Concetti Chiave
- Edgar Morin è un filosofo e sociologo francese noto per la sua analisi dell'epistemologia e il suo impegno nella riforma del pensiero, che ha attraversato un percorso intellettuale dal comunismo al socialismo.
- Morin propone una "riforma del pensiero" distinguendo tra civiltà e cultura, con l'obiettivo di integrare saperi frammentati e affrontare sfide culturali, civiche e sociologiche.
- La "politica della civiltà" di Morin mira a ristabilire solidarietà e responsabilità, promuovendo una simbiosi tra civiltà planetarie e una crescita qualitativa piuttosto che quantitativa.
- Morin sottolinea l'importanza di un'educazione transdisciplinare che abbraccia i "sette saperi", affrontando la complessità e promuovendo una cittadinanza terrestre.
- L'etica secondo Morin deve riconoscere la triplice realtà umana di individuo, società e specie, con obiettivi etico-politici che includono democrazia e comunità planetaria.
Morin è un filosofo e sociologo francese.
È noto soprattutto per l’approccio con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia.
Nasce nel 1921 in una famiglia ebrea, originaria di Livorno.
Indice
Primi anni e carriera militare
Si lega al socialismo ai tempi della Guerra civile spagnola e nel 1940 fugge a Tolosa quando i tedeschi invadono la Francia.
A Tolosa di dedica ad aiutare i rifugiati e ad approfondire il marxismo.
Nel 1942 ottiene una licenza in diritto e poco dopo entrerà a far parte della Resistenza come tenente delle forze combattenti.
Nel 1945 sposa Violette Chapellaubeau ed insieme si trasferiscono a Landau dove Morin diventa prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania e poi Capo dell'Ufficio Propaganda del governo militare francese.
L'anno dopo torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo però le attività nel partito comunista a cui aveva aderito nel 1941.
Transizione politica e opere
Per via delle sue posizione anti-staliniste, Morin comincerà ad allontanarsi dal partito fino al 1951 in cui venne definitivamente espulso. Si distacca così progressivamente dal comunismo per avvicinarsi al Partito Socialista francese.
Nel 1967 pubblica Métamorphose de Plozévet diventando uno dei primi saggi di etnologia sulla Francia contemporanea, ma questa unicità gli
portò delle conseguenze negative perché venne etichettato come eretico.
Nel 1968 Morin sostituisce Lefébvre (filosofo francese) all’Università di Nanterre e verrà, inoltre, coinvolto nelle rivolte studentesche di quel periodo. Decise, inoltre, di analizzare questi avvenimenti attraverso una serie di
articoli per Le Monde attraverso “La Comune studentesca” e “La révolution
sans visage”.
Nel 1969 Morin trascorre un anno in California, dove si fa coinvolgere negli studi di genetica iniziati con la scoperta del DNA.
Nel 1983 pubblica De la nature de l’URSS con cui approfondisce la sua analisi del comunismo sovietico.
Morin ha dedicato gran parte della sua opera ai problemi di una “riforma del pensiero”, affrontando le questioni alla base delle sue riflessioni sull’umanità e sul mondo.
È fondamentale, per Morin, la distinzione tra civiltà e cultura.
1. Cultura = è l’insieme delle credenze e dei valori di una determinata comunità
2. Civiltà = è il processo mediante il quale si trasmettono da una comunità all’altra
Sfide culturali e civiche
Morin sostiene che “la cultura, ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi”.
Il filosofo riconosce, difatti, le tre sfide:
- Sfida culturale = superamento della frammentazione del sapere
- Sfida civica = costituita dall’indebolimento della responsabilità
- Sfida sociologica = integrare la maggiore quantità di informazioni
L’indebolimento di una percezione globale conduce, appunto, all’indebolimento del senso di responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame con la propria città.
Riforma del pensiero
Secondo Morin è necessario raccogliere queste sfide attraverso la riforma dell’insegnamento e la riforma del pensiero. “È la riforma del pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza per rispondere a queste sfide…”.
Per spiegare questi concetti Morin richiama ciò che aveva pronunciato prima di lui Michel de Montaigne: “È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”.
Per Morin, una testa ben fatta consentirebbe di rispondere alle sfide della globalità e della complessità della vita quotidiana.
Essa è una riforma che deve ristabilire solidarietà e responsabilità e mirare a una simbiosi tra le diverse civiltà planetarie, raccogliendo il meglio di ciò che ciascuna ha da offrire. Deve infine abbandonare il perseguimento del di più a favore del meglio e abbandonare l’idea quantitativa di crescita generalizzata e adottarne una qualitativa.
Teoria della complessità
Morin parte dal pensiero di Marx, per cui la scuola ci deve far comprendere la complessità del mondo. Da qui nasce la cosiddetta teoria della complessità, da complexus (latino). La pedagogia deve proporre un’unione.
La cultura è un sistema complesso e non si può studiare solo un settore di quel sapere. Difatti, per Morin non è possibile proporre un sapere frammentario tra sapere scientifico e sapere umanistico.
- Sapere scientifico = settorializzazione
- Sapere umanistico = rimettere al centro i valori dell’uomo
È una società aperta a tutti in cui deve nascere un’idea di bene comune.
Rende gli uomini consapevoli di essere individui con la stessa sorte.
Morin privilegia la transdisciplinarietà che mette a confronto discipline che fa nascere nuovi dati.
Educazione e conoscenza
L’educazione viene organizzata in maniera, appunto, transdisciplinare attraverso i sette saperi:
1. La cecità della conoscenza: l'errore e l'illusione
Il primo dei sette saperi è quello di conoscere la conoscenza.
Morin, infatti, invita la scuola a potenziare nell’insegnamento lo studio dei caratteri mentali e culturali della conoscenza umana, dei suoi processi e delle sue propensioni naturali all’errore e all’illusione.
Morin esprime la sua diffidenza nei confronti della separazione delle discipline, sottolineando come una conoscenza specializzata ma frammentata rende spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e le totalità.
È necessario dunque promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e gli oggetti nei loro insieme.
Cittadinanza terrestre
Secondo Morin, l’educazione dovrebbe illustrare il destino della specie umana. Solo prendendo coscienza della condizione umana è possibile riconoscere l’unità e la complessità dell’essere umano.
Dal momento che il destino del pianeta riguarda tutti gli uomini, per Morin è fondamentale sottolineare quanto l’educazione possa dunque contribuire alla creazione di un’ipotetica cittadinanza terrestre.
Nel ventesimo secolo, alcune delle scienze (es. microfisica, cosmologia…) ci hanno mostrato che la conoscenza contiene incertezze che l’insegnamento dovrebbe considerare. Bisogna “apprendere a navigare in un oceano d’incertezze attraverso
arcipelaghi di certezza”. Educare a predisporre la mente ad aspettarsi l’inatteso per affrontare i rischi che le incertezze implicano.
È necessaria una riforma, un pensiero capace di non rinchiudersi nel particolare, ma capace di concepire gli insiemi e di favorire il senso della responsabilità e il senso della cittadinanza.
L’insegnamento deve far riconoscere la triplice realtà umana, in modo tale che l’etica si formi nelle menti a partire dalla coscienza che l’uomo è allo stesso tempo individuo, parte della società, parte di una specie.
Da qui nascono le due finalità etico-politiche:
- stabilire una relazione di reciproco controllo fra la società e gli individui attraverso la democrazia
- portare a compimento l’umanità come comunità planetaria
In fin dei conti, bisogna comprendere la nostra connessione con il mondo naturale, ma anche le nostre differenze, confrontarsi con le incertezze, essere consapevoli della complessità del reale. Essi sono, secondo il filosofo francese, solo alcuni dei punti che l’educazione del futuro dovrebbe considerare per contribuire alla creazione di un’ipotetica cittadinanza terrestre.
Domande da interrogazione
- Chi è Edgar Morin e quale è stato il suo percorso di vita?
- Quali sono le tre sfide identificate da Morin?
- Cosa intende Morin con "politica della civiltà"?
- Come Morin vede l'educazione e quali sono i suoi principi fondamentali?
- Qual è l'importanza dell'etica secondo Morin?
Edgar Morin è un filosofo e sociologo francese, nato nel 1921 in una famiglia ebrea. Ha partecipato alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale e ha avuto un percorso intellettuale che lo ha portato dal comunismo al socialismo, con un focus sull'epistemologia e la riforma del pensiero.
Morin identifica tre sfide principali: la sfida culturale, che riguarda il superamento della frammentazione del sapere; la sfida civica, legata all'indebolimento della responsabilità; e la sfida sociologica, che consiste nell'integrare una maggiore quantità di informazioni.
La "politica della civiltà" di Morin è una riforma che mira a ristabilire solidarietà e responsabilità, promuovendo una simbiosi tra le diverse civiltà planetarie e abbandonando l'idea di crescita quantitativa a favore di una crescita qualitativa.
Morin privilegia un'educazione transdisciplinare che affronta i sette saperi, tra cui la cecità della conoscenza e l'insegnamento della condizione umana. Sottolinea l'importanza di una conoscenza che coglie i problemi globali e promuove la cittadinanza terrestre.
Per Morin, l'etica deve riconoscere la triplice realtà umana: individuo, parte della società e parte di una specie. Le finalità etico-politiche includono il controllo reciproco tra società e individui attraverso la democrazia e il compimento dell'umanità come comunità planetaria.