Concetti Chiave
- Fichte's political thought evolves with historical events, from the French Revolution to the Napoleonic Wars, influencing his changing views on the state's role.
- In 1793, Fichte's "Rivendicazioni della libertà di pensiero" emphasizes the state as a product of a social contract, aiming to balance individual freedoms for universal liberty.
- His 1796 work "Fondamenti del diritto naturale" highlights the state's duty to protect natural rights such as freedom, property, and security, echoing the 1789 Declaration of Rights.
- Fichte's 1800 publication "Stato commerciale chiuso" advocates for an economically self-sufficient state regulating production and distribution to prevent war driven by economic interests.
- In "Dottrina dello Stato" (1803), Fichte envisions the state transcending its coercive role to become an ethical state, harmonizing legality with morality.
Indice
L'evoluzione del pensiero politico di Fichte
Il pensiero politico di Fichte si articola in diverse fasi in funzione delle vicende storiche a lui contemporanee, dalla Rivoluzione francese alle guerre napoleoniche; infatti nato nel 1762 e morto nel 1814 è spettatore di questi due momenti storici che hanno cambiato il volto dell’Europa e gettato le basi per le idee del XIX secolo. Inoltre, occorre sottolineare che la concezione dello Stato in Fichte subisce nel tempo significativi mutamenti.
La concezione dello Stato e la libertà
Nel 1793, egli pubblica Rivendicazioni della libertà di pensiero: riprendendo le idee di Rousseau, egli sostiene che lo Stato, il cui compito è di educare ala libertà, ha origine da un patto sociale. Ogni uomo, nella realizzazione della sua libera attività, nel corso della vita, entra in relazione con gli altri. Il diritto ha, allora, il compito di regolare questi rapporti, ossia di limitare la libertà dell’uno in relazione alla libertà altrui con l’obiettivo di poter realizzare la libertà universale. Pertanto, ogni individuo accetta volentieri, con un libero contratto, di sottomettere il proprio diritto originario alla libertà degli altri. Lo Stato diventa allora il sovrano del libero contratto stipulato tra i cittadini, sancisce e garantisce diritti e doveri che vengono individuati al fine di raggiungere la libertà universale. Da notare però che a differenza della legge morale che è sempre assoluta, la validità delle leggi dello Stato non è incondizionata, ma dipende molto spesso dalle circostanze del momento. Nell’opera Lezioni sulla missione del dotto dell’anno successivo Fichte riprende la riflessione precedente sul ruolo dello Stato aggiungendo che quando lo Stato ha raggiunto il suo, esso è destinato ad annullarsi. Nell’opera Fondamenti del diritto naturale, pubblicata nel 1796, il filosofo tedesco precisa che lo Stato deve farsi garante dei diritti originari e naturali di ogni persona cioè della libertà, della proprietà e della sicurezza: la coincidenza con quando dichiarato nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadini del 1789 è evidente.
Stato commerciale chiuso e autosufficienza
Nel 1800, Fichte pubblica l’ opera Stato commerciale chiuso, in cui sostiene che lo Stato deve anche garantire a tutti i cittadini una proprietà ed un lavoro. Pertanto, lo Stato ha il compito di regolare la produzione (orari, salari, prezzi) e di distribuire la ricchezza. Questo obiettivo può essere raggiunto soltanto se lo Stato, diviso in classi (produttori, trasformatori, commercianti, soldati e funzionari) è organizzato come uno stato commerciale chiuso, autosufficiente dal punto di vista economico e senza relazioni commerciali con gli altri stati. In tal modo, secondo Fichte, che vive in un periodo dio grandi sconvolgimenti militari e politici, è possibile evitare la guerra che molto spesso deriva proprio da interessi economici. L’unica eccezione alla chiusura di uno Stato all’interno delle proprie frontiere ci è data dalla cultura e dalla filosofia che hanno un bisogno continuo di scambio di idee con altri popoli.
Conciliazione tra diritto e libertà
Nel 1803, Fichte pubblica l’opera Dottrina dello Stato, in cui si pone il problema della conciliazione fra diritto, che è coercizione, con la libertà. La questione viene risolta, affermando che il diritto è una norma esterna mentre la morale è una norma interna. Pertanto, lo Stato deve superare la sua originaria funzione coercitiva per diventare uno stato etico, visto come sintesi fra legalità e moralità.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dello Stato secondo Fichte nel contesto della libertà individuale?
- Come si evolve la concezione dello Stato di Fichte nel tempo?
- Qual è la relazione tra diritto e morale secondo Fichte?
- Quali sono le idee di Fichte sullo Stato commerciale chiuso?
- Qual è l'eccezione alla chiusura dello Stato secondo Fichte?
Fichte sostiene che lo Stato ha il compito di educare alla libertà e nasce da un patto sociale. Ogni individuo accetta di limitare la propria libertà in relazione a quella altrui per raggiungere la libertà universale.
La concezione dello Stato di Fichte subisce mutamenti significativi, passando da un focus sulla libertà individuale e i diritti naturali a un modello di Stato commerciale chiuso che regola produzione e distribuzione della ricchezza.
Fichte distingue tra diritto, che è una norma esterna e coercitiva, e morale, che è una norma interna. Lo Stato deve evolvere da una funzione coercitiva a uno stato etico che sintetizza legalità e moralità.
Fichte propone uno Stato commerciale chiuso, autosufficiente economicamente e senza relazioni commerciali con altri stati, per evitare guerre derivanti da interessi economici, garantendo proprietà e lavoro a tutti i cittadini.
L'unica eccezione alla chiusura dello Stato è data dalla cultura e dalla filosofia, che necessitano di un continuo scambio di idee con altri popoli.