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Concetti Chiave

  • Il diritto di ribellione, presente nelle dottrine politiche di Locke e San Tommaso, permette la resistenza contro il potere ingiusto o illegittimo.
  • La Dichiarazione di indipendenza americana del 1776 sancisce il diritto/dovere di resistenza, influenzando la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo del 1789.
  • La Costituzione francese del 1793 enfatizza la resistenza all'oppressione come diritto sacro e dovere indispensabile del popolo.
  • Documenti come la Dichiarazione americana e quella francese influenzano profondamente i principi di sovranità popolare e diritti inalienabili nelle moderne costituzioni.
  • La Costituzione del 1791, pur avanzando rispetto al regime feudale, limitò i diritti elettorali e mantenne la schiavitù, evidenziando contraddizioni nei diritti proclamati.

Indice

  1. Il diritto di ribellione
  2. Fondamenti storici del diritto
  3. Riconoscimento giuridico del diritto
  4. Dichiarazione d'Indipendenza e Rivoluzione Francese
  5. Evoluzione del diritto di resistenza
  6. Impatto della Dichiarazione americana
  7. Differenze tra Jefferson e Locke
  8. Dichiarazione francese e diritti naturali
  9. Limitazioni della Costituzione del 1791
  10. Olympe de Gouges e i diritti delle donne
  11. Influenza sulla Costituzione italiana

Il diritto di ribellione

“Contro la tirannide, cioè contro ‘l'esercizio del potere oltre il diritto’, è sempre e comunque giusto ribellarsi”, J. Locke, Secondo trattato sul governo.

Fondamenti storici del diritto

Il diritto di ribellione, noto anche come diritto alla resistenza, è la prerogativa concessa ad un popolo dalla sua Costituzione di opporsi all'ingiusto esercizio del potere o al potere illegittimo. Si tratta di un diritto contemplato: nella dottrina politica di San Tommaso, in cui si prevede il tirannicidio per il Principe che abbia violato l'ordine divino; nella prima età moderna, ovvero quando si consolida nella polemica che si oppone all'assolutismo in materia religiosa; e nello Stato moderno, in alcune costituzioni, in particolare in quella tedesca.

Il diritto di resistenza discende anche dal contrattualismo e dalla teoria politica di John Locke, fondata sui diritti irrinunciabili dell'individuo: in quest'ottica, se i governanti calpestano i diritti naturali, vengono meno ai fondamenti del patto e si configura il diritto del popolo ad opporre resistenza al sovrano.

Riconoscimento giuridico del diritto

Questo diritto/dovere di resistenza è riconosciuto espressamente nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America del 5 luglio 1776: “Tutti gli uomini sono stati creati uguali, il Creatore ha fatto loro dono di determinati inalienabili diritti e ogni qualvolta una determinata forma di governo giunga a negare tali fini, è diritto del popolo il modificarla o l’abolirla, istituendo un nuovo governo che ponga le basi su questi principi…Allorchè una lunga serie di abusi e di torti…tradisce il disegno di ridurre l’umanità ad uno stato di completa sottomissione, diviene allora suo dovere, oltre che suo diritto, rovesciare un tale governo”.

Dichiarazione d'Indipendenza e Rivoluzione Francese

Il diritto/dovere di resistenza all’oppressione riceve la legittimazione giuridica anche nella Rivoluzione Francese, infatti, la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 afferma all’art.2: ”Lo scopo di ogni società è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà e la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione”.

Evoluzione del diritto di resistenza

In modo più esplicito, la Costituzione francese del 1793, afferma all’art.33 : “La resistenza all’oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell’uomo” ed all’art.35 : “Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo il più sacro dei diritti ed il più indispensabile dei doveri”. Negli anni seguenti, con l’affermarsi degli Ordinamenti democratico-liberali, si affievolisce l’interesse per il diritto-dovere di resistenza all’oppressione, che diventa l’extrema ratio per la difesa dell’Ordinamento democratico dello Stato. Così, anche in Italia, dopo l’emanazione dello Statuto Albertino del 1848, la resistenza, soprattutto quella collettiva, finisce con l’essere legittimata solo entro i limiti del rispetto della Costituzione vigente.

Impatto della Dichiarazione americana

In ogni caso la Dichiarazione d'Indipendenza americana del 1776 rappresenta un traguardo nella storia della democrazia di tutto il mondo: la parte dedicata ai diritti inalienabili dell'uomo è la prima trasposizione in un documento politico dei principi base delle dottrine illuministiche europee, e costituisce indubbiamente il modello della Dichiarazione francese del 1789.

Differenze tra Jefferson e Locke

Il documenti della rivoluzione americana era sostanzialmente un manifesto antifeudale e antimonarchico, che proclamava le libertà repubblicane e democratico-borghesi: diritti inalienabili di natura, eguaglianza di fronte alla legge, sovranità del popolo e, come detto in precedenza, il suo diritto di cambiare forma di governo. Nell’elencare i diritti naturali dell’uomo la Dichiarazione non menzionava la proprietà: come Rousseau, Jefferson collega infatti il concetto di “proprietà” a quello di “lavoro” facendolo appartenere alla categoria dei diritti civili, non naturali. Viceversa Locke e i suoi seguaci avevano proclamato la proprietà un diritto naturale, eterno e inviolabile. Per questo motivo Jefferson cambiò la parola “proprietà” con l’espressione “aspirazione alla felicità”.

Dichiarazione francese e diritti naturali

Sulla falsa riga della Dichiarazione americana, quella francese affermava che la libertà personale, la libertà di parola, la libertà delle proprie convinzioni, il diritto di opporsi all’oppressione sono diritti naturali, sacri, inalienabili dell’uomo e del cittadino; tuttavia proclamava altrettanto sacro e inviolabile il diritto di proprietà.

Limitazioni della Costituzione del 1791

I leader del partito costituzionalista, come il conte Mirabeau e l'abate Sieyès, erano sostenitori di una monarchia costituzionale e di riforme limitate, che dovevano rinsaldare il dominio della grande borghesia. Infatti dopo appena cinque giorni che l’Assemblea costituente aveva approvato il principio dell’uguaglianza proclamato nella Dichiarazione, si decise nella Costituzione del 1791 di concedere i diritti elettorali solo ai cittadini in possesso di un determinato censo, che erano meno del 20% della popolazione. La Costituzione del 1791 aveva un carattere progressivo rispetto al regime feudale, prevedendo la separazione dei poteri e riconoscendo la sovranità politica alla nazione, ma concedeva a poche persone il diritto di voto (per nulla alle donne), non abolì la schiavitù esistente nelle colonie e confermò il diritto naturale alla proprietà privata.

Olympe de Gouges e i diritti delle donne

È importante far caso che proprio nel 1791 la scrittrice Olympe de Gouges, dopo aver pubblicato, nel 1788, le Riflessioni sugli uomini negri, in cui condannava la schiavitù, redasse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna.

Influenza sulla Costituzione italiana

Tutti i documenti citati precedentemente sono alla base della nostra Costituzione, la quale riporta spesso concetti uguali o simili, quali l’uguaglianza degli uomini tra loro, e quindi anche difronte alla legge, la libertà, il fatto che la sovranità appartenga al popolo (nella Dichiarazione francese l’art. 3 recita "Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione"), o ancora la possibilità per tutti i cittadini di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla formazione della legge, essendo essa l’espressione della volontà generale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il concetto centrale del diritto di ribellione secondo John Locke?
  2. Secondo John Locke, il diritto di ribellione è giustificato quando i governanti violano i diritti naturali degli individui, venendo meno ai fondamenti del patto sociale, il che legittima il popolo a opporsi al sovrano.

  3. Come viene espresso il diritto di resistenza nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti?
  4. La Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti afferma che è diritto e dovere del popolo modificare o abolire un governo che nega i diritti inalienabili e istituisce un nuovo governo basato su tali principi.

  5. In che modo la Rivoluzione Francese ha legittimato il diritto di resistenza?
  6. La Rivoluzione Francese ha legittimato il diritto di resistenza attraverso la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, che include la resistenza all’oppressione come diritto naturale e imprescrittibile.

  7. Quali differenze esistono tra la Dichiarazione americana e quella francese riguardo ai diritti naturali?
  8. La Dichiarazione americana non menziona la proprietà come diritto naturale, mentre la Dichiarazione francese la considera sacra e inviolabile, riflettendo differenze nelle concezioni di diritti naturali tra Jefferson e Locke.

  9. Qual è l'influenza dei documenti storici citati sulla Costituzione italiana?
  10. I documenti storici citati influenzano la Costituzione italiana attraverso concetti come l'uguaglianza degli uomini, la sovranità popolare e la partecipazione dei cittadini alla formazione delle leggi, riflettendo principi simili a quelli delle dichiarazioni americana e francese.

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