Concetti Chiave
- La tolleranza, derivante dal latino "tolero", implica sopportare un "male" piuttosto che un "bene", configurandosi come un atteggiamento negativo nella dottrina cristiana.
- La Riforma protestante ha stimolato una nuova riflessione sulla tolleranza, sostenuta da Erasmo da Rotterdam e Thomas More come base per la convivenza civile attraverso la libertà di coscienza.
- Voltaire, nel suo trattato Sulla tolleranza, ha criticato le religioni positive e il fanatismo, promuovendo la libertà di scegliere la propria confessione religiosa autonomamente.
- John Locke ha distinto tra Stato e Chiesa, affermando che lo Stato deve proteggere i beni civili, mentre la Chiesa non ha giurisdizione su di essi, rendendo la persecuzione dannosa e politicamente pericolosa.
- Con la Dichiarazione di indipendenza americana e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese, la tolleranza si è evoluta da concessione a diritto, acquisendo un significato laico nello Stato.
Indice
Origine e significato della tolleranza
La parola “tolleranza” deriva dal latino “tolero” = sopporto; essa non ha quindi per oggetto un “bene”, ma un “male” che viene sopportato in funzione di una necessità, variamente motivata, e quindi legata ad una concessione. In latino si direbbe che si tratta di una “permissio negativa mali” e sulla stessa linea si trova la definizione del termine nella dottrina cristiana, per la quale, poiché non si rivolge ad un bene, non è una virtù in senso stretto e, anzi, si configura come un atteggiamento negativo; una volta che la verità sia stata precisata, la tolleranza di altre dottrine perde la sua ragione di essere. Al contrario, l’intolleranza diventa lo strumento più adatto a salvaguardare l’ortodossia.
Riforma protestante e nuove riflessioni
La Riforma protestante e quindi il formarsi di tutta una serie di “ortodossie” diverse dal Cristianesimo, dette origine ad una nuova riflessione sul concetto di tolleranza e di intolleranza. Già Erasmo da Rotterdam e Thomas More, nel fare leva sulla libertà di coscienza, avevano sostenuto l’importanza di ammettere opinioni religiose diverse, come base di una vera convivenza civile. Nell’insieme, le motivazioni a favore della tolleranza possono essere due:
1. La persecuzione è violenza quindi si oppone direttamente alla carità cristiana mentre il concetto di tolleranza è legato al dovere di fraternità
2. Le divergenze religiose non riguardano le dottrine fondamentali del Cristianesimo, bensì punti oscuri e controversi per cui la persecuzione è insensata
La seconda motivazione fu fatta propria dai deisti che accettavano soltanto le verità fondamentali del Cristianesimo che si identificano con ciò che la ragione può spiegare.
Voltaire e la difesa della libertà religiosa
Nel suo trattato Sulla tolleranza, Voltaire intraprese una dura battaglia contro le religioni positive (il cattolicesimo soprattutto, ma anche le altre confessioni religiose facenti parte del Cristianesimo), la relativa ignoranza superstiziosa ed il fanatismo, in difesa della libertà di scegliere, in assoluta autonomia, la propria confessione religiosa.
Tolleranza politica e laicità dello Stato
Col tempo, il problema della tolleranza si estese anche in campo politico perché in molti Stati la cittadinanza non si identificava più con la stessa confessione religiosa. Fu così che nacque il significato politico del termine “tolleranza”.Tale significato si ritrova per la prima volta in Locke, nel suo Saggio sulla tolleranza e nelle sue Epistole sulla tolleranza. Egli parte da una riflessione sullo Stato: lo Stato è una società il cui fine è conservare i beni civili, cioè la vita, la libertà e la proprietà e non certo si deve occupare della salvezza delle anime. Invece, la Chiesa è una libera associazione di persone che professano la stessa religione, ma che non ha alcuna giurisdizione sui beni civili. Se vuole, la Chiesa può allontanare coloro che seguono dei credi religiosi contrari ai propri principi, ma un’eventuale scomunica non può comportare una diminuzione dei diritti dello scomunicato. Inoltre, per lo Stato, la persecuzione dei dissidenti è dannosa perché il disaccordo religioso si può trasformare facilmente in dissidenza politica. Quando la Dichiarazione di indipendenza americana e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese affermarono la laicità dello Stato, il termine “tolleranza” si liberò da ogni rapporto con la fede, facendogli così perdere il primitivo significato di “concessione” per fargli assumere la peculiarità di un diritto.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine etimologica della parola "tolleranza"?
- Come viene vista la tolleranza nella dottrina cristiana?
- Quali sono le motivazioni a favore della tolleranza secondo Erasmo da Rotterdam e Thomas More?
- Come si è evoluto il concetto di tolleranza in ambito politico?
- Qual è il contributo di Locke al concetto di tolleranza?
La parola "tolleranza" deriva dal latino "tolero", che significa "sopporto", indicando che si tratta di sopportare un "male" per necessità.
Nella dottrina cristiana, la tolleranza non è considerata una virtù in senso stretto, ma un atteggiamento negativo, poiché non si rivolge a un bene.
Le motivazioni sono che la persecuzione è contraria alla carità cristiana e che le divergenze religiose non riguardano le dottrine fondamentali del Cristianesimo.
Il concetto di tolleranza si è esteso in ambito politico quando la cittadinanza non si identificava più con una sola confessione religiosa, portando alla separazione tra Stato e Chiesa.
Locke ha sostenuto che lo Stato deve conservare i beni civili e non occuparsi della salvezza delle anime, mentre la Chiesa non ha giurisdizione sui beni civili, promuovendo la tolleranza come diritto.