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di foxo
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Fichte e Schelling - Iniziatori idealismo tedesco scaricato 2 volte

Concetti Chiave

  • Fichte, iniziatore dell'idealismo tedesco, ha sviluppato le teorie kantiane, enfatizzando il ruolo dell'Io come creatore della realtà, considerandolo non solo formale ma sostanziale e ontologico.
  • La filosofia di Fichte afferma che l'Io è una soggettività assoluta, che crea e determina la realtà; la realtà esiste solo in presenza di una coscienza che la percepisce.
  • L'Io si autopone, stabilendo la propria esistenza e realtà, superando il cogito cartesiano e affermando una soggettività che si autodetermina senza influenze esterne.
  • Fichte introduce il concetto di "Non-Io", un'entità opposta all'Io che rappresenta la realtà esterna, necessaria per la completa espressione e definizione della soggettività.
  • L'Io si frammenta in tanti Io individuali, ognuno dei quali si contrappone a non-Io divisibili, rappresentando la soggettività universale che si manifesta nei singoli soggetti.

Fichte

Fichte: 1762-1814 iniziatore dell'idealismo tedesco.
Famiglia povera, aveva studiato teologia, era diventato prof di teologia a Iena, costretto a lasciare perché accusato di insegnare tesi ateistiche. Muore per infezione di tifo che prende dalla moglie che curava i soldati tedeschi al fronte.
Nel 1790 si era avvicinato alla filosofia di Kant, aveva deciso di proseguire le sue teorie e modificarle su molti punti. Strenuo difensore della libertà, dell’azione morale e dell’orgoglio del popolo tedesco.
Opera del 1794 “Sul concetto della dottrina della scienza e della filosofia” “Fondamenti di tutta la dottrina della scienza” “Lezioni sulla missione del dotto” altra opera “Discorsi alla nazione tedesca” (=> verrà ripreso da Hitler), discorsi di stampo nazionalistico. Da che cosa parte? Parte dall’io penso di Kant => per F. ha un carattere formale è necessario per porre la realtà, ma SOLO da punto di vista formale, ha funzione di sintesi e per F. questo non è sufficiente, perché l’io non può avere solo funzione formale, ma è infinito. Secondo Fichte invece l’Io pone la realtà dal punto di vista sostanziale, assoluto, ontologico, dà forma a una materia che è amorfa, crea sia il materiale della conoscenza, ma attraverso questa determina la realtà ontologica delle cose. Ciò che non è posto dall’Io non esiste. Pone la realtà anche dal punto di vista materiale. Tutto proviene dal nostro io, l'io crea il materiale della conoscenza. La realtà esiste nella misura in cui vi è una coscienza, un io che la colga. Io inteso NON come singolo soggetto, ma come soggettività assoluta ovvero ciò che accomuna tutti noi come soggetti (dove il noi non ha valenza utilitaristica) e comprende anche ciò su cui si riverbera => crea così la realtà che va a indagare. Per F. la soggettività è ciò che consente alla realtà di esserci. Il reale esiste solo perché esiste l’uomo che si pone il problema dell’essere e della verità. Raramente come con Fichte siamo davanti ad un entità che decide qual è la realtà che conosce e determina la realtà, verrà ripreso dal pensiero totalitaristico del 900 (l’Io è la prima declinazione dell’assoluto romantico). Come si sviluppa l’attività dell’Io? L’io rappresenta la sintesi di tutti i nostri Io, è un io inter-soggettivo che si contrappone a tutto ciò che è oggetto, come funziona? Funziona attraverso 3 momenti (che servono al soggetto a determinare la realtà):
- Pone se stesso: anticipa quello che sarà il movimento triadico di Hegel. L’Io deve porre sé stesso, deve avere consapevolezza di sé per applicare ciò che è altro da sé. La coscienza si ripiega su di sé e diventa autocoscienza. Per autoporsi l’Io si rispecchia in sé stesso senza bisogno dell’altro. Non è altro che la riproposizione della legge di identità A=A per cui ogni essere è uguale a sé stesso. Fichte applica la legge di identità sostituendo IO=IO. A=A ha esclusivamente una valenza logica dove A è un simbolo che sta per qualsiasi cosa, IO=IO non è solo ambito della logica, esula per entrare nell’ambito dell’ontologia IO=IO io sono io e io è il soggetto che si determina in base al piano dell’esistenza, non è semplice gioco logico. L’Io non è un simbolo (A) ma un soggetto fatto dei propri vissuti, nei quali si riconosce. Il primo oggetto della conoscenza siamo noi stessi, e questa soggettività non dipende da un altro, non dipende da un tu, non è un soggetto che si lascia condizionare dall’altro, è come se dicessi che l’idea che ho di me stesso dipende da me, addirittura io creo me stesso, mi definisce come essere, addirittura io attraverso la consapevolezza che ho di me stesso mi fa essere in un modo. È un soggetto padrone delle cose da poter imporre il suo stesso essere in modo autonomo e libero, non c’è un margine per rimandare ad altri, sono io che pongo me stesso, il discorso di Fichte era un io universale, la società si ramifica in ognuno di noi, nel momento in cui Fichte dice questo l’io prende coscienza, è consapevole di essere sé steso, va a determinare la sua realtà, è un soggetto attivo non passivo, e non è semplice sintesi. Questa funzione ontologica dell’Io, è un superamento del cogito ergo sum di Cartesio, che era un Io che si dava esistenza a partire dalla conoscenza, a partire dall’ambito gnoseologico, non è semplice soggetto di Sant’Agostino anche in quel caso era limitativo, il soggetto di Fichte è un soggetto forte perché si dà esistenza, posso decidere di scegliere per me il non essere, posso decidere di soffocare la soggettività divenendo oggetto nelle mani di un altro, nel momento in cui divento succube, sono io che ho scelto di essere oggetto nelle mani di un altro, io come soggetto ho la capacità di creare la mia visione del mondo e questo attraverso una presenza costante di coscienza.
- Oppone a se stesso un Non-Io: (= tutto ciò che è altro da sé). L’io dopo aver posto sé stesso, oppone a sé stesso come antitesi la realtà che diventa diversa da sé, un oggetto contrapposto al soggetto, oppone a sé stesso la realtà che è tutto ciò diverso da me, ma è una questione ontologica. L’io soggettività pura e infinita oppone a sé stesso il non io, in qualche modo si delimita, l’io infinito oppone sé stesso ad un non io, decide di limitarsi. Perché l’io fa questo tipo di operazioni? Senza questo la soggettività non può esprimersi, la soggettività resterebbe autoreferenziale, diventerebbe pura autocoscienza, c’è necessità di altri io perché possa esprimersi in modo compiuto, affinché possa conoscersi e autodefinirsi. Che limite sarà? Sarà un limite alla libertà perché dal punto di vista etico costituirà il limite di ciò che posso e non posso fare. Ponendo il non-io, l’io si limita in parte però dall’altro lato il non-io deriva dall’io, è una decisione volontaria => la libertà è dunque limitata solo parzialmente. Questo non-io che viene posto rappresenta dal punto di vista gnoseologico la perenne sfida, tutto ciò che cerco di conoscere, rappresenta il territorio dell’ignoto, rappresenta anche il rischio di essere soggiogati, di essere sottomessi, Fichte non sviluppa questo tema, sarà la dialettica servo padrone ripresa da Marx.
- Oppone all'interno dell'Io, all'Io divisibile un non-Io divisibile: l’Io all’interno di sé costituisce un pluralismo per cui si frammenta in tanti io divisibili a cui sono contrapposti tanti non-io divisibili significa che è un Io con la I maiuscola e oppone all’interno di sé stesso un io divisibile, tanti soggetti individuali non maiuscoli. l’Io oppone all’interno di sé stesso tanti non-Io divisibili, e quindi la soggettività universale si frammenta nei singoli soggetti a cui corrispondono infiniti non-io divisibili. L’IO assoluto è il principio della soggettività che poi si divide.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Fichte e quale ruolo ha avuto nell'idealismo tedesco?
  2. Fichte, nato nel 1762 e morto nel 1814, è stato l'iniziatore dell'idealismo tedesco. Proveniente da una famiglia povera, studiò teologia e divenne professore a Jena, ma fu costretto a lasciare per accuse di ateismo. Morì di tifo, contratto dalla moglie che curava soldati al fronte.

  3. Qual è la concezione dell'Io secondo Fichte?
  4. Per Fichte, l'Io non è solo formale come in Kant, ma sostanziale, assoluto e ontologico. L'Io crea la realtà e la conoscenza, e la realtà esiste solo in presenza di una coscienza che la percepisce. L'Io è una soggettività assoluta che accomuna tutti i soggetti.

  5. Come si sviluppa l'attività dell'Io secondo Fichte?
  6. L'attività dell'Io si sviluppa in tre momenti: pone sé stesso, oppone a sé un Non-Io, e oppone all'interno dell'Io un non-Io divisibile. Questi passaggi permettono all'Io di determinare la realtà e di esprimere la soggettività.

  7. Qual è la funzione del Non-Io nella filosofia di Fichte?
  8. Il Non-Io è tutto ciò che è diverso dall'Io e rappresenta un limite necessario per l'espressione della soggettività. È una decisione volontaria dell'Io di limitarsi per evitare l'autoreferenzialità e per definire i confini etici della libertà.

  9. In che modo Fichte supera il "cogito ergo sum" di Cartesio?
  10. Fichte supera il "cogito ergo sum" di Cartesio proponendo un Io che non solo si dà esistenza attraverso la conoscenza, ma che è un soggetto forte e autonomo, capace di creare la propria visione del mondo e di decidere la propria esistenza.

Domande e risposte

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