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Concetti Chiave

  • Edith Stein, originaria di una famiglia ebraica, si è convertita al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo e fu vittima della Shoah, uccisa ad Auschwitz nel 1942.
  • La sua carriera accademica fu segnata dalla collaborazione con il filosofo Husserl, che le suggerì di esplorare il concetto di empatia per la sua tesi di laurea.
  • Stein si distinse per la sua riflessione sull'empatia, vista come un processo che coinvolge corpo, anima e spirito, e divisa in tre momenti distinti.
  • La conversione al cattolicesimo fu influenzata dalla lettura dell'autobiografia di santa Teresa d'Avila e portò Stein a vivere una vita di preghiera e insegnamento in scuole domenicane.
  • La sua concezione dell'empatia includeva l'idea di un arricchimento del proprio Io attraverso l'esperienza altrui, preservando l'unicità dell'individuo e distinguendolo dalla simpatia.

Indice

  1. La vita di Edith Stein
  2. Infanzia e istruzione
  3. Carriera accademica e conversione
  4. Impegno politico e religioso
  5. Persecuzione e martirio
  6. Contributo filosofico sull'empatia
  7. L'atto empatico secondo Stein
  8. Unicità e intersoggettività
  9. Momenti dell'empatia

La vita di Edith Stein

Edith Stein è stata una monaca cristiana, filosofa, vittima della Shoah.

Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall’adolescenza. Venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz dove, insieme alla sorella, nel 1942 venne trucidata.

Nel 1998 venne proclamata santa e l’anno successivo dichiarata patrona d’Europa da papa Giovanni Paolo II.

Infanzia e istruzione

Edith Stein nasce a Breslavia nel 1891 da una famiglia di origine ebraica.

Nel 1893 la sua famiglia si vide improvvisamente privata del capo famiglia, morto per insolazione. Fu, perciò, la madre a prendersi la briga di sfamare l'intera famiglia con le redine della sua azienda. Lei possedeva un'attività commerciale di legname e divenne una figura portante nella vita di Edith, che la ricorda come una donna instancabile e con un forte carattere.

Nel 1897 Edith cominciò la scuola, distinguendosi dagli altri per la sua intelligenza precoce. La sorella la definì addirittura: "straordinariamente pronta d'ingegno".

Tra i 15 e 16 anni prese la decisione di non frequentare più la scuola e trasferendosi ad Amburgo presso la sorella. Ma, ricredutasi riguardo il suo percorso scolastico, decise di intraprendere un esame da privatista per recuperare il tempo perduto e per potersi maturare.

Carriera accademica e conversione

proseguì gli studi nell'Università di Breslavia, ritrovandosi spesso ad essere l'unica ragazza in una classe esclusivamente di maschi.I professori si accorsero ben presto della sua intelligenza, ma Breslavia non risultò un luogo adatto per coltivare la sua conoscenza.

Attratta dalle teorie di Husserl, decise di intraprendere il percorso di studi presso l’Università di Gottinga. Nel 1913 giunge a Gottinga e si guadagna la stima di molti filosofi: Adolf Reinach e Max Scheler, anche lo stesso Husserl.

Husserl le suggerì di fare la tesi di laurea con lui, intraprendendo il tema dell’empatia. Un concetto che Husserl nelle sue teorie non aveva approfondito.

Nel 1914 le lezioni furono interrotte per via dell’inizio della guerra.

Così Edith decise di proporsi come infermiera volontaria ed essere mandata in prima linea, ma una terribile influenza glielo impedì.

Nel periodo della malattia poté finire di studiare per poi dare il suo ultimo esame in presenza di Husserl quando le università riaprirono. In seguito, tornò nuovamente al volontariato dove la guerra si accaniva con violenza.

Ritornata in patria riprese i contatti con Husserl e continuò a preparare la sua tesi di dottorato, che discusse con il massimo dei voti. Successivamente decise di seguire Husserl fino a Friburgo e le propose di diventare sua assistente. Ma nel 1918 rinunciò al suo incarico per dedicarsi alla propria carriera filosofica.

Impegno politico e religioso

Edith, a Friburgo, si impegnò nel Partito Democratico Tedesco a favore del diritto di voto alle donne e al ruolo nella società della donna.

Nonostante si fosse mostrata come atea, un avvenimento nel corso della sua vita e la lettura dell’autobiografia di santa Teresa d’Avila la spinsero a convertirsi al cattolicesimo. Battezzata nel 1922, andò ad insegnare in due scuole domenicane. La sua vita fu scandita da preghiera, insegnamento, vita comune con le allieve e studio personale.

Persecuzione e martirio

le leggi razziali la obbligarono a dimettersi nel 1933 dal suo lavoro di insegnante.

Il 12 aprile del 1933, dopo che Hitler si era oramai insidiato, Edith scrisse una lettera al papa in cui pregava quest’ultimo di smettere di tacere e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.

In un secondo momento realizzò anche il suo desiderio: quello di entrare a dar parte del monastero carmelitano a Colonia. Nel 1934 lo fece prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Per proteggerla dalla minaccia nazista, fu trasferita ad un convento nei Paesi Bassi ma neanche lì era pienamente al sicuro.

Nel 1942 la conferenza dei vescovi olandesi fece leggere in tutte le chiese del paese una lettera contro il razzismo nazista. In risposta, Hitler ordinò di arrestare tutti gli ebrei anche convertiti che fino a quel momento furono risparmiati.

Edith Stein e sua sorella Rose vennero catturate e internate nei campi di concentramento dove furono uccise nelle camere a gas il 9 agosto del 1942; i corpi di entrambe vennero poi bruciati nei forni crematori.

Contributo filosofico sull'empatia

Chiedendo al maestro Husserl di poter sostenere con lui la tesi di laurea, la Stein individua con immediatezza l’argomento: l’empatia.

Questo termine mancava di un’adeguata spiegazione contenutistica e di un’analisi che dimostrasse se era o meno il termine più appropriato per definire quella particolare modalità di conoscenza del vissuto dell’altro.

Il termine tedesco che Edith utilizza è Einfühlung. Anche Husserl lo utilizzo nelle Ricerche logiche ma non gli diede una spiegazione.

L'atto empatico secondo Stein

Edith Stein afferma che era necessario comprendere e conoscere la realtà che ci circonda in tutti i suoi fenomeni, cioè in tutte le sue forme in cui essa appare alla coscienza: tra questi fenomeni possono essere presenti anche i soggetti estranei a noi con le loro esperienze.

Se il soggetto è una persona, allora il suo vissuto può essere conosciuto mediante la comunicazione che esso fa di sé stesso all’altro.

Secondo la Stein l’atto empatico è un movimento più complesso del soggetto all’oggetto, che prevede però anche un movimento fondamentale di ritorno del soggetto verso sé stesso. A essere coinvolto nella conoscenza empatica è tutto l’essere della persona, nei suoi tre livelli di: corpo, anima e spirito.

Unicità e intersoggettività

L’essere umano è però assolutamente unico e irripetibile.

Questo lo consegna alla sua libertà di scelta: o si chiude nella prigione della propria unicità, comunque limitata, oppure si apre alla relazione con ogni altro essere umano vivendo atti empatici sempre più variati, che gli permettono di diventare veramente persona.

Per vivere un maturo atto empatico, è necessario che la persona abbia un’adeguata consapevolezza della propria identità e del proprio vissuto.

Quando si accosta all’altro, nel vissuto altrui riconosce qualcosa che egli stesso conosce per esperienza personale; contemporaneamente però l’altro ha un’assoluta unicità, quindi anche i suoi vissuti sono caratteristici.

Ciò che è simile permette il riconoscimento e una certa comprensione, ciò che è unico all’altro è ricchezza offerta in dono.

È sostanziale, però a questo punto, l’ultimo movimento che chiude l’atto empatico: la persona, infatti, a ritornare a sé stessa, ma arricchita dell’esperienza altrui, che permette la costruzione di un nuovo Io.

Questo ultimo movimento è indispensabile perché e quello che salvaguarda l’identità personale, l’unicità della persona; è esattamente questo il motivo per cui la Stein si dissocia dalle posizioni degli altri pensatori, i quali parlano di simpatia.

L’empatia è quel processo cognitivo che ci fa cogliere lo stato d’animo altrui ed è anche una forma di intuizione e l’unico processo che ci fa conoscere

l’intersoggettività.

Momenti dell'empatia

Edith Stein decide, anche, di dividere l’empatia in tre momenti:

1. Emersione del passato = lettura dell’espressione emotiva sul volto di qualcuno

2. Esplicitazione riempente = ci si immedesima con l’altra persona

3. Oggettivazione comprensiva = ci si deve distanziare dal suo stato d’animo tenendo sempre conto del suo dolore.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Edith Stein e quale fu il suo destino durante la Shoah?
  2. Edith Stein era una monaca cristiana e filosofa di origine ebraica, convertitasi al cattolicesimo. Fu arrestata dai nazisti nei Paesi Bassi e uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1942.

  3. Qual è stato il rapporto di Edith Stein con il filosofo Husserl?
  4. Edith Stein fu attratta dalle teorie di Husserl e studiò con lui a Gottinga, dove si guadagnò la stima di molti filosofi. Husserl le suggerì di fare la tesi di laurea sull'empatia, un concetto che lui stesso non aveva approfondito.

  5. Come avvenne la conversione di Edith Stein al cattolicesimo?
  6. Nonostante si fosse mostrata come atea, Edith Stein si convertì al cattolicesimo dopo aver letto l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Fu battezzata nel 1922 e iniziò a insegnare in scuole domenicane.

  7. Qual è il contributo di Edith Stein al concetto di empatia?
  8. Edith Stein approfondì il concetto di empatia, definendolo come un movimento complesso che coinvolge corpo, anima e spirito. Distinse l'empatia in tre momenti: emersione del passato, esplicitazione riempente e oggettivazione comprensiva.

  9. In che modo Edith Stein ha influenzato la comprensione dell'identità personale attraverso l'empatia?
  10. Edith Stein sosteneva che l'empatia permette di arricchire il proprio Io attraverso l'esperienza altrui, mantenendo però l'unicità e l'identità personale. Questo processo differisce dalla simpatia, poiché salvaguarda l'individualità.

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