi). Così quando la coscienza diventa consapevole di sé, avviene il trapasso che porta la coscienza ad essere autocoscienza.